Nel 1925, all’età di trentuno anni e sette anni prima della pubblicazione di Brave New World, lo scrittore inglese Aldous Huxley si avventurò in India come prima tappa di un tour globale che lo avrebbe portato con la moglie in luoghi come Giappone, Cina, Birmania e America. Il loro viaggio sarà in seguito documentato nel suo libro Jesting Pilate: Il diario di un viaggio. Huxley scrisse questa pagina il 24 novembre di quell’anno, giorno in cui aveva visitato lo straordinario Mehrangarh Fort di Jodhpur.
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[24 novembre 1925]
Stando sui bastioni del forte di Jodhpur – al livello delle più alti voli degli avvoltoi, i cui nidi si trovano sulle sporgenze dei precipizi sotto le mura – si guarda ai tetti della città, centinaia di metri più in basso. E ogni rumore proveniente dalle strade e dalle case arriva, attenuato ma incredibilmente definito e chiaro, un coro moltitudinario, nel quale, tuttavia, si possono distinguere tutti i suoni distinti: pianti e risate, discorsi articolati, ragli, muggiti e belati, lo scricchiolio e il rombo delle ruote, il rauco fischio di una conchiglia, il pulsare dei tamburi. Mi sono trovato su luoghi elevati sopra molte città, ma mai su uno da cui i suoni separati che compongono il grande contrappunto del ruggito di una città potessero essere uditi così chiaramente, così precisamente vagliati dall’orecchio in ascolto. Dai bastioni del forte di Jodhpur si sente come gli dei devono sentire dal loro Olimpo – gli dei ai quali ogni singola parola pronunciata nel mondo sottostante, innumerevolmente popolato, arriva distinta e individuale per essere registrata nei libri dell’onniscienza.