C’è uno stradone a cui una poiana immobile, che si alza in volo raramente, fa da sentinella, e sullo stradone si affacciano poche case: è il viale alberato che sale verso il santuario di Santa Maria delle Stelle. Fuori da una di queste case ci sono due ciliegi e c’è una quercia a cui si è impiccato un uomo quando il figlio aveva solo otto anni. E’ stato lui a trovare il padre attaccato con la corda al ramo, lì appeso. Damiano non aveva parlato per tre mesi e poi più nulla era stato uguale a prima. Erano arrivate le crisi, le stranezze, per un po’ aveva visto delle facce nei tronchi degli alberi. Si buttava a terra, urlava e dovevano tenerlo fermo in diversi per calmarlo. “Lì c’è qualcosa che non va” – diceva la gente e a scuola i compagni un giorno avevano scritto dietro alla porta dei bagni “Damiano Psyco Bacciardi”. Ecco, è lui, Damiano Bacciardi, l’adolescente “strano”, protagonista indiscusso del nuovo romanzo di Alessio Torino dal titolo Al centro del mondo (Mondadori), un ragazzo scosso da accessi violenti, caratterizzato da una “sensibilità” altra che fa sì che senta il volo delle rondini, il brusio delle api e il “male degli uomini”. La storia è ambientata nella provincia marchigiana ma di provincia ha ben poco; l’autore infatti collocando la narrazione in un piccolo posto nel mondo nel cuore delle colline marchigiane, racconta vicende che partecipano di un respiro universale dove il mistero e la natura svolgono un ruolo preponderante in una storia stra-ordinaria e meravigliosa in cui si racconta come il “male degli uomini” scaturisca troppo spesso da una mancanza di ascolto, dove il combattimento di ciascuno è metafora di una battaglia più grande che vuole ribadire il concetto di resistenza. Resistenza alle offese, alle ingiustizie, a tutto quanto ferisce nell’anima, nell’intento di conservare quella memoria antica che ci definisce e in qualche modo protegge dall’ignoto, da ciò che è visto come temibile. Damiano sa che deve difendere il suo mondo, Villa la Croce (ribattezzata dagli abitanti del borgo poco distante “Villa dei Matti”) deve proteggerla dalla vendita, da gente estranea che nulla ha a che vedere con quei luoghi e i suoi ricordi fatti di amarezze ma anche di struggente bellezza. Fatti di “dolcezze”. Villa la Croce è stata abbandonata da tutti negli anni, anche da sua madre Miruna, ma lui, Damiano, è rimasto lì insieme a Zio Vince detto “Gorilla”, al Nonno (che parlava del Demonio che a suo dire si era già rivelato sotto Napoleone) e soprattutto alla amatissima Nonna Adele. I Bacciardi sono rimasti lì con le loro api a fare il miele, la “manna”, un nettare afrodisiaco conosciuto da tutti perché si diceva facesse ingravidare le donne. E allora di fronte alla prospettiva sempre più concreta della vendita, Damiano diventa alfiere del bene contro quella gente “straniera”, quei “diavoli” che vorrebbe ribaltare la prospettiva del suo mondo. Un libro, questo di Alessio Torino, a dir poco affascinante, scritto con un ritmo che perfettamente si accorda a quello della natura, dello scorrere delle stagioni, in uno stile del tutto riconoscibile e ci ricorda l’importanza dei luoghi e delle origini che determinano chi siamo.
Silvia Castellani
Recensione al romanzo Al centro del mondo di Alessio Torino, Mondadori, 2020, pagg. 262, euro 18,50.