Liminare. Cito dall’enciclopedia Treccani: agg. [dal lat. liminaris, der. di limen -mĭnis «soglia»]. – Della soglia, relativo alla soglia. Sì, molti di voi sanno già cosa voglia dire, ma cosa c’entra con questo libro?
Ora cercherò di spiegarlo scrivendo una serie più o meno lunga di termini: Ironico, dissacrante, poetico, letterario, filosofico, umoristico, reale, contemporaneo, serio, crudo, intellettuale, cinico, perverso, caldo, freddo, politico, utopico, irriverente, coraggioso, distopico e potrei continuare ancora. Sì, questo libro si trova sul confine di tutte queste parole, le mescola, le frulla, e quello che ne esce fuori è un risultato che lascia l’amaro in bocca per l’assenza di qualsiasi forma di dolcificante ma riesce a rinvigorire proprio per quel sapore aspro come una buona limonata in un afoso giorno d’estate.
Il primo mio pensiero è andato a John Niven, con il suo libro “A volte ritorno”, ma questa idea è stata spazzata via pressoché subito, infatti, nonostante l’opera di Niven abbia alcune tracce in comune con Pregoni, e il suo testo sia sicuramente ironico e irriverente, e in cui si può rintracciare una qualche forma di morale, manca completamente a mio avviso della componente civile, politica, attuale e anticommerciale di “Prima che il peggio accada”.
Il libro di Pregoni è un libro particolare, lo è per molti aspetti: Il primo è sicuramente la struttura, nonostante si riesca a rintracciare una trama, questa è solo un pretesto: un pretesto per raccontare, sarebbe meglio dire per farci pensare su tutta una serie di situazioni e mali che affliggono la nostra società. La divisione è tra i vari capitoli che dovrebbero seguire una prima traccia del romanzo e una serie di lettere che il protagonista, ma dovremmo dire uno dei protagonisti scrive al responsabile amministrativo della palestra che frequenta.
Queste lettere invero sono racconti brevi che presentano un’intensità molto forte, che oltre che spiegare il vissuto dello scrivente lasciano un varco per riflessioni più profonde.
Il secondo aspetto sono i vari protagonisti, sì perché alla fine è un racconto corale in cui ogni personaggio incarna qualcosa, qualcuno, facendone più che una caricatura, un concreto riflesso di come alcune persone vedono la realtà che ci circonda. Vi scrivo un’anticipazione, uno dei personaggi è Gian Paolo Serino! Scusatemi ma il punto esclamativo è d’obbligo. Sì quel Gian Paolo Serino, il critico letterario, giornalista e scrittore. Poi c’è anche un tizio che si chiama Gesù, un altro che si chiama Angelo Orazio Pregoni (Sì, proprio l’autore di questo libro), un commissario e tante altre figure che contribuiscono a dare forza alle storie e all’idea che sta sotto questo romanzo e che si impone con prepotenza nel lettore.
Il terzo aspetto è forse quello più importante, questo libro apre molte vie, molte strade e lo fa sempre in modo differente, con linguaggi differenti. Utilizzando a proprio piacimento il ritmo, l’autore contrae e dilata la narrazione a seconda dei vari piani che intende proporre al lettore, lo fa con storie che toccano temi attuali criticandone in modo ferocemente ironico gli aspetti più dolorosi e falsi.
Questo romanzo potrebbe facilmente rientrare nella categoria delle distopie, sì, le caratteristiche sono anche quelle, ma sappiamo tutti che distopia vuol dire parlare della nostra realtà, quella stringente, quella talmente vicina da confondersi con il contemporaneo. Così è quest’opera, un libro che ci narra della nostra società, dei nostri tempi e dei nostri giorni, di figure con cui abbiamo familiarizzato ormai da anni e che fatichiamo a digerire, movimenti morti e rinati, storie passate tornate alla luce, personaggi ambigui che comandano come novelli capitani oltraggiosi. Un autore che oltre a farci riflettere non ha paura di affrontare argomenti che potrebbero essere definiti scottanti e attuali, senza remore e anche senza filtri.
Scrivevo prima: Anticommerciale e coraggioso. Perché? Angelo Orazio Pregoni è un artista. È profumiere apprezzato e stimato in Italia e all’estero, tra le sue clienti annovera anche Sabrina Ferilli (Questa informazione la riporto solo come nota di colore), è pittore, poeta e scrittore. Non è il suo esordio editoriale e ha sempre scelto l’auto pubblicazione a un percorso editoriale che un artista come lui avrebbe potuto seguire in modo molto semplice.
Avrebbe potuto facilmente pubblicare con una casa editrice, invece sceglie la strada dell’arte anche per questo suo ultimo lavoro facendo stampare solo 130 copie, che sono tutte numerate e personalizzate con tanto di certificato di autenticità.
Non sta di certo a me, dire cosa sia arte e cosa non lo è, io mi posso esprimere, sempre nel mio piccolo, su un’opera letteraria, solo questo posso fare, solo questo ho fatto. Un libro che mi ha sorpreso, mi ha fatto pensare e si è fatto leggere in tutte le sue varie sfumature con una scrittura sagace, ispirata a volte poetica a volte veloce e tagliente. Un autore maturo che sa usare le parole e sa piegarle a suo piacimento per far sì che il suo testo si esprima in modo differente a seconda delle sensazioni che ci vuole trasmettere.
Di sicuro un autore e artista da seguire, da leggere, da ascoltare.
Gianfranco Cefali