È uscito a settembre 2021 per le Edizioni Readerforblind, nella Collana “i superflui”, “La seconda verità” (pagg. 236 euro 16,00), quarto romanzo della scrittrice Anna Verlezza.
Il libro si apre con la prefazione del critico letterario Gian Paolo Serino. Analisi attenta, la sua, tesa a mettere in giusto risalto le peculiarità del contenuto e dello stile, tutti elementi che ne giustificano l’interesse e la curiosità crescente nell’inoltrarci nella storia.
Se Rita, la protagonista, ci appare come donna di successo nel suo ruolo di psichiatra, subito si ridimensiona agli occhi di noi lettori mostrandoci un’esistenza di sconfitte sul piano affettivo e questo contribuisce a diminuirne le distanze. Insieme a lei, altri personaggi ci accompagnano lungo percorsi non del tutto estranei. Vette e abissi, illusioni e disinganni, in fondo ci appartengono.
Qui si rincorrono bugie per rimanere a galla, si affoga nell’alcool e nella disperazione, si cade nella violenza e si resuscita nel pentimento, ma senza smettere di lottare insieme alla protagonista in cerca della verità, la sola che può restituire il senso della vita.
Se..«non è scontato amare con facilità. Spesso lo facciamo per insegnamento» Rita dovrà imparare a farlo. Ne va della sopravvivenza.
È l’esistenza nei suoi vari aspetti a essere sbattuta in primo piano, senza sconti, utilizzando un lessico preciso, dove ogni parola ha un suo peso, una sua ragione di esistere. La prosa lascia qualche spiraglio alla poesia, così amata dalla Verlezza. Difficile e dannoso sarebbe liberarsene, eppure viene subito accostata a immagini che niente hanno di poetico:
«Forse vostra madre era poesia in un libro che io ho strappato. L’ho bruciato».
per poi tornare a:
«Vorrei salvare dentro di me le cellule buone che vi ho trasmesso».
Colpevolizzare soprattutto se stessi nella ricerca di ascolto, se non di assoluzioni. Un tiro alla fune che vede lo spezzarsi della fune come unico epilogo.
Di vinti ne troviamo in questo romanzo, ma anche di chi il dolore, le sconfitte sa trasformarli in ripartenze, di chi la dignità e la speranza non le abbandona anche quando sembrano sfuggire dalle mani.
Un libro in cui possiamo riconoscerci e gli incontri con noi stessi, anche se dolorosi, devono insegnarci a vivere in un grembo che non è quello materno.
Carla Magnani