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Alfredo Palomba. Il cuore dell’uragano. Lettera a un ministro dell’istruzione sulla scuola che meritiamo

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Fatico a mettere assieme le parole per questa recensione mentre fuori non smette di piovere.

La mia città e le zone limitrofe sono vittima dell’ennesimo allagamento. Dal cellulare giungono messaggi di amici che devono sbaraccare i mobili della cantina, altri già camminano in mezzo metro di fango, un collega che abita nell’appennino bolognese si è ritrovato con la macchina sfasciata da un bidone portato dalla corrente e non ci si può, non ci si deve lamentare, perché nelle zone maggiormente colpite i danni sono ben più preoccupanti di qualche mobile impregnato d’acqua.

Quindi si sta zitti e si cerca di andare avanti.

Eppure, ogni anno.

Ogni anno.

Cito questa sciagura climatica non a caso mentre ripenso alle ultime pagine presenti nel libro di Alfredo Palomba, Il cuore dell’uragano. Lettera a un ministro dell’istruzione sulla scuola che meritiamo, saggio atipico, corposo e coraggioso che è un po’ diario, un po’ appello alle istituzioni, un po’ tranche de vie in diretta dai banchi di scuola.

È proprio nelle pagine del capitolo intitolato Siamo tutti qui che Alfredo racconta della sua esperienza personale durante l’alluvione che l’anno addietro ha colpito le zone del cesenate. Ricordo bene quelle immagini: gli stivali inzaccherati, le carriole colme di macerie ma anche i sorrisi dei ragazzi tutti, le maniche arrotolate, le vanghe alzate per ripare al danno e provo un brivido mentre rileggo queste parole: è tutto così simile, troppo simile a ciò che sta accadendo oggi, in questo momento, a pochi chilometri dal punto in cui scrivo e mi domando se davvero non sia possibile, nel 2024, interrompere questo circolo vizioso di esondazioni e sconfitte.

Per raccontare la sua esperienza di insegnante precario tra i banchi dell’istituto dove insegna, Alfredo si avvale della figura simbolica dell’uragano, un mostro di natura non troppo dissimile all’inondazione che ci sta affliggendo proprio in questi giorni e lo fa perché anche all’interno di questa tempesta perfetta risiede “un punto di osservazione privilegiato”: il più centrale, il più ostico da raggiungere ma da cui si può osservare tutta la potenza distruttiva, sentirne il battito vitale e, magari, provare a comprenderne la furia.

Muovendosi come un funambolo in bilico tra episodi di riscatto umano e frustranti batoste, l’autore, attraverso trecento pagine colme di vissuto personale, ci invita a prender posto nei banchi della sua classe, raccontandoci esperienze che ben poco hanno a che spartire con le bucoliche/utopiche atmosfere di classici evangelizzati come il pluricitato Cuore di De Amicis, facendoci toccare con mano la difficoltà del mestiere, ogni singola barriera umana, burocratica o logistica che il personale scolastico è chiamato ad abbattere ogni mattina, allo squillo della campanella.

Quella che Palomba ci sbatte davanti è dunque una quotidianità fatta di situazioni borderline: famiglie ridotte al lastrico, nuclei scomposti di genitori assenti o, ancor peggio, violenti, abusanti, ostracizzanti. Un ping pong tra casa e istituzioni che, nei casi peggiori, può degenerare nell’uso di terapie farmacologiche atte a “spegnere” i ragazzi, riducendoli a zombie inermi pur di sedarne le crisi, insegnanti di sostegno e assistenti sociali incapaci di fornire un reale supporto all’esterno del circuito didattico e colleghi spesso impreparati o demotivati a cui l’autore non fa sconti di nessun tipo. Episodi raccontati attraverso nomi fittizi (tragicomico e indimenticabile il siparietto dedicato a tale Costanzo Dodaro) di docenti dalle convinzioni e comportamenti che oggi definiremo nel migliore dei casi “cringe”, anacronistici ma soprattutto inadeguati, se rapportati a studenti la cui umanità e maturità spesso supera di gran lunga chi sta dal lato opposto dell’aula.

Affrontando temi urgenti come il burnout degli insegnanti (l’esaurimento nervoso della povera collega Benassi, su tutti), la crisi delle strutture scolastiche e la necessità di un supporto psicologico e linguistico per gli alunni più fragili, l’autore mostra un aspetto dell’uragano che spesso rischia di passare in secondo piano da chi è esterno all’ambiente. Tuttavia, ciò che rende il libro particolarmente prezioso e aperto a ogni tipo di lettore è la sua capacità di far emergere la profonda umanità intrinseca, in lotta contro un sistema troppo spesso ostile, ostacolato dalla sua stessa infrastruttura burocratica, che sminuisce e demotiva l’operato delle figure che vi operano al suo interno.

Attraverso spaccati di grande emotività (fidatevi di chi scrive: impossibile dimenticare Yonathan e il suo disegno), mettendosi in gioco in prima persona, (raccontando anche parte della sua esperienza giovanile, tutt’altro che immacolata), l’autore ci invita a riflettere sulla vera funzione della scuola, non come istituzione che deve solo “preparare al lavoro”, ma come luogo di crescita umana, scoperta e continuo scambio culturale.

Nonostante le difficoltà, Palomba non rinuncia quindi a una visione di speranza, forse ingenua, forse utopica, di certo necessaria: la scuola, infatti, è sempre vista come un laboratorio del futuro, capace di trasformare le macerie in risorse e di far emergere talenti e competenze nascoste. Ed è proprio da questo stesso spirito propositivo e da una domanda che ritorna più volte nel testo (sto facendo la cosa giusta?) che ci si ritrova attraversati a libro concluso: alunni, docenti, persone tutte.

Fuori non smette di piovere, dicono andrà avanti per giorni eppure, all’interno dell’uragano, non smette di pulsare una fiamma vibrante quanto quella che erano chiamati a proteggere e custodire i protagonisti del romanzo di McCarthy a cui l’autore è tanto affezionato.

Un fuoco che che stimola all’azione ancor prima della riflessione, che rischiara “l’ora più buia”, che trasforma un docente in un “buon docente” e un semplice alunno in un ragazzo dal “cuore buono”, ultimo baluardo di un’umanità che non può ridursi a sole scartoffie, crocette, graduatorie, fredda cenere.

Stefano Bonazzi

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Il cuore dell’uragano. Lettera a un ministro dell’istruzione sulla scuola che meritiamo

Alfredo Palomba

Bompiani

17,00 euro — 320 pagine

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