Barbara Buoso con Padre terra ci racconta il Polesine, terra di fatica e di ancestrale memoria, dove la vita scorre e si scuote nella vertigine di un racconto arso dal ricordo e dalla sofferenza del suolo nel generare vita nuova e perché questo avvenga viene lasciata andare la vita precedente che, nonostante tutto, rimane nel suono, nei codici di una terra dove ogni cosa richiama coloro che l’hanno vissuta a rimanervi attaccati, radici forti che ogni stagione si rinnovano.
Uscito con Fernandel editore, Padre terra è un romanzo magico, non solo di quel realismo magico che tanto invochiamo, c’è dell’altro, è un omaggio alla natura, alla speranza attaccata a mani callose, a tutte quelle volte che abbiamo alzato gli occhi al cielo per cercare in dono il desiderio di armonia, il tentativo dell’uomo di ricongiungersi, in equilibrio con il mondo.
Giovanni nasce e la madre Rosalba che lo ha tanto desiderato se ne va, lasciando che sia Primo, il padre, ad occuparsi di lui. La madre consegna al padre quel figlio tanto amato e voluto. E Giovanni cresce imparando dal padre l’amore per la terra mentre la madre insegna al piccolo il linguaggio della natura è un linguaggio strano, ma per il piccolo Giovanni è naturale lo porta inevitabilmente ad essere diverso nel mondo degli uomini.
Sarà la prova dell’entrata nell’età adulta, l’uccisione del maiale, a permettere a Giovanni di decidere cosa è giusto fare. Sono i due linguaggi, quello degli uomini e quelli della natura che si confrontano guardandosi negli occhi e Giovanni potrà scegliere al quale dare ascolto senza rinnegare mai l’amore per il padre, senza perdere mai però di vista il cielo.
La scrittura di Barbara Buoso è alta, nel vero senso del termine, va in alto e riecheggia “ora non aveva più protezione dal boato dell’assenza” e torna alla terra per farci immergere in profumi e suoni, in disperazione e speranza “sarebbero risorti l’anno successivo, la vita sarebbe tornata, anche se lui non riusciva più a sentire i movimenti della natura”.
Una scrittura che prende forza dalla civiltà contadina. Una scrittura che si mette in ascolto del linguaggio arcaico di quelle forze che non sono oscure, ma sono invece l’anima profonda del nostro vivere. Barbara Buoso ha fatto una scelta grande, e ha vinto la scommessa. Si è messa a disposizione con la sua scrittura, non di un mondo che non c’è più, ma piuttosto di un universo che ha la sua memoria e che ritorna a noi solo quando siamo in grado di assumerci la responsabilità della vita dell’altro. E solo con un amore semplice forse possiamo farlo. Un amore che non richiede appagamento o compensi ma che sappia ascoltare. “Avanti!”disse ai compagni con le braccia che si agitavano vorticose, “salite sulle seggiole anche voi, bisogna prendere la rincorsa, il tempo è arrivato, l’aria è tersa, possiamo alzarci in volo. Possiamo finalmente librarci nei cieli!”.
A noi, che leggiamo, non rimane che lasciarci trasportare dalle parole della Buoso, parole che sanno di buono, come un dolce fatto in casa. Parole che se le lasciate fare ci prendono dentro come poche scritture sono capaci.
Maria Caterina Prezioso
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Padre terra/Barbara Buoso/Fernandel/ pp.133/13,00 €