Imprescindibile Aldo. Nasce dal parto divinatorio tra un chimico e una pittrice, sintesi alchemica di una vita già indirizzata e mai scontata. Laureatosi in Architettura al Politecnico (1938) entra in contatto con la crème della Milano sulla via della rinascita: design (Leonardo Sinisgalli, Bruno Munari), cultura e cinematografia (Alberto Lattuada), cartoonismo (Saul Steinberg). Se stazioni in un albergo popolato da Mostri, vivi per rintuzzarne le fondamenta oppure smarrisci i sensi tra i sentieri della propaganda industriale. Lui non scelse mai davvero di essere, lui scelse il marginale in un compendio solido di miscele concrete sfidate dalla curiosità. Un suo amico disse di lui: «Buzzi aveva un debole per quasi tutto» e il tutto risiedeva in lui.
Come trovarsi e ritrovarsi in un formicaio di idee, intuizioni, sceneggiature, personalità contagiose, frenesia post-bellica e dissonanze, senza perdere la connessione col tutto. Quel tutto che lo ha reso partecipe di una miriade di storie, viaggi e incontri col destino definiti da una personalità schietta e sorprendentemente autentica. «Era il tipo di scrittore che, mentre leggi i suoi libri, stai sviluppando in qualche modo un rapporto personale», ha detto lo scrittore James Marcus che ha lavorato come traduttore per Buzzi e Steinberg. Direttore artistico e costumista di Variety Lights (1950), una collaborazione dei registi Lattuada e Fellini. La sorella Bianca (di Lattuada) è stata la sua compagna per oltre 50 anni. La fama la raggiunge in età avanzata perché la fame per i contenuti esperienziali prendeva sempre il sopravvento: «Di solito uno non dice di voler fare il caporale ma il generale di corpo d’armata: io no, io preferisco fare l’aiutante».
Per la prima volta (grazie a La Nave di Teseo) tutti i suoi scritti si riuniscono qui in un’unica raccolta fondante, essenziale e carica di imprevedibilità funambolica. Taccuino dell’aiuto-regista, Piccolo diario americano, Čechov a Sondrio e altri viaggi, L’uovo alla kok, Un debole per quasi tutto, Parliamo d’altro e vari scritti apparsi tra il 1938 e il 1974. Viaggi luoghi persone e stati d’animo, cinema letteratura gastronomia, un autentico calpestatore di polvere e gloria. Si perdeva nei frammenti – dice di lui Antonio Gnoli nell’introduzione –, si ritrovava non appena un’apparente insignificante frammento gli stimolasse una deviazione – dico io. Le pagine del Taccuino dell’aiuto-regista sono la riproduzione anastatica della prima edizione impaginata da Bruno Munari e pubblicata nel luglio del 1944 per i tipi della casa editrice Hoepli. Una perla di rara bellezza che vale l’intera ripubblicazione.
Scelgo questo breve estratto dal libro, la nota di Paolo Mereghetti.
«A Buzzi non interessa insegnare i trucchi del mestiere a una generazione di tecnici che si affacciano alla professione, ma piuttosto trasmettere un po’ del proprio gusto e della propria leggerezza – in una noterella scrive: “È certo che siamo molto sensibili alla leggerezza. La ritroviamo nei nostri autori preferiti (Neutra, Mansfield, Sinisgalli…). Il peso opprime”. Lo sintetizza perfettamente nel capitoletto dedicato al colore, che in quegli anni Quaranta cominciava a essere usato con sempre maggior frequenza: “Quando sarà evidente” scrive, “che un film può essere a colori anche se molti colori sono assenti (come mancano nella mietitura di Van Gogh) e che può bastare un paio di pantofole rosse a colorare un film, il Colore potrà uscire solo di casa e entrare in società dove sarà certamente ben accolto”. Per concludere che la piena accettazione del colore al cinema si potrà dire effettuata solo “quando lo spettatore non si accorgerà di vedere un film a colori”. Non sembra già di leggere quell’invito – parliamo d’altro – con cui sessant’anni dopo Aldo Buzzi intitolerà un suo delizioso libretto?»
Pace all’anima di Buzzi, mi perdonerà per aver accompagnato questo quadretto tra note morriconiane sintesi di gloria malinconica. Grazie Aldo.
Samuel Chamey
Recensione al libro Tutte le opere di Aldo Buzzi, La Nave di Teseo, a cura di Gabriele Gimmelli, disegni di Saul Steinberg, introduzione di Antonio Gnoli, 2020, pagg. 598, euro 35.