Per questa settimana, dalla mia cronaca dal bunker, dove sono ormai sigillato da circa tredici giorni, ho pensato che potevo, sempre alla mia maniera, raccontarvi di una bella riscoperta da fare. Raccontarvi di un libro uscito per Voland nel 2012 e che non ha avuto la giusta attenzione che meritava. Ma i libri belli, del resto si sa, non sono come le mozzarelle e non scadono mai. Anzi. In certi momenti complessi e particolari come questo possono anche tornare ad avere una nuova vita. Il libro che voglio andare a raccontare è stato recentemente protagonista di una mia diretta Facebook molto seguita e apprezzata, ma soprattutto divertente. Con un boa di struzzo color fucsia al collo ho raccontato il libro di Matthias Frings, edito appunto da Voland nel 2012, dal titolo L’ultimo comunista, tradotto magistralmente da Chiara Marmugi.
Nel romanzo ci troviamo catapultati nel secondo dopoguerra, dentro alla testa di un giovane intellettuale comunista. Un giovane intellettuale comunista e gay. Siamo a Berlino Ovest, nell’estate del 1980. Si racconta la vita di uno scrittore tedesco, Ronald M. Schernikau, nato nel 1961 e morto di AIDS poco più che trentenne. Ronald, comunista-leninista convinto, omosessuale dichiarato è in quegli anni autore di un romanzo shock autobiografico. Il romanzo, cominciato a scrivere quando lui di anni ne aveva solo diciassette, era stato pubblicato con il titolo di Romanzo di una piccola città e pubblicato con la casa editrice Rotbuch. La prima edizione andò esaurita nel giro di pochi giorni e raccontava, non senza ironia, la storia di un liceale e della sua presa di coscienza. Sono in sostanza le vicende biografiche di ragazzo gay, che Schernikau chiama b., nella DDR, la Repubblica Democratica Tedesca: il ragazzo si innamora di un compagno di classe e durante una gita scolastica questo rapporto cessa di essere platonico; ma la relazione naufraga perché l’amato prende codardamente le distanze e il protagonista, dopo lo scandalo che scoppia, si vede costretto ad abbandonare l’istituto. Solo apparentemente sembra essere una semplice storia di coming out, nella realtà è il preciso ritratto di una intera generazione e che solo dopo trentasette anni è stato pubblicato in Italia nel 2017 da L’orma editore con il titolo di Canzone d’amore da un tempo difficile.
Dopo la pubblicazione del libro Ronald Schernikau diventa la star del momento. A Berlino si era ritrovato a vivere dopo l’emigrazione della madre infermiera, fuggita dall’Est e che mai si era adattata a quell’Ovest tanto agognato. Ronald è il giovane astro nascente della letteratura tedesca di inizio anni ottanta, amico dell’autore/narratore, Matthias/Helmut, di qualche anno più grande. Giovane scrittore dal talento incredibile e dalla personalità esuberante e irrequieta e con una particolarissima storia familiare alle spalle. Nella Berlino trasgressiva e fricchettona di quegli anni, di giorno si occupa di politica e letteratura, e di notte diventa l’animatore ribelle e inquieto di locali e discoteche dove si esibisce in spettacoli di burlesque e di cabaret en travesti. Ronald che si traveste resta sempre un comunista che vive nell’Ovest capitalista e ha solo un grande desiderio: tornare a Berlino Est. E dunque, nel 1989, quando migliaia di cittadini della DDR scavalcano il Muro per emigrare a Ovest, solo una persona va nella direzione opposta: il nuovo passaporto dello scrittore Ronald M. Schernikau sarà l’ultimo emesso dalle autorità della DDR. Storia di un uomo particolarissimo e di un vero artista capace di oltrepassare ogni limite e trasgressione, e a cui è impossibile non affezionarsi. Pagina dopo pagina l’attenzione si sposta e si concentra solo sulla sua vita, sul suo passato, le sue scelte, la sua scrittura. Paradossalmente il libro di Matthias Frings, nel racconto di questa storia e di quegli anni berlinesi, diventa più potente e interessante, anche dal punto di vista sociologico sulla sessualità maschile, dell’autobiografia stessa di Schernikau. Pubblicato in Germania nel 2009 è arrivato in Italia dopo tre anni grazie alla dedizione e alla caparbietà della traduttrice, Chiara Marmugi, che aveva conosciuto a un Festival del libro a Dresda l’autore e dopo trenta pagine di lettura aveva deciso di tradurlo. Una biografia particolare, dove narratore e scrittore coincidono, e i fatti letterari sono vicende di vita vissuta. Leggendo queste pagine si intraprende un vero e proprio viaggio in un mondo lontano, trasgressivo e alternativo, controcorrente sempre e comunque. Praticamente diventa impossibile non lasciarsi catapultare in un universo di stelle cadenti e farsi trascinare nel clima folle di quegli anni. Sullo sfondo di una vicenda biografica, emerge potente e meravigliosa la Berlino fatta di letteratura e politica, controculture e party e cabaret in locali gay a metà fra il proibito e l’illegale. Storia trasgressiva di amori e sesso che nascono e muoiono nell’arco di un giorno solo. Storia di amicizie solide che nascono mentre altre vanno in frantumi. Storie di travestiti e regine, prime donne, politica, libri, lotte, contrasti con altri comunisti. Storie con l’AIDS che in quegli anni bussa potente alle porte e fa sentire il suo peso sullo spirito trasgressivo di questi giovani artisti. Matthias Frings, del resto, aveva raggiunto la notorietà proprio in quegli anni con un suo saggio dal titolo Amori. Maschi. Un manuale per chi è gay e per chi vuole diventarlo, che aveva scioccato l’opinione pubblica presentando per la prima volta l’omosessualità come una condizione normale.
Non è un caso che L’ultimo comunista fosse uno dei libri preferiti dal mio compagno. Ma io lo ho appreso solo dopo la sua morte e, avendolo letto in ritardo, ho capito anche tante cose su di lui. Consigliatissimo a tutti!
Antonello Saiz