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Alberto Pellai. Allenare alla vita

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Perché oggi appare così difficile affrontare la sfide associate alla crescita? Alberto Pellai prova a spiegarlo in questo libro che mescola approccio narrativo e divulgazione pedagogica in un momento storico in cui , tra le tante emergenze che stiamo vivendo , quella educativa è sicuramente una delle più preoccupanti. Risulta assolutamente necessario, oggi, definire o ridefinire aspetti su cui focalizzare l’attenzione e la responsabilità della comunità educante perché possa giocare un ruolo attivo nel processo formativo delle giovani generazioni. Con l’immediatezza e la limpidezza della sua scrittura, l’autore risponde ad un comune bisogno di comprendere da cosa derivi quel diffuso senso di inadeguatezza che ci pervade nel disorientamento di questo tempo spaventosamente difficile .C’è un vuoto di parole, un bisogno di ridefinizione di quegli strumenti che ci possono aiutare a riempirlo, scongiurando il rischio più frequente per noi adulti : la definitiva perdita dell’autorevolezza affettiva ed educativa .

La genitorialità, afferma Pellai che ha maturato lunga e consolidata esperienza come studioso, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, ha assunto oggi le stesse fragilità dell’ adolescenza, le stesse modalità conflittuali di chi ancora adulto non è e la certezza che la sua missione primaria sia la costruzione della felicità dell’essere umano che ha messo al mondo. In realtà il genitore è tenuto ad accompagnare e sostenere, non a “pilotare” il progetto di vita dei propri figli e la loro autorealizzazione, superando quel profondo senso di frustrazione quando si trovano in una “zona di fatica”, di ragionevole rischio , magari anche in situazioni dolorose ma necessarie ed utili alla loro crescita.

La gratificazione istantanea, la soddisfazione immediata, il “qui e ora”, il “tutto e subito” sono i peggiori nemici della crescita e aumentano il pericoloso rischio di dare più valore al traguardo che al percorso. Non è sempre necessario essere il “numero uno”! Avere a disposizione supporti elettronici, digitali, informatici spinge ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo e a percepire come inutile e superfluo l’apprendimento di ciò che invece risulta essenziale allo sviluppo di alcune funzioni cognitive. Tra le varie esemplificazioni di Pellai, trovo particolarmente interessanti , da docente che ha seguito l’evoluzione del sistema scolastico e delle proliferanti pratiche educative dell’ultimo trentennio, le sue considerazioni sull’ uso del registro elettronico e di funzioni come classroom che annullano completamente lo sviluppo di alcune facoltà intellettive dello studente. Infatti, è opportuno ricordare a tutti gli accaniti sostenitori della “ corsa tecnologica “ e nuove “sfide digitali “ che mentre il docente fornisce appunti o detta l’assegno, (anziché ricopiare qualche rigo su classroom), nel cervello dello studente si attivano molte aree corticali associate a memorie differenti: quella grafo-motoria (che scrive ciò che viene dettato), quella uditiva (che ascolta le parole dell’insegnante), quella cognitiva (che cerca di comprendere il significato di ciò che deve essere trascritto) e quella visiva (che osserva le parole che vengono tracciate sul foglio con la penna). Si tratta di aree corticali che vengono accese simultaneamente dallo stesso stimolo e che si connettono tra loro rendendo il dato comunicato in classe.

Ogni informazione viene infatti depositata ed organizzata in punti differenti della mente; pertanto, scrivere un compito sul diario o prendere appunti durante una lezione, non significa semplicemente riportare informazioni sull’ormai vituperato “quaderno di carta” ma comporta depositarlo a più livelli e in più aree del proprio funzionamento mentale.

Non si tratta di un nostalgico ritorno al vecchio caro diario o di demonizzazione delle nuove tecnologie, ma bisogna tener presenti i rischi concreti di riduzione progressiva delle funzioni cognitive dei nostri ragazzi quando si hanno a disposizione delle app che lavorano per loro. Non sono punti di vista pro o contro l’avanzare del digitale, sono chiari ed esaurienti risultati di studi e ricerche .

Pellai riporta, a questo proposito, anche un fondamentale passaggio contenuto nel noto saggio dello psichiatra Manfred Spitzer, Solitudine digitale: Le tecnologie informatiche digitali distraggono e compromettono la concentrazione e l’attenzione. Ostacolano i processi formativi, invece di agevolarli come spesso si afferma. A tal riguardo gli studi sull’introduzione dei computer a lezione sono deludenti o addirittura imbarazzanti e non giustificano in alcun modo gli investimenti sulle tecnologie informatiche digitali. Anche le ulteriori argomentazioni a sostegno di tali investimenti – trasmissione di competenze mediatiche e garanzia di pari opportunità per i bambini di classi sociali svantaggiate – non trovano alcun fondamento empirico nei dati raccolti. Al contrario i computer accentuano le differenze tra ricchi e poveri nell’ambito dell’istruzione .

Forse è giunto il tempo di invertire la rotta? Di preservare da danni irreparabili il futuro dei nativi o “natanti” digitali? I continui stimoli provenienti da un mondo che non si spegne mai e che alza sempre l’asticella dell’attrattività, della desiderabilità e della gratificazione istantanea che è in grado di offrire, rende il cervello dei nostri ragazzi totalmente incapace ad affrontare qualsiasi forma di insoddisfazione e/o di frustrazione. L’immersione continua nel mondo virtuale, inoltre, allontana dal principio di realtà e risulta estremamente pericoloso perché diventa impossibile distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, con una perdita del senso di distanza dello sguardo, della contraddizione che è propria della realtà.

Non bisogna sottovalutare o trascurare, inoltre, ciò che oggi rappresenta quell’ esosistema (teoria ecologica di Bronfenbrenner ) di influenza sociale che determina in modo più o meno diretto, le scelte attitudinali e comportamentali. Oggi gli influencer rappresentano i nuovi pedagogisti in una società dei consumi che in loro vede dei guru, testimoni e testimonial dei nuovi valori ai quali i giovanissimi dovrebbero ispirare la propria crescita. C’è un mondo parallelo, dunque, che vive dentro gli smartphone sui quali i nostri ragazzi digitano compulsivamente all’interno delle loro stanze. Un mondo di cui noi ignoriamo tutto.

Ripartendo da dove ci siamo persi, quali sono allora le direzioni auspicabili in un mondo dove la confusione regna sovrana? Tra i dieci suggerimenti pratici per riaffermare il ruolo educativo dell’adulto c’è la rigenerazione delle alleanze, la necessità di “fare squadra” per consentire all’adolescente l’allenamento alla vita, ossia la capacità di trovare un proprio modo per fronteggiare l’imperfezione del sistema. Importante per la crescita è oggi favorire quel fondamentale bisogno di appartenenza che ci fa passare dall’Io al Noi, allontanando il rischio di trasformare l’altro in un ingombro, in un disturbo, in un pericoloso intralcio alla costruzione del futuro. Riempire il vuoto interiore , specie quello etico e morale , educare la sensibilità tutelando il loro apparato emotivo evitando, ad esempio, l’esposizione al turpiloquio. Una delle attenzioni educative più importanti è coltivare quei valori sui quali si costruiscono convivenza civile , relazioni interpersonali, rapportotra i sessi .

La voce di Pellai, nello scenario della pedagogia attuale, ci parla di educazione non come un campo riservato agli addetti ai lavori, a specialisti e super specialisti di progettazione, di curricoli, di competenze, ma come uno strumento utile a tutti gli adulti per definire o meglio ridefinire la responsabilità di risposta concreta in un processo circolare in cui ciascuno è per l’altro, in qualunque contesto, (quindi non solo nella scuola!) insegnante ed allievo.

Rossella Nicolò

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