Nella lista dei grandi autori americani mai pubblicati in Italia, fino a qualche giorno fa, alla lettera R avreste trovato Bill Roorbach, scrittore originario del Maine, sulla settantina; nelle foto sui social lo riconoscete per il pizzetto bianco alla D’Artagnan e per i paesaggi di campagna, i cieli azzurri che fanno da sfondo alle sue frequenti gite all’aria aperta. Vita fra i giganti, il romanzo di punta di Roorbach, è arrivato da noi dodici anni dopo la sua prima uscita, con Mattioli 1885 e la traduzione di Nicola Manuppelli. È fondamentalmente una storia di segreti e di occasioni mancate.
Il protagonista si chiama David Mochmeyer, detto Lizard (lucertola). David è alto due metri ed è un promettente giocatore di football. Ha una sorella bipolare, Kate, fidanzata con un professore con il doppio dei suoi anni; una madre ex campionessa di tennis e un padre arrestato dall’FBI non si sa per cosa. Siamo nei primi anni Sessanta: John Kennedy è passato a miglior vita e la rivoluzione sessuale sta per affacciarsi anche nei piccoli sobborghi del Connecticut come High Side, abitato dai Mochmeyer e da Sylphide, la ballerina più famosa del mondo, sposata con la nota rockstar Dabney Stryker-Stewart. Gli incroci pericolosi, altre volte pruriginosi, tra i Mochmeyer e i loro dirimpettai sono la parte più consistente della storia, che attraverso le figure di David e di Sylphide, il miglior personaggio del romanzo per la sua fascinosa ambiguità da troia angelica, ci riporta alle iniziaziazioni di certe opere di Updike o di Philip Roth. Uno dei temi del romanzo è il confronto tra il mito della forza e della competizione (David diventerà un discreto quarteback, sua sorella Kate seguirà invece le orme della madre nel circuito tennistico a Yale) e la moderazione, la tenerazza, l’equilibrio della danza. Ma anche l’incontro tra diverse sensibilità di vita. Due mondi che si intersecano nei passaggi più lussuriosi, nei vorrei ma non posso della circe Sylphide, e negli approcci goffi del marcantonio David con un’altra giovane ballerina, Emily.
Il tempo del romanzo è fluido, ieri e oggi si alternano senza sosta anche negli stessi blocchi, ma la linea di demarcazione è tragica e netta: i genitori di David saranno ammazzati per una delle tante questioni irrisolte che accompagneranno il lettore fino alle ultime pagine. Nella seconda parte David lascerà il football per aprire un ristorante vegetariano (qui la trama perde il focus iniziale e rischia di sfilacciarsi in una direzione confusa), ma Emily e Sylphide, le giornate a High Side nella grande dimora delle star, il ricordo della danza e di quella leggerezza proibita, non lo abbandoneranno mai. Vita fra i giganti ha il sapore di quei classici della letteratura in cui l’eleganza dei gesti, l’arte e la sua sublimazione si scontrano con le più efferate vicende del denaro e del ricatto. Una storia d’amore e di delitti con molti enigmi da chiarire. Finalmente Roorbach.