Forse non sembrerà romantico e nemmeno fiabesco, ma è la verità.
C’è un Signore, un certo Scraus nato in Lapponia, che ha fatto della sua età un business.
Dobbiamo ammettere che i denti dei lapponi non siano bianchi come la neve: solitamente si avvicinano a una tinta “smorto avorio”, con nuance di tabacco e a volte di tronco d’abete. I lapponi sembrerebbe non usino quel famoso dolcificante naturale che si estrae principalmente dalle betulle, non hanno lo xilitolo, e va da sé che nemmeno mastichino chewingum tutto il giorno come i finlandesi.
Il Signor Scraus non è vegano, nemmeno vegetariano e (ahimè) si è nutrito largamente di carne di balena, mangiando un paio di frutti in tutta la vita, tre gambi di sedano, un pomodoro e mai gli spinaci.
Eppure, nonostante la sua avanzatissima età e la sua pessima dieta, il Signor Scraus non ha neppure una carie in bocca, anzi: ha trentadue bianchissimi denti persino più robusti del corno di cervo.
Sia chiaro, non si è davvero risparmiato in nulla, ha sempre goduto delle gioie del mondo a qualsiasi prezzo e costo! Divenne parsimonioso solo per breve tempo, quando chi scrive aveva sette anni e chiese un Big Jim con il costume olimpionico, ma il Signor Scraus gli portò un Big Josh con una mutanda arancione.
Come potrebbe mai essere tirchio un damerino che visse a Parigi, durante la Belle Époque? In quegli anni, si vestiva di rosso con cravatte in seta verde sgargiante, aveva reso un po’ floscia la fonetica del suo nome, alla moda francese, sostituendo la R con la L e mettendo un punto dopo la S cosicché nei Salotti lo chiamassero Claus: detto il Santo, o il Mammasantassima (perché reperiva qualsiasi cosa, ma proprio tutto!) e successivamente solo Il Santa.
E ora tutti in fila, a imparare dallo stile di vita lappone come si conservano i propri denti: lo apprenderemo dalle pubblicità, quelle che ritraggono il Signor Scraus in mille pose sorridenti e brillanti. Vedremo spot per tutto il 2021, una campagna dietro l’altra. Poi a novembre, finalmente, il suo contratto da testimonial sarà concluso…
Lui tornerà ai suoi boschi e alla sua carne salata senza xilitolo, provando a rimettere in moto un paio di renne, e a lavorare come Dio comanda! Mentre noi rinnoveremo, senza vergogna, i nostri sogni più veri: quelli puri, sinceramente denudati da ogni pudore, o magari in costume olimpionico.
E sarà il 2022.
IPOTESI: Santa Claus è un pazzo narcisista sfruttatore che fa il modello e se ne fotte del Natale.
Nel frattempo, ognuno si procuri gioie e denaro per come può… io, nel mio piccolo, sono stato assunto part-time proprio dal Signor Scraus: gli gestisco gli appuntamenti e la logistica per i set, mi occupo delle sue pubbliche relazioni e seguo anche il profilo Instagram ufficiale Il_Santa_Denti_Incanta.
Come al solito, Il Santa mi manda un WhatsApp all’ultimo secondo:
“Mister… Prendi un treno e porta le chiappe a Parigi. Ci vediamo lì nel solito albergo. Tra due giorni abbiamo un set fotografico in cui spazzolo i denti a un pinguino.”
“Va bene Signor Santa, mi organizzo. Ma i pinguini hanno i denti?”
“Sì certo! Infatti, sono i-DENTI-tici! Ahahah!”
“Ahahah!”
Abituato alla totale sottomissione passiva degli elfi, Il Santa pretende che si rida alle sue battute idiote. E io mi adeguo ai suoi toni umoristici infantili grazie a una sorta di adulazione servile che solo recentemente ho scoperto di riuscire a gestire.
Il giorno dopo scelgo il treno serale, quello delle 20.30 e arrivo in stazione, come mia abitudine, con largo anticipo alle 18:45.
Ecco il treno. Milano Parigi… Dovrebbe fermare a Torino se non ricordo male. No, ho sbagliato! O forse è giusto!
Mi sono accorto del mio errore entrando.
«ALLONTANARSI DALLA LINEA GIALLA»
Prendere un treno fermo o in corsa, di corsa.
Carrozza corretta, in orario, binario…
Numero tre, o tredici? Scendere presto!
«ALLONTANARSI DALLA LINEA GIALLA»
Partire e rischiare? Sbarcare rapido.
Inciampare contro un raro trolley nero.
“Mi scusi Signora!”, recupero terreno.
Mai partire di sera! Eppure, di giorno…
Non c’era coincidenza! Che sbaglio!
A quest’ora il diretto… È perso! Perso.
«ALLONTANARSI DALLA LINEA GIALLA»
Raggiungere il treno: porte serrate!
Troppo tardi… che pesce lesso che sono!
«ALLONTANARSI DALLA LINEA A GALLA»
Annego.
La Signora con il raro trolley nero mi si siede vicino, sulla panchina dei depressi:
“Senta lei!”
“Buonasera! Mi dica…” rispondo.
“Ho notato che ha corso da un binario all’altro senza sosta per cercare il treno giusto. Ho pensato fosse un pazzo, mi ha persino travolta!”
“Mi scusi ancora. Ero in piena trance agonistica. Temo di avere un problema neurologico! Nonostante io arrivi sempre in anticipo, perdo treni in continuazione. Comunque, molto bello il suo trolley: impossibile non notarlo.”
“Ah grazie! Era di mia nonna. Quando venne a Milano aveva diciotto anni e viaggiò con questo trolley.”
“Lei mi prende in giro! Credo che ai tempi di sua nonna i trolley non esistessero!”
“Mi sta dando della vecchia?”
“No di certo! È pura matematica. Io, ad esempio, ho cinquant’anni e mia nonna ne aveva novantanove sino a un mese fa. Per quanto lei sia ancora molto giovane, immagino abbia qualche anno più di me…”
“Infatti, ne ho settanta.”
“Appunto. Vede? Ai tempi di sua nonna i trolley non esistevano.”
“Ora che ci penso… Forse ha ragione lei. Questa valigia non era di mia nonna, ma della mia bisnonna!”
Dopo l’ulteriore assurda affermazione dell’anziana Signora con il raro trolley nero, assecondo il suo ricordo con la medesima ruffianeria degli ultimi tempi, annuisco con il capo e sorrido, mentre mi arriva un messaggio da Santa:
“Mister… Saltato appuntamento a Parigi, scendi pure dal treno. Tornatene a casa e riposa in questi giorni. Temo che sino alla befana non ci sia niente da fare! Ahahah! Per me questo è un Natale incredibile. Me la spasso. Abbraccio.”
“Bene!” scrivo.
DIMOSTRAZIONE: Santa Claus esiste perché in molti si sentono delusi da lui. L’aspettativa presuppone una delusione: la delusione può essere considerata una sorpresa? Dunque, Santa Claus ci sorprende con la delusione.
Infine, mi alzo dalla panchina e con educazione saluto la Signora che, sorpresa dal mio congedo, mi domanda:
“Ma come, sta già andando via? Io speravo ci potessimo bere un Cynar insieme!”
“Un Cynar? L’amaro? L’amaro a base di carciofo? Mi sembra un’ottima idea.”
Forse non sembrerà romantico e nemmeno fiabesco, ma è la verità… per quanto, la parola amaro sia simile alla parola amore e vero faccia rima con spero.
Angelo Orazio Pregoni