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Aeham Ahamad. Taxi Damasco

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Aeham Ahmad alla seconda prova narrativa dopo il suo esordio (Il pianista di Yarmouk) insieme a Andreas Lukas ci offre questa opera lucida e lirica al contempo, capace di farci capire davvero cosa si prova a lasciare la propria terra, eppure al contempo esserne totalmente innamorati ma impossibilitati a poterci tornare. Taxi Damasco è un piccolo affresco di storie ma anche di passioni e speranze di un popolo in guerra.

Aeham Ahmad è prima ancora che scrittore un musicista. Appartiene alla minoranza palestinese in Siria, rifugiato con la sua famiglia a Yarmouk. Eppure ha iniziato a studiare piano a cinque anni a Damasco e solo nel 2015 si è trasferito a vivere in Germania. Una storia fortunata quella di Aeham Ahmad che attraverso la scrittura vuole ripagare il pegno di tanta fortuna dando vita al protagonista del romanzo Ahmed che fa il tassista a Damasco.

E’ così che Ahmed ci racconta le storie dei suoi clienti e di una Damasco assurda quasi spaccata a metà: quartieri dove la guerra sembra solo un avvertimento sordo come un tuono in lontananza e quartieri dove invece la guerra ha invaso e distrutto devastando quella normalità che è solo un lontano ricordo.

La guerra ci avverte Aeham Ahmad distrugge non solo le case ma anche i sentimenti delle persone. A poco a poco la guerra “normalizza” quel desiderio, quella speranza che è alla base di ogni sentimento umano da ogni parte del globo … dare amore e riuscire a riceverne. Invece la guerra sia per coloro che la fanno che per coloro che la subiscono fa crescere un sentimento strano che non è aridità di cuore ma indifferenza. Si è focalizzati a sopravvivere, si vive sulle forze e tutto il resto diventa secondario, apparente superfluo e nessuno ha voglia di ascoltare le storie degli altri.

Invece Ahmed con il suo taxi, in giro per la capitale siriana ha il dono di saper ascoltare. Sul suo taxi giallo incontriamo russi arroganti, artisti che difficilmente potranno pagarsi la corsa, impiegati dello Stato ma anche ex prigionieri sopravvissuti alle torture … e Ahmed ascolta le loro storie e cerca di sentire se nei loro cuori c’è ancora musica; Ahmed sorride alla musica quanto la ode perché non c’è speranza senza una partitura di musica.

La speranza è fatta di ali che tramutano il sogno in una piccola verità … la verità di chi non è potuto fuggire o di chi è voluto rimanere, una piccola verità che non è solo sopravvivenza ma resistenza quella resistenza con la R maiuscola che fa di piccole storie la grande Storia di un Paese così tanto diverso, così a volte, oggi sempre di più, simile a noi.

E poi ci sono i bambini, orfani con i genitori sepolti sotto le macerie. Bambini che vagano, piccoli animaletti che sniffano colla … ladruncoli bambini di cinque, sette anni … e allora viene da pensare a Dio al dio di tutte le religioni che ci ricorda mai toccare i bambini perché i bambini sono la salvezza, sono lo specchio del sorriso di Dio. E se al Dio di tutte le religioni gli spegni il sorriso non c’è salvezza e non c’è perdono.

Maria Caterina Prezioso

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Taxi Damasco/Aeham Ahamad con Andreas Lukas/La nave di Teseo/traduzione Francesca Gabelli/ 216 pagine /20,00 euro

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