“Odiando Olivia” di Mark SaFranko (WhiteFly Press, 2020) racconta la storia di una passione divorante che lascia a brandelli gli amanti coinvolti in una dipendenza quasi patologica, non esattamente la classica storia d’amore. Già Barry Gifford nel ciclo dei romanzi di “Sailor & Lula” aveva osservato da vicino, ma in modo più lieve, un argomento simile, l’amore divorante: dal primo romanzo della serie fu tratto l’omonimo film “Cuore selvaggio – Wild at Heart” di David Lynch del 1990, Palma d’Oro a Cannes.
“Dopo quelle litigate tra me e Olivia non si risolveva né migliorava mai niente, ma eravamo condannati a ripeterle, come tossici incapaci di spezzare la dipendenza.”
Ehilà amanti di Henry Miller e Charles Bukowski! Non potete assolutamente perdere il più famoso romanzo di Mark SaFranko, parte di una quadrilogia in corso di pubblicazione da parte di WhiteFly Press. SaFranko (Trenton, New Jersey – 1950) fece i lavori più disparati per tenersi a galla mentre leggeva e coltivava le sue passioni: ora è uno scrittore, un musicista e un pittore (la sua musica si trova su Spotify e iTunes). “Odiando Olivia” è subito diventato un libro cult, soprattutto in Europa, dove “Hating Olivia” fu pubblicato per la prima volta nel 2005 nel Regno Unito e solo dopo da Harper Perennial negli Stati Uniti. Crudo, avvincente, oscuro e brutale: un romanzo di una tale potenza nasce sicuramente da avventure autobiografiche e Max Zajack, io narrante, aspirante scrittore e cantautore di scarso successo è un alter-ego di SaFranko, e questo romanzo è costruito su un memoir. Ma oltre ai numi tutelari citati, l’autore grazie all’io narrante, Max, riesce ad appropriarsi di una voce distintiva e unica, a volte lirica e vibrante, altre malinconica e umbratile, spesso riesce a far sorridere il lettore (una qualità da scrittore di razza) pur narrando vicende ben poco comiche. Il risultato è un romanzo di grande fluidità che dopo poche pagine riesce già a catturare il lettore, qualunque siano i suoi gusti letterari. Un geniale capolavoro, recentemente nominato per il Prix Littéraire Rive Gauche a Parigi.
Enzo Baranelli
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Sono un fan dei maratoneti, dei calciatori e dei tizi capaci di resistere per dieci round con il campione e finire comunque in piedi. Sono anche un grande ammiratore del lavoro di Mark SaFranko e lo sono da anni.
Quel figlio di puttana è senz’ombra di dubbio lo scrittore più tenace che io conosca. Visto che condividiamo lo stesso mestiere e molte delle stesse emozioni, posso dirvi che ci sono giorni in cui preferirei masticare il vetro di una lampadina piuttosto che incatenarmi davanti alla tastiera di un computer. SaFranko invece no. In confronto a lui io sono Pollicino. Un principiante, un peso piuma.
Sentite un po’ questi numeri: cento racconti, di cui cinquanta già pubblicati. Uno scatolone pieno di poesie e di saggi. Dieci romanzi ultimati, di cui otto ancora da dare alle stampe. Dodici opere teatrali, alcune prodotte a New York e altre portate in scena in Irlanda. SaFranko scrive anche canzoni, a oggi circa centocinquanta.
Io so perché scrivo. Scrivo perché devo. Non posso fermarmi. Sono spinto dalla rabbia, dalla pazzia e da un’ambizione divorante. Mark SaFranko spaventa la gente come me. Sono convinto che, se dovesse scegliere, lui preferirebbe scrivere anziché respirare. Invidio il suo talento e il suo impegno.
E adesso veniamo a Odiando Olivia, l’opera che prediligo dell’autore. È una storia d’amore e di dipendenza umana. Qui, le scene tra Max e la sua donna sono operazioni chirurgiche a cuore aperto eseguite con un’ascia. Se siete fan di Henry Miller o di Bukowski, allora Odiando Olivia è carne bella fresca, un regalo impacchettato con un nastro insanguinato. Questo è il genere di libro – il genere di memorie – che per prima cosa deve essere stato vissuto. E sopravvissuto. Quindi, mettetevi comodi. È giunto il momento di degustare.
Dan Fante
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La camera da letto era immersa nella luce glauca dei lampioni e dell’insegna iridescente del negozio di riparazione TV dall’altra parte della strada. Già dalla porta riuscivo a distinguere i suoi occhi aperti, arrabbiati, addolorati. Sul comodino c’erano flaconi di medicine e bottiglie di alcolici. Mi sedetti sul bordo del letto.
Dovremmo parlare.
Non mi ami. Se mi amassi, non mi faresti quello che mi fai.
Non è vero.
Non possiamo restare insieme.
Lo so.
Sei un buono a nulla. Lo sei sempre stato. Sei una merda e basta.
Probabilmente hai ragione.
Stai distruggendo la mia vita.
Proverò a fare meglio. Lo giuro su Dio. Te lo prometto.
Perché? A che serve?
Non lo so. Non hai idea di quanto sia stanco…
Dove sei stato? Dove sei andato?
Dappertutto. Da nessuna parte.
Cosa faremo?
Ci proviamo di nuovo domani, suppongo.
E andò avanti così fino all’alba – le tre, quattro, cinque, quando i raggi rifratti del sole nascente avvolsero le tende vaporose. Quella conversazione era assurda, completamente assurda, ma bisognava frugare in ogni angolo, percorrere ogni viuzza, fino all’esaurimento. Quando non ne potemmo più di discutere, mi gettai al suo fianco, sotto le lenzuola. Le tolsi la camicia da notte. Glielo infilai dentro fino in fondo.
(…)
A cosa serve il denaro se nella vita non fai quello che ami fare? A cosa servono tutti i soldi del mondo se lì dove ti trovi non ci vuoi stare? […] Nella vita ogni cosa è denaro. Puoi provare a ignorarlo in tutti i modi, ma senza non sei niente, un paria. Se ce l’hai sei ugualmente dannato, ma per motivi diversi. Come buona parte delle situazioni di questo mondo, anche questa è senza via d’uscita.
Odiando Olivia di Mark SaFranko, trad. Gabriella Montanari e Michael Wenli, Edizioni WhiteFly Press / VAGUE Edizioni