Facce bianche di vecchi impauriti che pensano di proteggere il mondo con un forcone, ma il loro mondo già non esiste più”. È la voce di chi ha perduto tutto, tranne la speranza che le parole possano costruire ponti verso un futuro di uguaglianza e libertà.
In uscita oggi per Bompiani, Gotico Americano, l’esordio da romanziera di Arianna Farinelli, professoressa universitaria al Baruch College della City University of New York, è un libro che parla in maniera magistrale degli enormi conflitti della società Americana. Le crisi familiari, la sessualità, il razzismo, l’immigrazione italiana, il fascino dell’Isis, sono la benzina che da vita alle vicende narrate.
La storia inizia la notte delle elezioni: Bruna, professoressa di Scienze Politiche in un college di New York, è tormentata all’idea di dover confessare un segreto, che potrebbe mettere alla prova la solidità della sua famiglia. Ma è pure la storia di un ragazzo, un suo giovane studente afroamericano, Yumus, che decide di lasciarle un memoriale, dando vita ad una storia dentro la storia. L’intenzione di smascherare la violenza e le ipocrisie delle democrazie occidentali lo porteranno a solidificare il suo disprezzo per la società in cui vive. Questo sarà la scintilla che farà scattare in lui il desiderio di rivalsa. Lo stesso desiderio che lo porterà a calarsi sempre più dentro il baratro dell’estremismo religioso, alla ricerca di un’appartenenza. Un radicale tentativo di innamorarsi di qualcosa di vero, in una Manhattan in cui si cammina in solitudine, alla ricerca di una realtà che fornisca un buon motivo per vivere.
Spesso l’errore del pensiero comune non è la mancanza di informazione, ma l’uso che si fa delle informazioni che si hanno. Farinelli, lo sa molto bene, ed è per questo motivo che ci prende per mano e ci accompagna in un viaggio alla scoperta di un America austera e impietosa, che sostiene quasi sempre posizioni inamovibili, dure e spietate. Solo grazie alle diversità tematiche dei personaggi e alla loro marginalizzazione riusciamo a guardare con lenti diverse il mondo, cercando di rompere il perbenismo e l’ipocrisia occidentale, Farinelli fa cadere il velo, rivelando la pericolosità della società in cui viviamo.
Di seguito un estratto in esclusiva per Satisfiction.
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Gli abitanti della città di Ninive erano idolatri e vivevano una vita dissoluta. Allora Allah decise di mandare loro il profeta Yunus per indurli alla conversione. Ma gli abitanti di Ninive non vollero ascoltarlo. Malgrado Yunus cercasse di convincer- li della futilità della loro idolatria e della bontà delle leggi di Allah, loro continuavano a ignorarlo. Yunus li avvertì che se avessero continuato a adorare falsi dei, Allah li avrebbe puniti. Ma invece di temere la punizione di Allah, loro gli risposero che non avevano paura delle sue minacce. E così il profeta, arrabbiato, decise di lasciarli al loro destino e partì da Ninive con il timore che il castigo di Allah sarebbe arrivato a breve. Dice il Corano: ricordati di Yunus quando se ne andò arrabbiato pensando che Allah non lo avrebbe punito. Quante disgrazie gli sono capitate!
Yunus era da poco partito dalla città che il cielo cambiò colore, sembrava che bruciasse. A quella vista gli abitanti di Ninive cominciarono ad aver paura. Conoscevano bene il destino che era toccato in sorte al popolo di ‘Ād, Thamūd e Noè. Lentamente la fede arrivò a toccare i loro cuori. Allora salirono sulla montagna e cominciarono a implorare la misericordia e il perdono di Allah. La montagna echeggiava i loro lamenti. Allah, vedendo che quel pentimento era sincero, rinunciò al suo castigo e mandò loro la sua benedizione. La tempesta che li minacciava si allontanò e gli abitanti di Ninive pregarono per il ritorno di Yunus.
Nel frattempo, Yunus era salito su una piccola imbarcazione e aveva navigato tutto il giorno in acque tranquille in compagnia di altri passeggeri. Quando arrivò la notte, il mare improvvisamente cambiò. Una terribile tempesta si abbatté sull’imbarcazione minacciando di ridurla in pezzi. Dietro la barca una grossa balena tagliava l’acqua con la bocca. Allah le aveva ordinato di emergere dal fondo del mare e seguire l’imbarcazione. La tempesta continuava e il capitano ordinò all’equipaggio di liberarsi della zavorra. Buttarono in mare tutto il bagaglio, ma questo non fu sufficiente. Allora decisero di alleggerire il peso gettando in mare uno dei passeggeri. In questo modo pensava- no che avrebbero placato l’ira degli dei. “Sorteggeremo il nome di chi verrà gettato in mare,” disse il capitano.
Anche Yunus, che non credeva a quelle superstizioni, fu costretto a partecipare al sorteggio e fu proprio il suo nome a essere estratto la prima volta. Ma il capitano e il suo equipaggio non volevano gettarlo in mare. Sapevano che era il più giusto tra loro. Allora decisero di ripetere il sorteggio una seconda volta e poi una terza, ma era sempre il nome di Yunus a essere estratto. Dunque, la decisione era presa. Yunus doveva essere gettato in mare. Il profeta salì sul ponte dell’imbarcazione e guardò la tempesta abbattersi furiosa intorno a lui. Era buio. Una nebbia nera oscurava le stelle. Capì in quell’istante che c’era la mano di Allah in tutto quello che stava succedendo. Yunus aveva abbandonato la missione senza il suo permesso. Così, accettando la decisione di Allah e invocando il suo nome, si tuffò nel mare in tempesta e sparì in mezzo alle onde. In quel momento arrivò la balena e lo inghiottì. I suoi denti si richiusero su di lui come le sbarre di una prigione, poi la balena sparì negli abissi. In quel momento tre strati di oscurità avvolsero Yunus, uno sull’altro. L’oscurità dello stomaco della balena, l’oscurità del mare, e l’oscurità della notte. Yunus inizialmente credette di essere morto, poi si rese conto che riusciva a muoversi. Pensò allora ad Allah e invocò il suo nome. “La ilah illa anta subhanaka inni kuntu mina’z-zalimin. Non c’è altro Dio all’infuori di Te, Gloria a Te. Sono stato un ingiusto.” Yunus continuò a pregare Allah ripetendo questa invocazione. La balena, sentendo le sue preghiere, capì di aver inghiottito il profeta. Anche Allah udì le invocazioni di Yunus e vide il suo pentimento sincero. Allora ordinò alla balena di risalire in superficie.
Il profeta fu scaraventato fuori dal ventre della balena e approdò su un’isola remota. Era salvo, ma soffriva. Il suo corpo era coperto degli acidi dello stomaco della balena e quando il sole si fece alto la sua pelle cominciò a bruciare. Yunus continuò a ripetere le sue invocazioni. Allah allora fece crescere una pianta di zucca per ripararlo dal sole e dare sollievo al suo dolore. Allah disse a Yunus che se non fosse stato per le sue preghiere sarebbe rimasto nel ventre della balena fino al giorno del giudizio. Yunus tornò a Ninive e fu accolto con gioia dalla sua gente, e insieme ringraziarono Dio per la sua misericordia. Il profeta Muhammad ha detto: “Nessuno dovrebbe mai dire di essere migliore di Yunus.”
***
“La storia è finita. È ora di dormire.”
Bruna si china sul figlio. Lo bacia sulle palpebre come ogni sera. Gli passa una mano sulla fronte. Gli accarezza la testa riccia e gli soffia un po’ d’aria tra i capelli arruffati. Mario ha deciso di non tagliarli più e negli ultimi mesi sono cresciuti fino a lambirgli le spalle. Bruna gli abbottona il pigiama con gli unicorni rosa e gli rimbocca con cura le coperte. Poi fa per alzarsi, ma la sua mano viene trattenuta da quella del figlio.
“Rimani ancora un po’.”
Bruna è stanca e vorrebbe stare da sola ma torna a sedersi sul bordo del letto. Minerva dorme già, girata su un fianco, le ciocche di capelli neri aggrovigliate sul cuscino come serpenti nella cesta di un incantatore. Il libro che stava leggendo le dev’essere scivolato dalle mani ed è rimasto aperto a una pagina a caso, circa a metà.
“Ti aspetterò sveglia, così mi racconterai com’era la televisione.”
Ma Bruna è rincasata troppo tardi. Midtown era paralizzata dal traffico per le feste elettorali dei due candidati, entrambi con il discorso della vittoria in mano. E Minerva si è addormentata. Tom, il marito di Bruna, è rimasto a cena fuori con alcuni colleghi dell’ospedale. I bambini hanno cenato da soli. Minerva ha riscaldato la zuppa di pollo, riordinato la cucina e obbligato suo fratello a lavarsi i denti. Poi si è seduta di fronte alla Cnn per seguire i risultati delle elezioni. Mario si è messo a sfogliare un libro di fotografie di Irving Penn e si è addormentato sul tappeto, la faccia schiacciata sul ritratto di Pablo Picasso che sembra guardarlo da sotto il cappello.
Si è fatto tardi. Alla Cnn il colore della Pennsylvania è passato dal bianco al rosa. L’Ohio è già rosso da un’ora così come la Carolina del Nord. C’è molta attesa per la Florida. Ma anche quel grosso pene a riposo accarezzato dalle acque calde del Golfo del Messico, quella immensa sala d’attesa dell’aldilà per milioni di americani in pensione, di lì a breve diventerà rosso come la gran parte del Paese. Alla Cnn, la faccia gioviale di Van Jones si è fatta sempre più cupa. Prima della fine della trasmissione, l’opinioni- sta afroamericano piangerà di fronte alle telecamere chiedendosi tra i singhiozzi come fare a spiegare tutto questo ai suoi figli.
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