«Ne hai già? Di tatuaggi?»
Kiki scuote la testa.
«Allora no. È una grande responsabilità, segnare la pelle di qualcuno.» Gli occhi si staccano dall’inchiostro ma la mano rimane lì. «Io non avrei paura di fartene uno.»
«Ci credo, sono già tutto pasticciato.»
«È sempre pelle libera che mi lasci riempire.»
Luca Brunoni, Indelebile, Gabriele Capelli Editore 2021
Racconta molto sul mondo dei tatuaggi Indelebile, terzo romanzo di Luca Brunoni, scrittore svizzero nato a Lugano nel 1982.
Dopo il noir rurale in salsa svizzera Silenzi, pubblicato nel 2019 sempre per Gabriele Capelli Editore e vincitore del Premio Leggimontagna 2020, Brunoni ritorna con un nuovo noir, intimo e introspettivo. Il protagonista è Gionata, giovane uomo segnato da una adolescenza difficile.
Avremmo dovuto presentare questo romanzo in diretta streaming su Facebook domenica 10 luglio ma, per non sovrapporci alla Finale degli Europei, abbiamo preferito rimandare alla domenica successiva.
La diretta è parecchio voluta perché fortemente simbolica: io e Luca ci siamo conosciuti proprio intorno a queste dirette della domenica e, dopo quindici mesi continuativi di presentazioni, mi è sembrato giusto dare spazio a un talento incrociato proprio in questo spazio virtuale.
Tornando a Indelebile, possiamo dire che romanzo si presenta con una potente immagine di copertina, firmata Vitalik Denys, dove lo sguardo di un adolescente scruta e interroga il lettore da una squarcio di tela rossa.
Già, l’adolescenza, quella fase della vita che passa velocissimamente, eppure capace di imprimere cicatrici profonde, oltre a determinare scelte future. Ed è quello che accade al protagonista di questa storia ambientata in quella Lugano degli anni 2000 definita “la piccola Amsterdam svizzera”.
Il romanzo è anche un omaggio alla città dello scrittore e al Ticino, con i suoi luoghi simbolo e le sue vie, ma pure un ricordo generazionale nei riguardi di una Lugano scomparsa e di un immaginario appartenente a quegli anni. Entrambi restano vivi nella memoria dell’autore che quasi sembra volerli trasmettere alle nuove generazioni. Storia di legami di amicizia e di riti di giovinezza che nelle pagine di Indelebile prendono una piega particolare e sicuramente il verso sbagliato.
Aveva la vita davanti a sé, invece l’ingresso nella età adulta per Gionata è segnato dalla ferita di un viaggio con il suo amico Federico a Bangkok. Viaggio iniziatico nel sud-est asiatico, viaggio che avrebbe dovuto imprimere slancio a una nuova vita e a nuovi progetti e che, invece, raccontato per flashback lungo tutto la narrazione, si è concluso con la sparizione del suo miglior amico.
A ventiquattro anni, privato di ogni illusione, dopo quel viaggio e il servizio militare, Gionata non comincia l’università, che avrebbe dovuto frequentare a Zurigo, e si prende del tempo per riflettere, tra piccoli traffici poco puliti, lavori saltuari e turni in fabbrica alla catena di montaggio. Mette da parte ogni ambizione e sceglie di vivere in una casa fatiscente e con lo stretto necessario. In questo suo prendersi del tempo e perdere tempo cerca di poter dimenticare la tragedia che lo ha visto protagonista e, per non ascoltare i demoni che si agitano e convivono dentro lui, riempie il suo corpo di tatuaggi che si fa da solo, quasi che il rosso della pelle ferita con la punta di un ago pennellata di inchiostro potesse chetare le sue paure, gli attacchi di panico e l’insonnia che lo attanaglia.
Fra droga, tradimenti, delusioni e rimpianti, la linea dell’equilibrio precario di Gionata sul male di vivere è percorsa faticosamente, anche quando è alle prese con l’amico croato Josip o Mora.
Questo equilibrio sofferto vacilla del tutto quando il passato torna a bussare alla sua porta prepotentemente: la sorella del suo miglior amico, che non vedeva da tempo, è vittima di un giro pericoloso.
Decide di aiutarla con il rischio di portare in superficie quel segreto – doloroso e fino a quel momento anestetizzato – e farsi travolgere dal vortice pericoloso di una situazione più grande di lui.
Brunoni con Indelebile racconta di come un solo errore possa finire per segnare una vita intera con la coda delle sue conseguenze, di come il riaffiorare di una tragedia sepolta possa alla fine segnare il vero passaggio all’età adulta.
Nei nostri scambi sulle letture ho consigliato a Luca di leggere Sangue nero, di Stèphanie Hochet, dove il forte simbolismo dei tatuaggi ha un ruolo fondamentale nell’economia della storia, esattamente come accade nel suo racconto dal ritmo serrato, dove gli errori e le conseguenze e i sensi di colpa trovano quasi una valvola di sfogo in quei segni autoimpressi con sofferenza.
Inchiostro che, tra immagini e simboli, va sì a decorare la pelle, ma anche a raccontare una storia di dolore e una redenzione che non sembra arrivare né essere possibile all’interno di una realtà troppo dura.
Di romanzi sulle cose che devono accadere, sui sensi di colpa e le conseguenze degli errori, ne sono stati scritti a decine, soprattutto negli ultimi anni. La capacità di Luca Brunoni sta nel trattare questi temi con estrema delicatezza e mostrare, poi, il volto oscuro e pericoloso di certe scelte in un contesto del inaspettato, diremmo “nuovo”, come quello del canton Ticino.
Di un racconto molto intimo come questo, dotato di una scrittura agile e felice, la cosa che più mi ha coinvolto è stato proprio lo sguardo attento di Luca Brunoni sulla realtà della città sul Ceresio, la sua Lugano. Che a questo punto, non vedo l’ora di visitare.
Antonello Saiz