“Ha avuto due figli, una femmina e un maschio. La femmina era carina, carina come sua mamma. Aveva quel colore marrone chiaro e cremoso della pelle come Lena Horne. Il maschio era più scuro, più color cioccolato, e i modi di Brady, e non faceva che ficcarsi nei guai. Brady lo picchiava, ma non serviva a niente. Il ragazzo aveva troppo sangue di Brady nelle vene”.
La tragedia di Brady Sims dello scrittore della Louisiana Ernest J.Gaines da oggi nelle librerie per Mattioli 1885 con la traduzione di Nicola Manuppelli, è una grande lezione sul senso del dovere e sull’importanza di saper ascoltare le storie. Se sei un ragazzo sveglio troverai il modo di imparare dalle situazioni. Non importa quale sia la tua posizione, la tua occupazione o il tuo ruolo. L’importante sarà stato osservare e aver trovato il modo di stare in piedi.
Chi era Brady Sims? E perché uno sceriffo bianco di un paesino della Louisiana accettò di concedergli due ore, che egli aveva chiesto, dopo aver sparato ed ucciso in un’aula di tribunale? Dopo aver ucciso suo figlio Jean-Pierre? Chi era Brady Sims, che teneva tutti i ragazzi della sua comunità lontano da Angola, il carcere che piegava le persone, che le riduceva una volta rimesse in libertà a succhiare la canna da zucchero e a mangiare le noci pecan, a guastarsi i denti e a fissare il vuoto? Chi era Ernest J. Gaines?
Ad ogni pagina di questo libro ho conservato dentro di me una frase: “in quasi tutte le occasioni nelle quali incontrai qualcuno, ho incontrato un altro*” e l’ho fatto con l’idea di mantenere gli occhi e le orecchie ben aperti, di seguire il giovane reporter del Journal locale, a cui venne affidato il compito di indagare su un uomo e di scrivere un’interessante storia umana, “una storia di vita vissuta”.
Ci voleva poco a scorgere la vita di qualcuno, ci voleva poco per conoscere i fatti di quella comunità, bastava andare alla bottega da barbiere di Lucas Felix, mettersi comodi ed ascoltare e sotto le immagini di “Joe Louis, Jackie Robinson, Muhammad Ali e Bill Russell, sotto le foto di Martin Luther King Jr. e dei fratelli Kennedy, Jack e Bobby (…) di Mahalia Jackson che cantava,(…) di Malcolm X che predicava e di Duke Ellington al pianoforte”, appese alle pareti, fare le domande giuste.
La storia di Brady Sims, di suo figlio Jean-Pierre, delle piantagioni, della caccia ai conigli, delle prostitute e del malaffare, della fame e della sporcizia, dell’amicizia e della dignità degli uomini, iniziano a muoversi in modo vorticoso davanti alle porte dei negozi e dei caffè, e nei bar dei bianchi e dei neri. Ogni cosa ribolle in una cittadina i cui abitanti sembrano essere drammaticamente in ritardo su tutto.
Facciamo scelte che ci infangano, parliamo poco di noi stessi, ci muoviamo in un mondo di cui conosciamo solamente alcuni aspetti e altri, pur sfiorandoci, li ignoriamo o decidiamo di farlo. Reagiamo a situazioni impreviste a volte in modo irrazionale, a volte con un profondo senso del dovere. Le persone che si muovono intorno a noi si limitano a guardare il nostro volto e qualche piccolo movimento degli occhi. Il più delle volte abbassano lo sguardo avendo già costruito un giudizio. Conserviamo per molti anni l’idea di aver fatto la nostra strada in modo dignitoso. Restiamo umani, ed è un bene. Scaviamo come Brady la nostra fossa e curiamo il nostro cantuccio. Ci ricordiamo di essere vivi, ci ricordiamo di amare e lo faremo fintanto che qualcuno si occuperà di noi e vorrà poi raccontarlo. Non chiediamo nulla che non ci spetti e spegniamo la luce quando usciamo dalla stanza.
Edoardo M. Rizzoli
* G.K.Chesterton
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Di seguito il primo capitolo del libro.
Era finita. Tutti ci alzammo per andarcene. Due ufficiali afferrarono il prigioniero per le braccia. Stavo seguendo un altro caso, quel giorno, ed ero arrivato in ritardo, così l’unico posto che avevo trovato era stato in fondo all’aula del tribunale. Ero quasi già nel corridoio, quando sentii qualcuno gridare forte e chiaro: “RAGAZZO.” Mi voltai e vidi che i due ufficiali si erano fermati con il loro prigioniero e stavano fissando il vecchio Brady Sims, fermo di fronte a loro. Poi giunse il suono più assordante che avessi mai sentito. Vidi il prigioniero cadere all’indietro, con il sangue che gli schizzava dal corpo e tutti e due gli ufficiali che lasciavano andare le sue braccia nel medesimo istante. Brady Sims stava lì, con addosso un vecchio maglione blu sbiadito, mentre il fumo ancora saliva dalla pistola che teneva in mano.
Poi seguirono le urla e la gente che si affrettava a uscire oppure si buttava a terra, sul pavimento del tribunale. I membri della giuria che non se la davano a gambe, si nascondevano dietro le loro sedie. Il giudice si riparò sotto la cattedra. I due ufficiali rimasero paralizzati, con le mani vicino alle pistole, ma non sulle pistole. Brady, di fronte a loro, con la testa bianca come il cotone a settembre, era dritto e alto come un picchetto in una staccionata. Lo guardai, guardai tutti, troppo impaurito per correre via, troppo impaurito per buttarmi a terra.
“Dite a Mapes di darmi due ore” disse Brady.
“Non penserai di andartene da qui, vero?” disse Claude.
Era il più giovane dei due ufficiali.
Brady recuperò il cappello dalla sedia accanto a quella in cui era stato seduto. Se lo aggiustò bene sui capelli bianco cotone.
“Non ho tempo per le stupidaggini, amico” disse a Claude. “Dite a Mapes quello che ho detto” disse a Russell, l’ufficiale più anziano.
“D’accordo, fai quello che devi fare” disse Russell. “Fai quello che devi fare, un cazzo” disse Claude. Poi sentii di nuovo quel rumore assordante e il fumo che si alzava tra il vecchio e i due ufficiali.
“Brutto figlio di puttana” urlò Claude. “Hai cercato di uccidermi, brutto figlio di puttana.”
“Ho mirato al pavimento, questa volta” gli disse Brady.
“Non costringermi a sparare di nuovo.”
“D’accordo” ripeté Russell.
“Sei pazzo?” chiese Claude a Russell.
“Ci penserà Mapes a farlo sbattere dentro.”
“Mapes ha incaricato noi.”
“D’accordo, fai quello che devi fare” disse Russell a Brady.
“Pagherai le conseguenze per quello che stai facendo” disse Claude a Russell. “Per Dio se pagherai le conseguenze.”
Tenendo gli occhi fissi sui due ufficiali, il vecchio Brady indietreggiò lungo il corridoio. I due lo osservarono, ma senza muoversi. Il resto della gente giaceva silenziosamente sul pavimento. Vidi il vecchio avvicinarsi sempre più a dove mi trovavo. Poi ci ritrovammo faccia a faccia, a circa mezzo metro di distanza. Lo conoscevo da una vita, ma non gli ero mai stato così vicino. Il suo viso aveva il colore di un vecchio pezzo di cuoio scuro e pareva altrettanto duro. I suoi baffi e la barba erano bianchi come neve, esattamente come la sua chioma. Aveva un grosso naso da falco, labbra sottili e i suoi occhi erano iniettati di giallo. Ma quegli stessi occhi sembravano stanchi e deboli.
Continuò a fissarmi, come se volesse che capissi cosa aveva fatto o perché l’avesse fatto. Ma in quel momento non riuscivo nemmeno a pensare. Ero a malapena in grado di respirare. Tuttavia, non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Quando non trovò traccia di risposta nel mio viso, guardò di nuovo i due ufficiali e indietreggiò lentamente fuori dall’aula di tribunale, con la grande pistola ancora in mano, senza puntarla in alcuna direzione in particolare.
Feci un respiro profondo e mi battei con la mano un paio di volte sul petto per assicurarmi di stare bene, poi uscii anche io.
Vidi alcune delle persone che erano state all’interno dell’aula ora ferme sul prato. Altri erano usciti dai vicini negozi e mercati per unirsi a loro. Poi, tutti vedemmo Bra- dy dirigersi verso il proprio furgone, con la grande pistola che ancora gli penzolava dalla mano. Dovette strattonare un paio di volte la portiera della vettura per aprirla. Poi fu costretto a fare un paio di manovre avanti e indietro prima di raddrizzare il vecchio furgone blu e allontanarsi lentamente dalla città.
Il telefono pubblico più vicino si trovava nell’emporio dall’altra parte della strada. Corsi laggiù e chiamai il giornale. Mi rispose Velma, la segretaria. Le dissi che volevo parlare con Cunningham. Rapidamente, raccontai a quest’ultimo cos’era successo. Mi disse di rimanere dov’ero fino a quando non mi avesse raggiunto, e di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili. Tornai di corsa in aula. La gente si era alzata da terra. I membri della giuria rimasti erano seduti sulle rispettive sedie. Il giudice stava alla cattedra, con le mani intrecciate mentre lanciava uno sguardo all’aula di tribunale dove si trovavano ancora alcuni spettatori. I due ufficiali erano accanto al corpo del prigioniero. Qualcuno aveva steso un impermeabile sul cadavere. Il sangue scorreva da sotto l’impermeabile verso il banco della giuria.
Poi sentimmo Mapes. O meglio, sentimmo la sua auto che arrivava veloce, poi lo stridere improvviso delle ruote nel suo posto auto. Sentimmo sbattere la portiera della macchina e alcune fragorose imprecazioni. Poi entrò, più di centoventi chili di furia umana (era arrivato a pesarne quasi centoquaranta un anno prima, ma il medico gli ave- va imposto una dieta rigorosa, e aveva perso una ventina di chili, cosa di cui andava orgoglioso e ci teneva che si sapesse). Ora stava sbuffando e ansimando e spingendo tutto quel peso su per il corridoio verso di noi. Guardò i suoi due ufficiali come se volesse strangolarli entrambi, poi si chinò e sollevò l’impermeabile che copriva il corpo per un secondo, e lo rimise subito al proprio posto con la stessa furia. Poi fissò Russell.
“Così, dal nulla… BOOM” disse Russell.
Mapes lo guardava con quegli occhi grigio acciaio.
“Dal nulla boom? È questo che dovrei dire a Victor Jarreau… dal nulla boom?”
“Nessuno l’ha visto arrivare” disse Russell. “Nessuno si aspettava niente del genere. Era seduto laggiù come ha sempre fatto negli ultimi due giorni. Si è alzato, ha urlato al ragazzo e gli ha sparato. Cos’altro posso dire?”
“Puoi dire che hai provato a fermarlo.”
“Fermarlo? In che modo? Nessuno sapeva cosa sarebbe successo finché non è accaduto.”
“Ha ragione” disse il giudice Reynolds. “L’ho visto con i miei occhi su quella stessa sedia negli ultimi due giorni. Non c’era nessun segnale che…”
“Sei pagato per vedere se la gente entra con delle pistole” disse Mapes. “Non è così?”
“Che cosa posso dire, Mapes?”
“Cosa puoi dire? Cosa puoi dire? Puoi magari dire a Victor Jarreau in che modo questo vecchio artritico abbia avuto il tempo di estrarre una pistola da… non so dove… Puoi dirgli come abbia avuto il tempo di gridare al ragazzo e sparare, mentre tu e… questo bestione… avevate la testa altrove. Diglielo.”
“Mapes” disse il giudice Reynolds. “Sono rimasto qui seduto in attesa di parlare con te, perché pensavo che potessi comprendere. Ma vedo che è stata solo una perdita di tempo. Non poteva fare di più per impedire a Brady di uccidere quel ragazzo di quanto avresti potuto fare tu, ovunque fossi. Onorevoli colleghi, scusatemi, vado nel mio ufficio.”
Il giudice se ne andò. Mapes stava guardando Russell.
“Vuole due ore” disse Russell.
Mapes lo stava ancora fissando.
“Poi può andare a prenderlo” disse Russell.
Mapes non disse nulla, ma sembrava che quei centoventi chili di furia volessero esplodere.
“Quel figlio di puttana mi ha sparato” disse Claude, rompendo il silenzio.
Mapes lo sentì, ma continuò a guardare Russell. Russell era abbastanza esperto da saper gestire situazioni come queste.
“Fortunatamente, lo stronzo mi ha mancato” disse Claude, intervenendo di nuovo.
Questa volta Mapes lo guardò. Dalla testa ai piedi. Con attenzione.
“Non ti ha mancato” disse. “Non sbaglia mai la mira. Sono stato con lui a caccia abbastanza volte da sapere che quando punta a un bersaglio, non lo manca.” Si voltò di nuovo verso Russell. “Chiama Herman. Digli di venire a prendere il corpo. Credi di essere in grado di fare almeno questo?”
Russell non rispose. Mapes abbassò lo sguardo verso l’impermeabile steso sul cadavere.
“Può avere le sue due ore, poi lo andrò a prendere.”
“Vuole che venga con lei?” chiese Claude.
“No” disse Mapes. “Hai già fatto abbastanza per oggi.”
“Mi piacerebbe essere io quello che gli mette le manette ai polsi” disse Claude.
“Allora, vallo ad arrestare, se vuoi.”
“No. Il figlio di puttana potrebbe spararmi di nuovo e non voglio essere costretto a ucciderlo.”
Mapes grugnì tra sé, poi si rivolse verso il banco della giuria dove la gente sedeva ad aspettare.
Mr A. Paul era sulla sedia della giuria numero undici. Era l’unico membro nero, un ometto calvo che faceva il diacono nella sua chiesa e viveva nella mia stessa strada a Bayonne. Si asciugò la testa con un fazzoletto preso dal taschino e fissò il pavimento. I membri della giuria bianca stavano guardando Mapes.
“Tutti voi, venite nel mio ufficio” disse loro Mapes.
“La metà se ne è già andata” disse Russell.
“Trovali, radunali e portali nel mio ufficio” disse Mapes.
Poi si rivolse a me. “Eri presente?”
“Sì, signore, ma non ho visto nulla, sceriffo.”
“Vieni nel mio ufficio.”
“Giuro che non ho visto nulla, sceriffo.”
Non mi rispose.
Proprio in quel momento Ambrose Cunningham entrò in aula. Tutti i bianchi lo chiamano Abe, oppure Cunningham. Io lo chiamo Mr Abe. Mi lancia sempre uno sguardo scettico ogni volta che lo chiamo Mr Abe. Sa che dentro di me sto ridendo. Preferisce di gran lunga che lo chiami Mr Cunningham. Ma questo è il Sud, e ci si chiama sempre per nome. Abe Cunningham è il direttore del nostro piccolo settimanale, il Journal. È alto un metro e novanta, forse qualcosa di più, e non arriva a pesare ottanta chili. Gli piace vestire abiti di gabardine in inverno e di cotone leggero in estate. Indossa sempre un papillon a pois. È entrato a far parte del nostro piccolo giornale circa cinque anni fa. Una donna di colore, Velma, sta in ufficio e io sono uno dei reporter. Jack Richard, un ragazzo bianco, è l’altro.
“Mapes” disse Cunningham e sorrise, come ama fare ogni volta che cerca informazioni. “Ho sentito che avete avuto un piccolo problema?”
Mapes grugnì ma non disse nulla.
“Posso?” chiese Cunningham.
“Accomodati” disse Mapes.
Cunningham tirò indietro l’impermeabile, guardò il corpo e lo coprì di nuovo.
“Ho sentito che ha chiesto due ore” disse. “Vuole fare un commento?”
Mapes notò che Cunningham aveva tirato fuori un piccolo registratore dall’interno della tasca del cappotto.
“Parla con il tuo ragazzo laggiù” disse Mapes. Si voltò verso la giuria. “Voi altri, seguitemi.”
Mapes spinse i suoi centoventi chili in fondo al corridoio con i membri della giuria alle sue calcagna. Ne erano rimasti sei o sette; gli altri erano corsi fuori dall’aula quando era iniziata la sparatoria. Quelli rimasti erano completamente in balia di Mapes. Non si staccavano da lui, come se avessero paura che Brady potesse ancora essere lì in giro.
“Davvero gli ha dato due ore?” mi chiese Cunningham.
“È quello che ha detto.”
“Perché?” chiese Cunningham.
Scrollai le spalle. “Non ne ho idea.”
Cunningham è cinque centimetri più alto di me. È presbite e indossa occhiali con lenti spesse. I suoi occhi blu, dietro quegli occhiali, sembravano uova di uccelli. Si capiva che stava pensando.
“Mi sembra strano” disse. “Spara a suo figlio in un’aula piena di gente. Gli ufficiali lo lasciano andare. Lo sceriffo gli concede due ore per portare a termine i propri affari prima di arrestarlo. A te non sembra strano?”
“Come ho detto, non lo so.”
Quei due occhi blu mi guardarono dall’alto in basso.
“Vai a scoprirlo.”
“Scoprire cosa?” chiesi.
“Sei un giornalista, giusto?”
“Provo a esserlo.”
“Allora, fammi trovare una qualche storia di vita vissuta sulla mia scrivania entro la mezzanotte.” Spostò lo sguardo da me ai due ufficiali. “Vi dispiace se vi faccio un paio di domande ragazzi?”
“Che genere di domande?” chiese Russell.
“Come è arrivato qui con quella pistola?”
“Ce l’aveva sotto quel vecchio maglione.”
“Come ha fatto a passare la sicurezza?”
“Non sempre controlliamo gli anziani, specialmente quelli che conosciamo. Come avremmo potuto sospettare che avesse una pistola con sé proprio oggi?”
“Come fate a sapere che non ce l’avesse già ieri?”
“Lei non sbaglia mai, vero?” disse Claude. “Lo si capisce dal giornalaccio che pubblica che lei non sbaglia mai.”
Ero in piedi dietro Cunningham, e dal leggero movimento delle sue spalle capii che stava ridendo di Claude.
“Dimmi” disse Cunningham, rivolto a Russell. “Dal momento in cui ha chiamato il ragazzo al momento in cui quest’ultimo è caduto a terra morto, cosa è successo?”
“Preferirei non aggiungere altro” disse Russell.
“Qualcosa da aggiungere?” chiese Cunningham a Claude.
“Vada al diavolo” disse Claude.
Dai leggeri movimenti delle spalle di Cunningham, potevo dire che stava ridendo di nuovo di Claude.
“Ragazzi, potreste aver bisogno di un amico prima che tutto finisca” disse. Si voltò verso di me. “Sei ancora qui?”
© Mattioli1885
30 ottobre 2020