Sono gli anni ’20 del secolo scorso. E’ finita la guerra e vogliamo dimenticare. Via la tragedia, le lacrime, la paura. Scot Joplin siede al pianoforte e va di ragtime. Il piede segue questo ritmo che cammina, non lento, non veloce, guardandosi intorno con un mezzo sorriso.
La sigaretta col bocchino, capelli a caschetto e nel cerchietto una piuma. Gonne, stole, e vestiti con tintinnio.
Completo, gilet e scarpa bicolore. Orologio a catena e cappello sopra lo sguardo da Grande Gatsby.
Vogliamo tornare a vivere senza intralci. Via gli spigoli dai mobili, facciamoli morbidi, tondeggianti, simmetrici, linee semplici ed eleganti e poi lucidare fino a specchiarci.
Passano cent’anni. Sono gli anni ’20 di questo secolo qua. Guerre finite e guerre in corso. Nel ‘900 è successo di tutto ma, come affermò Lavoisier, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Rotte dalla Siria, Francia e Italia si riuniscono in Palazzo Calabritto, a Napoli. Qui Alberta Saladino si dedica all’antiquariato del ‘900, insegue visioni e crea atmosfere esponendo gli oggetti che ha scelto, dando vita così agli spazi che battezza Espirit Nouveau.
Nell’acquistare dei divani viene costretta a prendere dei grandi mobili Art Dèco che, nonostante la loro bellezza, sono destinati al macero. Il tempo è passato e sono mutati gli usi, i gusti, gli spazi a disposizione.
Nel ’20 si sparge sul pianeta una pandemia ma Alberta è napoletana: non si arrende all’immobilità di tanatos che si aggira. Art Dèco sono questi mobili e questo stile è ritmo, è jazz. Chiama il suo amico, nonché uno degli artisti contemporanei che più stima, Michele Iodice e gli dà carta bianca per trasformarli.
Trasformare. Andare oltre la forma. Vivere è cambiare, in qualsiasi vecchia foto lo vedrai, diceva un tango. Dare una seconda (terza, quarta) opportunità. Improvvisare. Creare nuovi punti di unione e cercare la stabilità in quello che stabilità non ha.
Hanno i mobili e le idee. Chiamano allora gli artigiani. Botteghe pronte a chiudere per la pandemia tornano a vivere. Le mani degli ultimi testimoni di un sapere che si tramanda dal ‘500 tornano a muoversi, fedeli alle tecniche tradizionali del restauro che prevedono l’utilizzo di colla di pesce e pulitura delle superfici a spirito e gommalacca, con l’aggiunta di gomito di polso.
Sotto la guida di Michele Iodice hanno lavorato i mobili. Li hanno scomposti e ricomposti, introducendo elementi in linea con la loro eleganza e il loro spirito originale ma dirompenti nella loro originalità, che catturano l’attenzione e scherzano a volte con la realtà. Sono nove e insieme si chiamano TRASFROMATIO. A ritmo di ragtime sono arrivati a Milano e si trovano da ISAIA perché possiamo passare a trovarli.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma e ci accompagna, a noi che siamo sempre diversi e sempre gli stessi attraverso i secoli, che in cuore attendiamo sempre la fine delle guerre per scoppiare a vivere, belli nella moda che ci si adisce, in una festa in un palazzo napoletano, ballando senza paura di urtare gli spigoli.
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Alberta Saladino e Michele Iodice
TRASFORMATIO. Design non convenzionale
14 – 23 aprile 2023
c/o ISAIA
Via Pietro Verri, 8
Milano
*L’esposizione fa parte del Fuorisalone 2023 e sarà visibile in boutique fino al 26 maggio.