«Dicono che lo sport invernale ha un effetto molto benefico sull’organismo. Questo, in effetti, è vero. L’ho provato io su di me. Quest’inverno sono stato un po’ male. Mi è passato l’appetito: non avevo nessuna voglia di mangiare. Mi è venuta l’insonnia. Ero anche dimagrito da far paura. Perfino le pulci non mi mordevano più. Quant’è vero che son qua. Il medico mi visita e mi fa:
– Lei – dice – ha i nervi scossi. Faccia del pattinaggio quotidiano, e tutto il suo sistema nervoso andrà via come niente. E le pulci ricominceranno a morderla.»
Michail Zoščenko, Racconti sentimentali e satirici, Quodlibet Compagnia Extra 2021
Domenica 20 giugno sulla pagina Facebook della casa editrice marchigiana Quodlibet, insieme alla slavista Giulia De Florio, abbiamo avuto un confronto con Manuel Boschiero e Cinzia De Lotto, i due curatori dell’edizione italiana di questa raccolta firmata da Michail Zoščenko. Sono racconti comico-umoristici scritti tra gli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso. A pubblicare la raccolta, nel dicembre 2020, la collana Compagnia Extra di Quodlibet, curata da Ermanno Cavazzoni. Il titolo è Racconti sentimentali e satirici, appunto, e si compone di sessantasei inediti, scelti da Sergio Pescatori, cui si deve inoltre la traduzione particolarmente vivace e aderente alla forma parlata originale.
La raccolta è anche un omaggio, sempre a Pescatori. Grande slavista e insegnante di lingua e letteratura russa in diverse università italiane, dopo aver dedicato molti studi all’opera di Zoščenko è scomparso prematuramente nel 2015, senza riuscire a pubblicare il frutto delle sue accurate traduzioni.
I curatori ci hanno spiegato come abbiano ricostruito l’idea originale dello studioso, prestando massima attenzione verso il suo lavoro lungo e minuzioso, e come siano riusciti a mettere mano e ordine fra le sue traduzioni dattiloscritte e manoscritte, dando infine un senso a un lavoro incompiuto e molto personalizzato.
Tenendo conto anche delle difficoltà legate alla specificità delle opere di Zoščenko e delle riedizioni dei diversi racconti, sono riusciti a regalare a noi lettori la possibilità di leggere un autore originale, unico nel suo genere, spesso paragonato a Gogol’, Bulgakov e Čechov.
Essendo riusciti a risalire alle edizioni utilizzate da Pescatori, nell’apparato finale hanno riportato la lista delle edizioni di riferimento, una nota, la cronologia della vita di Zoščenko e un ampio e articolato saggio di Pescatori dal titolo Significato di un nome che, in maniera molto istruttiva, traccia un profilo preciso dello scrittore.
Dopo esserci soffermati sulla figura, anche controversa, di questo autore russo, abbiamo messo in rilievo come, sin dai primi racconti, egli si riveli un maestro unico della forma breve, tanto che subito dopo la Rivoluzione russa, gode di grande notorietà tra il pubblico dei lettori.
I racconti, in genere usciti su riviste dell’epoca, coprono una ventina d’anni della sua produzione. Vanno dai primi anni Venti fino alla metà dei Quaranta, quando Zoščenko è costretto al silenzio dal potere. Troviamo sia racconti lunghi e stratificati sia racconti brevissimi che, con pochissimi dettagli, riescono a far ridere, per questa ragione incontravano sempre il favore del pubblico.
La motivazione di questo grande successo, è senza dubbio alcuno legato all’uso del grottesco e dell’ironia, ma anche alla potente arma dell’autoironia che rivolge verso sé stesso. Ironia che usa a piene mani per fare satira politica contro una nuova classe dirigente e così fotografare, in maniera irriverente e dissacrante, i cambiamenti della nuova società sovietica, dalla caduta dello zar alla presa del potere da parte dei Soviet e di Stalin.
La gente comune è la protagonista assoluta di questi testi: i fuori margine e i mendicanti burocratizzati, i contadini e la gente di umili origini.
Dentro queste narrazioni entrano, prepotentemente, nuovi personaggi tipici del regime. Come “i compagni cittadini” e i “capi caseggiato”, avari come non mai, che le cercano tutte pur di farsi pagare affitti più cari, offrendo in cambio stamberghe invivibili.
Narrazioni brevi o brevissime, dicevamo, che vedono alla ribalta la piccola borghesia, come anche la nobiltà decaduta fatta di principi e di aristocratiche signore viziate, di giovani che non riesco a trovare lavoro senza raccomandazione e di belle ragazze, che restano belle ragazze con relative vicende sentimentali. A questo si aggiungano i pochi quattrini, una realtà vasta di furti e piccole truffe, il diffuso timore delle denunce e delle delazioni e tante altre situazioni, anche deplorevoli e assurde, nel grande terremoto che ha rivoltato ogni cosa in Russia.
Saltano subito agli occhi le contraddizioni interne di un sistema formalmente nuovo, ma con meccanismi antichi. Già dal numero spropositato di personaggi incattiviti che popola questi racconti, vengono fuori il marciume, la corruzione e il malcostume della Russia sovietica.
Molto interessanti dal punto di vista sociologico, le vicissitudini di tutti questi personaggi comuni in cerca di una posizione da ricoprire nel nuovo organigramma politico.
La bellezza dei racconti è tutta nella modernità di un registro linguistico vivace e colloquiale, che rende ancora più potente la comicità feroce della penna di Zoščenko, pronta a vivisezionare miserie e ottusità del genere umano, rendendoli incredibilmente attuali, oltre che divertenti.
Ogni singola storia apre una porta per conoscere uno spaccato di vita di questa nuova Russia. Attraverso situazioni paradossali dei più poveri e dei meno privilegiati, ridiamo molto, ma la risata è spesso amara anzi, amarissima. Anche perché la morale dei racconti va, purtroppo, a intrecciarsi con la triste vicenda personale dall’autore.
Il racconto che chiude la raccolta, Le avventure d’una scimmia, fu il pretesto per il regime di esercitare in modo spietato censura e repressione.
L’autore già da tempo preso di mira a causa di una scrittura umoristica e satirica che dileggiava la società russa, viene escluso dall’Unione degli Scrittori, privato della tessera annonaria, emarginato dai giornali e dai teatri con i quali collaborava attivamente. Non gli fu più permesso di pubblicare e venne costretto oltre che a tacere, a una vita di povertà. Si guadagna da vivere lavorando in un laboratorio di calzature e come traduttore.
La storia di una scimmia che scappa dallo zoo e ne combina di tutti i colori, fino a quando il suo primo padrone riesce a rieducarla, viene citata durante una requisitoria del 1946 da un politico sovietico, per denunciare l’operato di un autore che non rispettava i canoni imposti dal regime.
Questo aneddoto assurdo sulla vita di Zoščenko, spiega anche quanto possa essere difficile scrivere se si devono escogitare metodi fantasiosi per superare lo scoglio di una censura terribile.
Leggete questa proposta di una casa editrice raffinata e di progetto come Quodlibet.⠀
Antonello Saiz