“Io mi sento figlio di Pointe-Noire. È qui che ho imparato a camminare e a parlare. È qui che ho visto la pioggia cadere per la prima volta, e il posto da cui provieni è quello dove hai preso le prime gocce di pioggia. Così mi ha detto un giorno papà Roger, e penso che avesse ragione.”
Le cicogne sono immortali di Alain Mabanckou, 66thand2nd
Il 18 marzo, in pieno lockdown, avevo dedicato una diretta Facebook da casa mia per raccontare a modo mio Le cicogne sono immortali di Alain Mabanckou e potermi sentire ancora vivo e come se fossi in libreria. La libreria era chiusa, invece, e lo sarebbe stata fino al 4 di maggio ancora. A distanza di oltre due mesi mi pare doveroso tornare a parlare di Le cicogne sono immortali, uno di quei libri da non perdere assolutamente e scritto da quell’autore culto, ormai in tutto il mondo, che è Alain Mabanckou. Il dodicesimo romanzo dello scrittore congolese è una storia vivace del Congo e dell’Africa, uscita, in piena pandemia, nella collana Bazar di 66thand2nd, con la traduzione di Marco Lapenna. Questo è il nono titolo tradotto dalla raffinata casa editrice romana e, per giunta, con una copertina bellissima.
Primo autore francofono dell’Africa subsahariana a essere pubblicato nella prestigiosa collana Blanche di Gallimard, Alain Mabanckou si è subito contraddistinto per il suo eclettismo irriverente e per la capacità di addensare nella sua scrittura un concentrato esplosivo di culture diversissime tra loro e di generi letterari, in cui la cultura alta si fonde con quella popolare. Dopo un’infanzia nella città di Pointe-Noire, capitale economica del Paese, inizia a studiare diritto all’Università Marien Ngouabi di Brazzaville. Grazie a una borsa di studio si trasferisce in Francia a ventidue anni per completare gli studi e rimane a Parigi fino al 2002, quando ottiene una cattedra come professore di letterature francofone all’Università del Michigan. Attualmente vive fra Parigi e Los Angeles, dove insegna alla UCLA, Università della California. Dopo la pubblicazione del suo primo romanzo Bleu-Blanc-Rouge nel 1998, premiato con il Grand Prix Littéraire de l’Afrique norie, dedicherà sempre più tempo e risorse alla scrittura, iniziando a pubblicare con regolarità romanzi e poesie. Saranno soprattutto i romanzi a farlo conoscere al grande pubblico, soprattutto Verre Cassé, apprezzato unanimemente dalla stampa, dalla critica e dai lettori. Scrittore, ormai, di fama internazionale, Mabanckou ha ricevuto numerosi riconoscimenti per i suoi romanzi, tradotti in quindici lingue, tra cui nel 2006 il Premio Renaudot per Memorie di un porcospino. L’autore è stato insignito del titolo di Cavaliere della Legion d’onore per decreto del presidente della Repubblica francese. Con Pezzi di vetro ha vinto numerosi premi internazionali ed è stato finalista del Premio Strega Europeo. Ha ottenuto per l’anno 2016 la cattedra di creazione artistica presso il prestigioso Collège de France.
Le cicogne sono immortali è il romanzo più politico di Mabanckou, quello in cui la lente di ingrandimento sull’universo famigliare si allarga rapidamente fino a diventare affresco storico di un intero paese tra colonialismo e post-colonialismo, e tutti gli angoli bui del continente africano vengono alla luce.
Continuazione ideale del romanzo Domani avrò vent’anni, questo nuovo libro ci riporta nella Pointe-Noire di fine anni Settanta, e precisamente in quelli che furono i tre giorni cruciali nella storia del Congo-Brazzaville, 19, 20 e 21 marzo 1977. Tre giorni che cambiarono il volto del Paese ma anche la vita del piccolo protagonista, che ora è cresciuto e frequenta le scuole medie. Il romanzo prende l’avvio da una data ben precisa, il 18 marzo 1977, quando fu assassinato il presidente Marien Ngouabi, capo della Rivoluzione socialista congolese. Questo crimine, che fa parte della Storia con la maiuscola, è letto e interpretato da un ragazzino di nove anni con la testa tra le nuvole, Michel. Tutti lo chiamano “il sognatore” in maniera offensiva, ma lui, invece, va orgoglioso e fiero di questo epiteto e con questa sua peculiarità racconta la storia minuscola del suo universo: Mamma Pauline, energica, coraggiosa e indipendente che vende caschi di banane; Papà Roger, il patrigno affettuoso che lavora al Victory Palace ed è sempre attaccato ventiquattro ore su ventiquattro alla radio Grundig, necessaria per ascoltare le ultime notizie e quindi unico collegamento col mondo da sotto un mango nel giardino di casa; e, poi, il cane, e questa sua casa provvisoria in legno di okumè con la spassosa carrellata di personaggi che animano il suo quartiere e quello delle prostitute, chiamato il Trois-Cents; e poi l’emporio chiamato “Caso per caso”, dove i prezzi variano secondo il cliente; e il cinema Rex e il Duo che trasmettono sempre gli stessi film e tutti i luoghi cari alla memoria di Mabanckou e dei suoi lettori. Le cicogne del titolo sono quelle di una canzone sovietica che i bambini imparano a scuola e, del resto, musica sovietica è quella che viene trasmessa continuamente dalla Voix de la Rèvolution Congolaise diffusa dall’apparecchio Grundig di Papà Roger; mentre dalla Voix de l’Amerique si apprende della sparatoria a Brazzaville.
Sembra semplice e sognante la vita del piccolo Michel, fino a quando la sua storia minuta non si intreccia con quella grande, quella dei tradimenti, dei complotti, delle ingerenze politiche, degli assassini. Con voce fresca Michel racconta la sua semplice vita quotidiana ma pure le efferate vicende politiche di quei giorni. Splendido romanzo di formazione in cui l’ironico e geniale Mabanckou rilegge la storia e ci riporta nel clima della guerra fredda ma da una prospettiva insolita, quella africana e restituisce la disillusione della decolonizzazione, e soprattutto interroga in profondità i rapporti di ieri e di oggi tra l’Europa e l’Africa, partendo dalla definizione stessa di francofonia. Attraverso parole piene di innocenza e ingenuità il giovane protagonista Michel cerca anche di capire e indagare sulle confuse vicende politiche e diventa, ancora una volta, il sapiente alter ego dell’autore. Mabanckou riesce ancora una volta a raccontare alla perfezione, con il consueto umorismo sornione e il gusto per il grottesco, un paese carico di contraddizioni e bellezza. Grazie alla sua scrittura la letteratura entra nel quotidiano, nella vita, anche nella più umile, ma pure nelle pieghe della grande Storia e il romanzo si trasforma in parola viva, in un linguaggio universale alla portata di ogni uomo.
Antonello Saiz