Michael Caine ha appena annunciato il suo ritiro dalle scene (per stare coi nipotini ma anche, purtroppo, per un problema alla spina dorsale che gli crea problemi a camminare e perché ha iniziato a scrivere… si sente uno scrittore, e ha già pronti all’attivo due romanzi non ancora in pubblicazione) ma nel frattempo esce in sala con un film — Best Sellers di Lina Roessler (2020) — dove interpreta proprio un autore da best seller… — uscita in realtà ritardata dal covid19 perché doveva accadere al 71’ Festival Internazionale del cinema di Berlino – la Berlinale, tra il 1 e il 5 marzo, che invece causa restrizioni pandemiche ha avuto forma solo virtuale.
Il film era presente nella sezione Berlinale Specials, insieme tra gli altri al nostrano Pietro Marcello, con il toccante documentario Per Lucio su Lucio Dalla — uno dei suoi miti, dice il regista.
*E speriamo che non ricapitino altre Berlinali virtuali e altri lockdown, per quanto alcuni paesi vicinissimi come la Lettonia o la Russia stiano già sperimentando nuove chiusure e restrizioni alla libertà di movimento per l’alto numero di contagi in crescita.
Ma per tornare a Best Sellers, già uscito in Usa e Uk il 17 settembre 2021, e in uscita o uscito in tanti altri paesi che al momento non includono l’Italia (Germania, Francia, Grecia, Portogallo, Islanda, Turchia, Australia, vari paesi in Latinamerica e Israele), Best Sellers è una commedia dopotutto fiacca e un po’ scontata che riesce però a decollare … e volare anche abbastanza alto, gr@zie alle superlative performance dei due protagonisti, e di tutti i — volutamente pochi … il film è un ‘piccolo’ film, per fortuna — personaggi di contorno (su tutti la spiritosa Ellen Wong e il teatrale Luc Morrisette, presente con un fulminante cammeo).
Diretto da una giovane filmaker canadese, anche attrice (che lo dedica al padre) Lina Roessler (classe 1985) reduce dalla vittoria di tantissime fellowship e piccoli awards che le hanno permesso di arrivare a questo meritato e comunque ambizioso debutto nel lungometraggio… e scritto da un altrettanto giovane reduce da premi e borse di studio/lavoro, Anthony Grieco, il film tramite l’ennesima — ma a suo modo inedita — variazione sul tema “relazione tra maestro e pupill@” illustra in modo anche un po’ inquietante — per chi appartiene come me alle prime, ma forse anche per l’altro gruppo — quanto le generazioni Millennials e affini abbiano bisogno per percepire il portato e il senso della ribellione allo status quo o della ribellione tout court, di appoggiarsi sulle spalle delle generazioni precedenti, in particolare quelle a loro volta ormai quasi archetipizzate, che hanno visto gli anni 60-70.
Michael Caine è Harris Shaw uno scrittore alcolizzato, molto misantropo e molto incazzoso (ma ovviamente simpaticissimo) che non pubblica nulla da quarant’anni ma quarant’anni prima aveva pubblicato un capolavoro, Atomic Autumn, Autunno atomico — di cui però sapremo pochissimo – di sostanziale – lungo il film, prima grossa pecca dell’opera e sintomo di una certa evanescenza dello script.
Harris, però, lapsus, quarant’anni prima aveva anche firmato un contratto che lo impegnava con la casa editrice Stanbridge, per un altro libro, e l’erede rimasta, la figlia del suo ex editor e editore, Lisa Stanbridge, ora che l’azienda di famiglia naviga in cattive acque… arriva a reclamargli il dovuto.
Questo lo spunto da cui parte la storia che diventerà un duetto caustico, demenziale, romantico, labiale, dentale, sempre battutaro e con alcuni intensi sguardi… tra Harris e Lisa, impersonati appunto da Caine e da una bravissima Aubrey Plaza — attrice e cabarettista statunitense dopotutto poco nota in Italia — che riesce a giocarsi – restando sempre in uno stato di emotività trattenuta – una gamma sorprendente di possibilità espressive.
Escludendo il recente Youth di Paolo Sorrentino (2015), una versione fin troppo rimbambita de La Montagna incantata di Thomas Mann comunque interessante… ricordo almeno un altro tandem intellettuale tra un Caine molto ubriaco e una sua giovane inesperta (ma brillante) pupilla — e sto pensando all’involontariamente – qui – demenziale — Rita, Rita, Rita, film inglese del 1983 diretto da Lewis Gilbert su soggetto e sceneggiatura originali di William Martin Russell.
Caine era un professore universitario pissed, disilluso e sempre ubriaco che si innamorava platonicamente di una sua studentessa ex shampista proveniente da dei generici “bassifondi” poco credibili e ancor meno interessanti (non pensate al Free Cinema).
Là le performance, pur eccezionali, non bastavano, e il film naufragava nel kitsch rosa più patetico e mangiasbadigli.
*È giusto ricordare che Rita, Rita, Rita (in originale Educating Rita) aveva vinto un Bafta come Miglior Film (oltre ai premi per le migliori interpretazioni a entrambi i protagonisti, Michael Caine e l’energica ed energetica Julie Walters che qualcuno avrà poi riconosciuto in Harry Potter) e ricevuto una pioggia di prestigiose nomination a Oscar, Golden Globe, e altro, sempre nelle categorie più importanti, a riprova che la “ciecatura” — anni 60 e 70 permettendo — non è una prerogativa del solo Ventunesimo Secolo.
E in ogni caso, Michael… ripensaci!
di Silvia Lumaca
*Lo vedremo comunque in almeno altri tre film già annunciati, e possiamo sempre ritrovarlo nelle sue interpretazioni precedenti, che – tutto considerato – veleggiano verso il numero di 200… (e Best Sellers è disponibile on line on demand).