La mia casa ha radici ostinate nelle terre più nere. Geme di notte, d’ottobre piange la sera. È Itaca che attende il ritorno. La mia casa è un rifugio all’ombra di foglie, sui rami alti che ambiscono al cielo. È ancora il gioco perfetto di me bambina. Aspetta le voci all’alba quando la luna resiste…
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Sono follemente attratta da chi veste l’abito della stranezza e si denuda sulla piazza dell’abitudine stanca della vita. Io voglio l’entusiasmo, il delirio dei matti che amano oltre le convenzioni. La vita stravissuta nella contemplazione della Bellezza fedele a se stessa,nella mutevolezza, nell’estasi dello strazio, dell’eccesso dei sensi.
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Madre di me stessa, nel mio liquido amniotico vivo esistenze come quadri. Film muti. Scrivo parole scarne per adornare i vuoti e mi invento medico di ogni male per addolcire la malinconia degli autunni. Avrei voglia di partire per valutare la distanza dal quotidiano. E mi chiedo se la ricerca dei tuoi occhi è un…
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Soldati al fronte di guerre combattute sui marciapiedi. Creature delicate come origami. Per loro ho arato i campi minati del pensiero, sotto cieli stellati e lune piene ad illuminarmi.
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Regalami una panchina, una tregua per perdere lo sguardo sotto questo cielo fitto di foglie. Porta i tuoi colori. Io il blu oltremare delle mie contraddizioni. Dei miei controcanti. L’incanto della sinergia. La gratitudine dei perdoni. E poi di nuovo soli ognuno verso la propria via.
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Il tuo nome è una lenta preghiera che di notte la mia bocca recita mentre il corpo ti anela. Il tuo nome è il morso che morde il cavallo quando la briglia lo frena. Nella mia gola il tuo nome trionfa quando mi possiedi nell’anima rendendo la mia carne uguale alla tua.
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Piove scavando rive d’approdo sui vetri e nei naufragi delle nostre storie. La pioggia è solo una nuova stagione. Speranza e osmosi d’amore.
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Di notte si affollano le stanze del cuore di volti amati perduti. Le voci come onde arrivano e vanno evocando ricordi. Attendiamo la luce nella veglia pacata che anticipa il giorno.
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Mi pare vederti arrivare. Scomposto. Stanco. Gravato dal peso delle tue armature. Maddalena in ginocchio ti laverà i piedi con il profumo delle ginestre. Ti accarezzerà pronunciando preziose preghiere. Se tu torni, torna la Pace.
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Il mio mare mai sazio confonde le acque, ridisegna l’orizzonte oltre lo sguardo e col cielo lo unisce. Approdo sulle rive dell’estasi dopo l’eterno tumulto mentre il canto del gallo fa un nuovo giorno. Così finché l’ora scivola contro la forza del vento.
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