Yukio Mishima e la bellezza assoluta: lo scrittore giapponese era “ossessionato” dalla purezza, dall’azione, dalla cura del corpo e dal rapporto tra eros e morte. I riflessi di queste che saranno le linee guida – intese nel senso più alto del termine – per Mishima, riecheggiano in Mishima. Martire della bellezza, pubblicato da Alcatraz in edizione limitata a cura di Alex Pietrogiacomi.
Il volumetto ha il pregio di ricostruire il profilo e il pensiero di Mishima attraverso il recupero ragionato delle sue parole, declinate attraverso citazioni, pensieri, aforismi e brani che confluiscono in un illuminante percorso di scoperta.
Il libro, dunque, rappresenta una sorta di “manuale” poetico e intellettuale, che si dipana attraverso i sentimenti più profondi di Mishima: dall’avversione per il materialismo alla letteratura intesa come “strumento” sulla via di un possibile trascendimento, dalla necessità del gesto muscolare all’ascesi contrapposta a un’era che aveva tragicamente tradito l’assoluto.
Come ricordato dallo stesso Pietrogacomi, Mishima volle indossare i panni di un antico samurai e di un San Sebastiano trafitto dagli strali della società al tramonto.
In questa veste, pagina dopo pagina, il volume segue l’intero percorso intellettuale e spirituale di Mishima, a cui lo stesso scrittore pose fine con il suicidio rituale del 25 novembre 1970, quando si tolse la vita tramite seppuku assistito dal suo discepolo Masakatsu Morita.
Paolo Melissi
Recensione al libro Mishima. Martire della bellezza di Alex Pietrogiacomi, Agenzia Alcatraz 2020, pagg. 160, € 12