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Angelo Orazio Pregoni. Prima che il peggio accada

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Un libro intenso, ricco di avvenimenti ed episodi, carico di riflessioni e inusuale speculazione. Ci sono due storie collegate dai personaggi Angelo e GPS: quella della realizzazione libro e delle e-mail ai soci e alla Responsabile Amministrativa della palestra e un’avventura a Parigi per tentare di anticipare il “peggio” imminente. Entrambe le narrazioni si  aprono a ventaglio offrendo racconti compositi ed eclettici. Leggere questo libro è come dischiudere tante porte e ogni volta si entra in un mondo diverso con linguaggi, ritmi e piani concettuali differenti. Si passa da un contesto all’altro fluidamente anche quando sono divergenti. Dall’ordinato e ironico abitudinario frequentatore della palestra, alla compagnia surreale di amici che decifra un nuovo manoscritto e affronta la vicenda parigina. Dalla coppia di amici che discutono del libro, ai ricordi intimi e malinconici dell’infanzia e della adolescenza di Angelo. Ci si deve rapidamente adattare al linguaggio e allo stile di scrittura del capitolo, anzi no, a volte della pagina: dallo stile epistolare formale al linguaggio diretto, dalla narrazione alla poesia fino al racconto thriller dove la descrizione e i dialoghi realizzano un film senza immagini.

Le storie sono molte e spesso toccano  temi attuali stigmatizzando gli aspetti più crudeli o ipocriti, come nel racconto di Duha o dei desaparecidos. Ci sono episodi che fanno ridere (Don Alf che deve ricevere Angelo e GPS con l’aiuto di  Luzio Certo), altri dolcissimi o dolorosi, densi di sensibilità (come i ricordi di Valentina e Stella o l’incubo sul ring), altri ancora che ti lasciano lì, attonita, un po’ stordita a capire quale logica o significato stia sfuggendo, come per  la nuova versione della parabola di Isacco; per fortuna poi Gesù spiega tutto: “Volevo solo simboleggiare la depressione che è il vero male dell’umanità. L’ho inventata su due piedi questa storia, ahahah!”.

Il filo conduttore di Prima che il peggio accada edito da  libro non si svolge in una classica trama, si srotola piuttosto  in un pensiero creativo e divergente divenendo rifiuto alla standardizzazione morale. Così, fuori dagli schemi della logica commerciale, il racconto scorre a diverse velocità e altezze come su montagne russe mentali. Il libro non annoia mai perché non si perde in descrizioni e la dinamica in crescendo è coinvolgente: è denso, conciso, a volte persino criptico. Quindi si legge rapidamente e con voracità, ma poi si desidera rileggerlo subito, certi di aver trascurato o non compreso a fondo alcune parti. Occorre allontanarsi dalla tentazione di voler razionalizzare il racconto e di voler dare un ordine secondo delle regole classificatorie; insomma, è necessario reprimere ogni bisogno di controllare gli eventi per viverli e capirli.

I personaggi che mi sono piaciuti

Gesù: perché è stravagante e gentile, trasmette serenità  ed è empatico. E’un leader  positivo al quale si perdonano anche delle eccentricità o mancanze (indossa un assorbente da donna e non tira mai l’acqua del wc).

Commissario Varicelli: perché mi ricorda qualche personaggio reale… Stupido e arrogante, è l’emblema del mediocre apparentemente non pericoloso per chi gli ha assegnato l’incarico.

GPS: perché dai dialoghi sembra di poterlo vedere anche se non ci sono descrizioni fisiche. Me lo immagino magro e scattante che gesticola continuamente; il suo desiderio di capire e continuare la ricerca,  la determinazione nel convincere Angelo a scrivere, ma anche l’impazienza di indossare gli occhiali nuovi, fanno di GPS un personaggio dinamico in eterna tensione.

Sì, va bene, fra i personaggi che mi sono piaciuti ci sei anche tu, Angelo, ma non ero sicura di volerlo scrivere perché è troppo facile e poi, come hai scritto anche tu, rischio di alimentare il tuo narcisismo.

I passaggi, le frasi che restano

(…) insegnandomi che l’amore si sperimenta solo per abbandono” parole che esprimono con convinzione un’idea terribile.

“Per riempirsi, per comprendere bisogna stare in basso e  non in alto, ma soprattutto bisogna avere spazio.” immagine perfetta del concetto di accoglienza.

“(…) l’angoscia di chi è ospite e non vuole offendere e la consapevolezza di chi è uomo e non può accettare.” è così: l’adultità per decidere deve incontrare l’intelligenza di capire e la fermezza della maturità.

“La libertà è un dono che non tutti gradiscono. Chi non si ama, solitamente, si trova un padrone che lo aiuti a odiarsi.”  Come l’account de ildiavolo.vestemiuccia…

“Da quel giorno (…) non ho più permesso a nessuno di dirmi chi amare e chi odiare, per cosa illudersi e per cosa vivere.” beato Te! Io ho impiegato molto più tempo.

È pazzesco, ma c’è una cosa che proprio non riesco a ricordare: come si chiamava il fratello disoccupato con due lauree?  Adan, Abab o Anas?

Anch’io.

Carla Amigoni

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