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Arkadij e Boris Strugackij anteprima. Lo Scarabeo nel formicaio

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Un esperimento particolare: “Persone intelligenti, per pura curiosità scientifica, hanno introdotto uno scarabeo nel formicaio e con grande diligenza registrano tutte le sfumature della psicologia delle formiche, tutti i particolari della loro organizzazione sociale… E le formiche sono spaventate a morte, le formiche corrono di qua e di là, sono preoccupate, sono pronte a dare la vita per il formicaio natio, e non si rendono conto, poveracce, che lo scarabeo alla fine striscerà fuori dal formicaio e riprenderà la sua strada, senza aver fatto il minimo danno…”

Il carattere di uno scienziato: “La lotta per l’abbattimento di tutte le barriere, di qualsiasi tipo, sulla strada della diffusione delle informazioni scientifiche era diventata proprio la sua idea fissa. Aveva una vivacità straordinaria e un’energia inesauribile. I suoi contatti nel mondo scientifico erano innumerevoli e gli bastava sentire che i risultati di un promettente studio erano stati accantonati per andare in bestia e sforzarsi di svelare, smascherare e strappare i veli”.

Un cane parlante: “Solo i terrestri ci chiamano Testoni. I degenerati del Sud ci chiamano vampiri. Mentre alla foce del Serpente Azzurro ci chiamano seccatori. E sull’Arcipelago, czechu… una parola che non ha un corrispondente in russo. Vuol dire ‘chi abita sotto terra ed è capace di soggiogare e uccidere con la forza del suo spirito’”.

È in libreria Lo Scarabeo nel formicaio di Arkadij e Boris Strugackij (Carbonio 2024, pp. 256, € 18,50 con traduzione di Claudia Scandura).

Arkadij (1925-1991) e Boris (1933-2012) Strugackij sono considerati tra i più importanti scrittori russi del ’900. Le loro opere sono state tradotte in molte lingue, ricevendo ampi riconoscimenti. Tra i libri usciti in Italia: Picnic sul ciglio della strada (dal quale Andrej Tarkovskij ha tratto il film Stalker) e, pubblicati da Carbonio, La chiocciola sul pendio, La città condannata, L’isola abitata, L’albergo dell’alpinista morto e Destino zoppo. In Russia è uscita l’opera omnia in 33 volumi.

Maksim Kammerer, collaboratore del comcon-2, la Commissione di Controllo che vigila sullo sviluppo scientifico e la sicurezza della Terra, riceve una convocazione urgente per una missione altamente riservata: deve trovare Lev Abalkin entro cinque giorni. Abalkin, un ex membro del loro gruppo, è scomparso improvvisamente. Maksim inizia le sue indagini fingendosi un giornalista, cercando di ricostruire la vita recente e le connessioni di Abalkin. Quest’uomo suo malgrado era un ‘progressore’, un facilitatore per l’evoluzione delle razze aliene e si occupava anche di sicurezza umana.

Mentre Maksim esplora il passato di Abalkin, scopre sempre più dettagli su un segreto potenzialmente pericoloso.

È un romanzo accattivante con uno stile non scontato che mantiene l’attenzione del lettore durante l’indagine accurata di Maksim.

Lo Scarabeo nel formicaio è un libro che affronta il timore atavico del rapporto con l’ignoto e allo stesso tempo il dovere di diffidare delle intenzioni di chi non si conosce quando c’è in gioco la sopravvivenza della specie.

Per Maksim, Abalkin non è solo un individuo da trovare, ma un uomo da comprendere e forse salvare. Questa missione trasforma il libro in un romanzo che si interroga sulle questioni filosofiche e morali, mettendo in evidenza il pericolo dell’amoralità in qualsiasi civiltà che minacci la libertà individuale.

Carlo Tortarolo

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Alle tredici e diciassette Sua Eccellenza mi convocò. Non alzò gli occhi su di me, perciò vidi soltanto il suo cranio calvo, coperto di lentiggini senili, cosa che indicava un alto grado di preoccupazione e scontentezza. Non era un mio problema.

Siediti”.

Mi sedetti.

Bisogna trovare una persona” disse, e fece una pausa. Lunga. Corrugò la fronte con rabbia, accartocciandola tutta. Sbuffò. Si poteva pensare che non gli fossero piaciute le sue stesse parole. La forma o il contenuto. Sua Eccellenza adora la precisione assoluta nelle formulazioni.

Chi, di preciso?” chiesi, in modo da riscuoterlo dal suo torpore filologico.

Lev Vjačeslavovič Abalkin. Progressore. È partito l’altro ieri per la Terra dalla base polare di Sarakš. Sulla Terra non si è registrato. Bisogna trovarlo”.

Tacque di nuovo e per la prima volta sollevò su di me i suoi occhi tondi, di un verde innaturale. Era chiaramente in difficoltà, perciò capii che si trattava di una cosa seria.

Un progressore che non ritenga necessario registrare il proprio ritorno sulla Terra compie, a rigore, un’infrazione alle regole, ma per suscitare l’interesse della nostra Commissione, e addirittura di Sua Eccellenza, ci vuole ben altro. Eppure, Sua Eccellenza era palesemente a disagio, tanto che avevo la sensazione che da un momento all’altro si sarebbe appoggiato allo schienale della poltrona, avrebbe addirittura sospirato di sollievo e avrebbe detto: “Va bene. Scusa. Me ne occuperò io personalmente”. Casi del genere si erano già verificati. Raramente, ma si erano verificati.

Ci sono ragioni per supporre” proseguì Sua Eccellenza “che Lev Abalkin si nasconda”.

Quindici anni fa avrei chiesto avidamente: “Da chi?”, ma erano trascorsi ben quindici anni, e il tempo della curiosità era passato da un pezzo.

Devi trovarlo e riferire a me” continuò Sua Eccellenza. “Nessun ricorso alla forza. Anzi, nessun contatto in assoluto. Devi trovarlo, tenerlo sotto controllo e riferire a me. Niente di più e niente di meno”.

Cercai di cavarmela annuendo con l’aria di chi aveva capito, ma lui mi fissò in un modo tale che ritenni indispensabile ripetere l’ordine lentamente e meticolosamente.

Devo trovarlo, tenerlo sotto controllo e riferire a lei. Non devo in nessun caso cercare di fermarlo, farmi vedere e men che meno parlargli”.

Esatto” disse Sua Eccellenza. “Ora viene il seguito”.

Infilò la mano nel cassetto laterale della scrivania, laddove un qualsiasi addetto ai lavori tiene la cristalloteca informativa, e ne tirò fuori un oggetto enorme, il cui nome all’inizio mi venne in mente in lingua honti: zakkurapija, che tradotto letteralmente significa ‘contenitore di documenti’. Solo quando posò questo contenitore davanti a sé sul tavolo e vi poggiò sopra le dita lunghe e nodose, mi venne in mente: “Cartella portadocumenti!”.

Non ti distrarre” disse severo Sua Eccellenza. “Ascoltami bene. Nessuno della Commissione sa che mi interesso a quest’uomo. E non si deve sapere. Di conseguenza, lavorerai solo. Niente aiutanti. Tutto il tuo gruppo lo passerai a Claudio, e farai rapporto a me e soltanto a me. Senza eccezioni”.

Devo confessare che rimasi molto colpito. Una cosa del genere non era mai successa. Sulla Terra non mi ero mai imbattuto in un tale livello di segretezza. E, a essere sinceri, non immaginavo nemmeno che fosse possibile. Per questo mi permisi una domanda piuttosto sciocca: “Cosa vuol dire ‘senza eccezioni’?”.

Senza eccezioni in questo caso vuol dire semplicemente ‘senza eccezioni’. Ci sono altre persone informate della faccenda, ma, visto che non le incontrerai mai, praticamente è come se solo noi due ne fossimo al corrente. Ovviamente, nel corso delle ricerche dovrai parlare con molta gente. Ogni volta dovrai raccontare una storiella. Vedi di inventartele tu. Solo a me non dovrai dire storielle”.

Sì, Eccellenza” risposi mite.

Andiamo avanti” continuò. “È chiaro che dovrai cominciare dalle persone legate a lui. Tutto quello che sappiamo si trova qui” batté il dito sulla cartella. “Non è molto, ma è sufficiente per cominciare. Tieni”.

Presi la cartella. Sulla Terra non ne avevo mai vista una simile. La copertina di plastica sbiadita era chiusa con un lucchetto metallico, e sopra era tracciato in rosso carminio: lev vjačeslavovič abalkin. E sotto, chissà perché, c’era scritto 07.

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