Che cosa collega la narrazione di Omero, i paradossi di Borges e le utopie di Asimov al mondo dell’intelligenza artificiale? In L’algoritmo di Babele, Andrea Colamedici e Simone Arcagni ci accompagnano in un affascinante viaggio tra passato e futuro, esplorando i miti, le storie e i simboli che hanno ispirato e continuano a influenzare l’odierno universo tecnologico.
Attraverso un “atlante archeologico della modernità”, gli autori mostrano come la tecnologia non sia solo una conquista scientifica, ma anche un intreccio di immaginari letterari e culturali. Dalla Torre di Babele al simbolismo dell’algoritmo, il libro invita a riflettere su come le grandi narrazioni del passato si riverberino nei progressi e nei dilemmi della società algoritmica.
Un’opera che unisce umanesimo e innovazione, pensata per chi vuole comprendere le radici culturali dell’intelligenza artificiale e il suo impatto sul mondo contemporaneo.
Stefano Bonazzi
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Cosa faremo, quindi, in questo libro
In un’epoca in cui l’IA è percepita da alcuni come una meravigliosa panacea e da altri come la più alta minaccia esistenziale, questo libro si propone di scavare nelle radici culturali della IA attraverso un’indagine del suo immaginario costitutivo, calandosi nelle strutture dei discorsi e nei contesti storici e intellettuali che ne hanno formato il concetto tempo. Questo approccio permetterà di andare oltre le classiche ricostruzioni storiche che ne situano la nascita, come campo di ricerca, con la nota Conferenza di Dartmouth del 1956: analizzeremo piuttosto il modo in cui le visioni filosofiche, letterarie e culturali in genere hanno contribuito a plasmarne l’immaginario e la percezione. Più che considerare l’IA come un mero oggetto tecnologico, la osserveremo quindi in quanto meta-prodotto culturale collettivo, capace di assorbire e generare immaginari, narrazioni e riflessioni.
Nel corso di queste pagine esamineremo alcune opere che, attraverso i secoli, hanno anticipato concetti e dilemmi presenti oggi nella discussione sull’IA. In questo modo tracceremo
una mappa dove saranno posti in evidenza i principali contributi alla comprensione culturale del tema, fornendo un percorso che consenta di collegare idee e concetti lungo una traccia praticabile. Esamineremo il modo in cui le visioni dell’artificio hanno influenzato il pensiero contemporaneo e attraverso questa lettura critica cercheremo di rilevare tensioni, discontinuità e punti di convergenza tra immaginazione e tecnologia. Studieremo, quindi, i rapporti tra le riflessioni filosofico-letterarie e lo sviluppo scientifico della IA, analizzando per esempio il modo in cui i miti e le metafore antiche sono stati integrati nei paradigmi scientifici moderni, allo scopo di comprendere in che modo ne abbiano influenzato la percezione e l’orientamento della ricerca. Per comprenderne il portato culturale, poi, esamineremo come la rappresentazione e il concetto di «IA» siano cambiati nel tempo in risposta ai mutamenti sociali, economici e tecnologici. Questo contesto offrirà una comprensione più profonda delle preoccupazioni e delle aspettative che circondano l’IA oggi, e permetterà di utilizzare la mappa culturale e la lettura critica per affrontarne le sfide attuali, imparando a formulare meglio le domande e a generare risposte di maggior respiro, fondate su un’interpretazione coerente delle sue radici.
Le radici culturali della IA
Perché è così importante avere contezza delle radici culturali della IA? Proviamo a immaginare di navigare in un vasto oceano di informazioni senza una bussola: le radici culturali
fungono da guida, orientando la nostra comprensione e consentendoci di interpretare correttamente le innovazioni tecnologiche. Intraprendere questa esplorazione non solo arricchirà la nostra conoscenza, ma ci aiuterà a plasmare un futuro in cui l’IA possa veramente servire l’umanità in modo positivo e significativo, ed essere messa da parte quando necessario. Capire come l’abbiamo sognata e immaginata, più a fondo, aiuta a distinguere il sogno dall’incubo. Le nostre visioni della IA hanno spesso oscillato tra utopie e distopie, tra sogni di progresso e incubi di controllo. Abbiamo spesso immaginato un mondo futuro in cui un’intelligenza superiore avrebbe risolto problemi complessi, migliorato la qualità della vita e liberato l’umanità da compiti monotoni e pericolosi. Allo stesso tempo, abbiamo temuto (e in parte desiderato) una forza fuori controllo, capace di dominarci o annientarci. Capire queste narrazioni ci permette di riconoscere le sfide esistenziali della IA e di affrontarle con una prospettiva informata. Possiamo così evitare di cadere nelle trappole della paura irrazionale o dell’ottimismo eccessivo, trovando un personale equilibrio tra cautela e speranza.
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ANDREA COLAMEDICI fondatore di Tlon, casa editrice e factory culturale, è filosofo e editore. Insegna Prompt Thinking allo IED di Roma ed è assegnista di ricerca in Intelligenza artificiale e sistemi di pensiero presso l’Università di Foggia. È il direttore filosofico del Festival del Pensare Contemporaneo di Piacenza e docente del corso Artificial Intelligence for leaders della 24ORE Business School.
SIMONE ARCAGNI è professore all’Università IULM di Milano, giornalista, consulente per diversi enti e istituzioni e curatore. Si occupa di media, nuove tecnologie e cultura digitale. Collabora con «Il Sole24Ore», «FilmTV», Digital World (Rai) e tiene il blog “Postdigitale” («Il Sole24Ore»). È consulente scientifico dell’Unione degli Editori e dei Creators Digitali di ANICA, dirige OnLive Campus e il Metalab di Napoli. Tra i suoi libri: Visioni digitali, L’Occhio della macchina e La zona oscura.
L’algoritmo di Babele. Storie e miti dell’intelligenza artificiale
Andrea Colamedici e Simone Arcagni
Solferino
17,50 euro — 240 pagine