Il poeta Davide Rondoni e il pittore Paolo Maggis si esibiranno in anteprima nazionale il 28 giugno 2023 al Castello Sforzesco di Milano.
In questo contesto, danza, poesia e arte visiva si fonderanno in un’esperienza unica intitolata “Non potevamo che incontrarci qui, mia danzatrice…” di cui è possibile visionare il trailer.
Lo spettacolo è liberamente tratto dal libro di Davide Rondoni, “Noi, il ritmo – taccuino di un poeta per la danza (e per una danzatrice)” pubblicato da La nave di Teseo nel 2018 e vede la cura e l’interpretazione dello stesso autore, accompagnato dalla Compagnia di danza OrmarsLab con le coreografie di Ornella Sberna.
Le opere e le immagini sceniche sono dell’artista Paolo Maggis, il quale ha ritratto i danzatori durante la creazione dello spettacolo.
Sul palco, i ballerini daranno vita a parti testuali recitate dallo stesso autore, insieme a sequenze musicali, accompagnati da immagini appositamente create per lo spettacolo.
La storia racconta di un uomo che scrive appassionate lettere al suo amore, una ballerina, mentre lui stesso è un poeta. Il loro amore è profondo e contraddittorio, appassionato e viscerale.
A volte sono vicini, altre volte distanti, ma condividono lo stesso destino, quello che unisce gli artisti nella ricerca incessante della perfezione del gesto, del ritmo e della parola, trasformando ogni creazione in un’opera immortale.
La serata presenterà la danza, la poesia e l’arte visiva come arti sorelle, in cui la riflessione sull’arte diventa un gesto d’amore, anche attraverso la fatica e talvolta la sofferenza.
Il ritmo, il battito fondamentale che genera tutte le arti, rappresenta l’aspirazione umana nella ricerca del divino.
L’incontro e la sinergia tra queste diverse forme d’arte rispondono a dinamiche antiche che legano i gesti artistici, e trasmettono un importante messaggio al mondo dello spettacolo odierno: è fondamentale condividere gesti, parole e visioni interagenti affinché l’arte possa rimanere l’espressione suprema dell’animo umano.
Per l’occasione vengono concessi in esclusiva per Satisfiction due estratti di Davide Rondoni presentati da Paolo Maggis in una lettera di grande valore artistico che diviene a sua volta un inedito nell’anteprima.
Carlo Tortarolo
#
Lettera di Paolo Maggis
Caro Carlo,
Ti invio questo breve estratto di Davide Rondoni, parte dello spettacolo.
Ho scelto questo perché lo squilibrio è un tema che mi tocca da vicino.
Siamo abituati a pensare che la vita sia cercare un certo equilibrio e quindi una certa stabilità, siamo abituati a pensare che lo squilibrio sia da gente che non sta bene, appunto da squilibrati.
Eppure, lo squilibrio è ciò che ci rende umani e ci manda avanti, che chiede senso alla vita e che chiede eternità ai gesti che compiamo.
Lo squilibrio è ciò che facendoci spesso cadere ci obbliga a scontrarci con la difficoltà di rialzarci (quante volte avremmo voluto rimanere a terra, per sempre…) ed andare avanti, è ciò che ci fa sentire incompleti ed insufficienti; quindi, ci sprona a cercare un qualcosa che ci salvi da tanta incompletezza ed insufficienza. Drammaticamente forse, tragicamente… o forse, come direbbe Davide, miracolosamente.
Il secondo pezzo l’ha scelto Ornella Sberna, e forse è un po’ parte del primo… umiliazione ed illuminazione ne sono ramificazioni… non esiste illuminazione che non provenga da un dolore profondo e lacerante…
Un abbraccio
Paolo Maggis
#
1
“Mi avevano detto qualche tempo dopo che eri strana, conducevi una vita incasinata di amanti, lavori saltuari ma di successo, eri contenta. Eri bellissima. Di certo stavi vivendo in completo squilibrio. Certo erano striature di sofferenza oltre che di gloria quel che vidi nell’iride dei tuoi occhi.
L’equilibrio, dicono, parlando di un dolore subito, a volte di un lutto, o anche di un innamoramento, una scossa di qualche genere. Vogliono ritrovarlo. Io no. Voglio essere squilibrato. Verso qualcosa di grande, di magnetico e immenso per il cuore. Verso di te, ad esempio, anche dopo anni.
2
“Stavi seduta su un muretto una volta. L’unica volta che ti ho sfiorato. Ricordo ancora in cima alle dita il tremore del seno. Non mi hai dato accesso al tuo corpo. Perché́ il dramma era in corso e l’io che esprimevo in gesto erotico non c’entrava. Ti bastava la mia parola. Il mio corpo ne fu umiliato, la mia anima illuminata. Non sono in molti a credere che le due cose possano coesistere: umiliazione e illuminazione. Solo gli artisti. Ah, certo, e i santi.
Estratto da Davide Rondoni, “Noi, il ritmo”, La Nave di Teseo 2019