Ti voglio come una cicatrice che non va più via. Luce chiara che prepara lo sguardo alla normalità del giorno dopo l’eccesso dell’alba. Oltre l’aurora. Tu sei il metronomo che scandisce il tempo dentro la musica. Monica Armillei
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Passeggiamo di notte. Gli occhi neri sciolti nel buio Le nostre parole, farfalle che ignorano il tempo. Al ritorno del giorno, seduti sui marciapiedi, saremo ebbri di questi anni passati come nuvole. Monica Armillei
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Cullata dal canto della pioggia, la carne arresa alla stanchezza, la bocca morbida in un ristoro dimenticato. Tra i capelli il serto dell’armonia. Ho aperto gli occhi e ho compreso che nell’incanto del sonno ti stavo cercando. Volevo essere sveglia per pensarti con ogni parte del mio corpo. Monica Armillei
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La casa della mia infanzia fu un castello di luce. Il muro di pietre dove il verde delle lucertole sfidava l’erba parietaria. Le voci gioiose e i ciliegi fioriti come spose. Oggi siamo vecchi reduci di guerre perse sul fronte della realtà.
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Il mio rischio peggiore sono io L’attrazione per il sasso che infrange l’acqua e nei cerchi cerca il fondo misurando la profondità che separa il reale da questa danza in cui si compie un destino.
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Sfido i mari e affronto le tempeste delle mie paure senza obbedire a rotte segnate. Come un piccolo veliero di carta, circumnavigo la vita Io bambina con un mappamondo antico nella testa.
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Forse è un sabato questo giorno lento privo di suono. Anticipo la notte nel desiderio di buio. Segreto bisogno di pace la Luna che intravedo oltre la tenda di lino.
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Salomè danza mentre cerco gli occhi del Re per essere scelta. Il mio corpo è il settimo velo che mi separa dalla Poesia.
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È la memoria delle rondini questa struggente malinconia che costringe le ali a sfidare il cielo in un volo già segnato.
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Questo è il tempo che tollera l’oltraggio dell’aratro per fare della terra una culla di tenerissima attesa. E l’impeto della luce travolge nel desiderio di vita.
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