La scrittrice, Aliyeh Ataei, nuova voce della lettura iraniana è molto amata e letta in patria, ha deciso di trasferirsi a Parigi (nonostante badate bene non sia perseguitata) e dalla capitale francese fa giungere la sua voce attraverso una scrittura a dir poco struggente e ipnotica come poche voci sanno essere.
Classe 1981 dopo il successo francese esce in Italia per i tipi di Utopia, con Ventre sepolto, tradotto dal persiano da Giacomo Longhi e Harir Sherkat. Aliyeh Ataei sostenitrice dei diritti delle donne e in difesa di tutte le discriminazioni sociali che contaminano le società contemporanee sia esse occidentali che del mondo orientale, affronta con Ventre sepolto quelli che sono a lei i temi più cari: l’identità di genere, l’esigenza di tornare alla terra di appartenenza, il mondo interiore oppresso dalle feroci rappresaglie delle realtà di società completamente staccate dal tessuto sociale di coloro che ne fanno parte.
E’ un viaggio speciale quello che facciamo insieme a Mani, il protagonista, un viaggio che lentamente ma inesorabilmente ci conduce a indagare quelle che sono le nostre vere istanze e perché il mondo ci ha privato della possibilità di raccoglierci intorno a noi stessi per poi esplodere e dilagare donando frutti e prosperità.
Ventre sepolto è il racconto di come ci hanno indotto a credere che il mondo sia quello che ci offrono in dono, una mela avvelenata dalla ipocrisia e dai rancori mai sopiti, piuttosto che assaporare le nostre intime esigenze, figli di questa terra che aspirano a poter vivere e osservare il mondo attraverso delle lenti diverse: che siano esse la poesia, l’arte, l’amore per una bambina dentro il proprio sé, una bambina mai cresciuta, mai diventata donna.
Mani, un ingegnere che avrebbe voluto essere un poeta, vaga per Teheran alla ricerca quasi disperata della sorella gemella. E’ un momento difficile per lui, la moglie lo sta lasciando, il suo amico del cuore, Babak, è forse innamorato da sempre di sua moglie e lui, Mani è a sua volta da sempre innamorato di Homa e mentre Mani si muove dentro una Teheran caotica e densa dell’odore di mancate rivoluzioni, il viaggio si fa sempre più onirico e ipnotico perché ad ogni suo passo Mani cerca di tornare da dove è partito, da quel ventre sepolto che lo chiama ostinatamente e cerca di farsi spazio dentro di lui fino a levargli il respiro, fino a restituirlo a una nuova vita.
Cioè, se i campi verdeggianti ci mettono anni a seccarsi, perché io ce ne ho messo solo uno? Che anno è stato questo per ridurmi cosi? Né la primavera è stata una vera primavera, né l’autunno è stato un vero autunno. Dove sono stato per tutta l’estate e l’inverno? E’ affascinante come in questo viaggio Mani ha come suo Virgilio personale che lo tiene per mano, sua sorella, una bambina donna che ha un sorriso per tutto, che può indirizzarlo nel rimettere a posto i pezzi di una vita scomposta. E per rimettere a posto i pezzi della nostra vita ci vuole coraggio, a volte ci vuole tanto coraggio e questo Mani sembra non saperlo e all’improvviso ritrova il canto dimenticato, quel Ventre sepolto che ti chiama e al quale si decide di dare ascolto. Perché non c’è canto più bello di quello che abbiamo dentro.
Maria Caterina Prezioso
#
Ventre sepolto/Aliyeh Ataei/Utopia Editore /trad. Giacomo Longhi e Harir Sherkat/ pp.204/18,00 €