Nella nostra età laica e liberale età, la Bibbia e i classici spesso finiscono per avere una cattiva reputazione.
La Bibbia rappresenta tutto ciò che la modernità non è, mentre i classici sono spesso maliziosamente liquidati come fantasie arroganti di gente del passato. È una grossolana semplificazione e basta guardare l’ultimo numero del New Yorker, che contiene un lungo saggio del critico Adam Kirsch su una lista di nuovi libri su Roma che mostra come i lettori liberal abbiano ancora interesse verso l’antichità.
Ma ciò che colpisce di più di recente è il caso di due importanti scrittori liberal – Marilynne Robinson e Mary Beard, che hanno pubblicato due articoli di recente sul patrimonio culturale di Atene e Gerusalemme. La tesi di Robinson non è basata tanto sul fatto che molti grandi scrittori, da Dostoevskij a Faulkner, abbiano accennato alle storie bibliche. Ma su come la nostra conoscenza sia già intrisa di riferimenti alle sacre scritture.
(Eric Herschthal, The Jewish Week, 5 gennaio 2012)