Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

Alessandra Celletti inedita. La libertà di Erik Satie

Home / In Primo Piano / Alessandra Celletti inedita. La libertà di Erik Satie

Erik Satie, compositore dalla figura poliedrica quanto difficilmente catalogabile, fece confluire nella sua arte gli influssi del surrealismo e del dadaismo, sconfinando anche in altri campi, come il teatro, il cinema e la letteratura, come testimoniato in quest’ultimo caso dal volume Quaderni di un mammifero, edito da Adelphi. Da lungo tempo, la pianista Alessandra Celletti si misura con la musica di Satie, con il quale ha stabilito un rapporto profondo e quasi “simbiotico”. Ed è proprio di questo rapporto che Alessandra Celletti parla in questo testo regalato a Satisfiction.

#

Il mio rapporto con Erik Satie è qualcosa di unico, quasi simbiotico, un legame profondo che sfida i confini del tempo e dello spazio. È stato il mio primo grande amore musicale, e da allora la sua presenza non mi ha mai lasciato. Non c’è un concerto in cui non suono almeno una sua composizione, fosse anche solo come “bis”. Avevo 11 anni ed ero al primo anno di conservatorio quando lo conobbi per “punizione”. Non amavo molto studiare le scale e fare gli esercizi, e così la mia insegnante, per punirmi, mi affidò per il saggio di fine anno un autore “minore”. Gli altri allievi del corso avrebbero interpretato pagine semplici ma prestigiose di Chopin o Mozart—io, invece, qualche estratto da “Parade” di questo francese di poco conto: Erik Satie. Da allora, per me le punizioni sono diventate qualcosa di molto interessante se non addirittura divertente. Ciò che mi ha colpito subito di Satie è la sua leggerezza profonda o, per dirla alla rovescia, la sua profondità leggera. Una contraddizione solo apparente, che nella sua arte si fa strada in modo magico. Le sue composizioni, spesso semplici all’apparenza, nascondono una complessità emotiva e intellettuale che non smette mai di sorprendermi.

Ogni volta che interpreto le sue opere, mi sembra di dialogare con lui, di scoprire qualcosa di nuovo, di vedere il mondo attraverso i suoi occhi. Amo il suo essere un provocatore, la sua ironia sottile e disarmante. C’è una vena giocosa nelle sue opere che mi affascina profondamente. Erik Satie era un maestro nel sorprendere, nel rompere le convenzioni, nel giocare con le parole e con le note. Non a caso John Cage, il mio secondo grande amore,  lo definì “indispensabile”. La sua “libertà” mi ispira ogni giorno, mi ricorda che l’arte non è mai rigida, che c’è sempre spazio per l’immaginazione, per il sorriso, per il gioco. E poi c’è il suo essere enigmatico, quel fascino misterioso che lascia all’interprete infinite possibilità. La sua musica non è mai univoca, non impone mai un significato preciso, ma apre mondi, suggerisce, invita a esplorare.

Satie lascia a chi lo interpreta la possibilità di raccontare una storia unica, personale, diversa ogni volta. Quando suono le sue opere, mi sento come se stessi camminando su un filo sospeso, in equilibrio tra la mia immaginazione e la sua genialità. Lui è sempre lì, con quel sorriso ironico e un po’ misterioso, a guidarmi senza mai impormi una direzione. Il mio primo CD autoprodotto, nel lontano 1995, era dedicato a tre autori francesi che sono sempre nel mio cuore: Debussy, Ravel e naturalmente Satie. Questo album è stato davvero fortunato e mi ha aperto le porte di un percorso musicale bellissimo e originale. Erik Satie non è solo un compositore per me. È un compagno di viaggio, una guida, una fonte inesauribile di ispirazione. Mi insegna a vedere il mondo con occhi nuovi, a cercare la bellezza nell’inaspettato, a non avere paura di essere diversa. Quando compongo spesso mi sembra di sentire la sua voce che mi sussurra all’orecchio. In lui trovo la conferma che la musica è un linguaggio senza confini, un luogo dove è possibile essere se stessi e, allo stesso tempo, scoprire infinite nuove versioni di sé. 

Alessandra Celletti

Click to listen highlighted text!