Biró (o biroconlaccento) più che una rivista è uno spazio letterario dove si può trovare una vasta pluralità di io narranti con rubriche originali (storiviste), racconti a tema ed eventi dove ognuno porta il proprio sguardo sulla realtà e una propria firma. Sotto l’intervista alla redazione.
Michele Crescenzo
#
Cosa ti/vi ha spinto a creare una rivista letteraria? E quanto tempo fa è successo?
Era il lontano settembre 2019, una vita fa, quella ante pandemia. All’epoca si poteva pensare di partecipare spensierati a eventi, mostre, incontrare gente e conoscere nuove realtà. A quel tempo vivevamo un senso di insofferenza, quella pulsione nello stomaco di chi sente di aver
sbagliato direzione. Finché questa insoddisfazione si è trasformata in un’incessante voglia di rivalsa e un pensiero si è affacciato e non ci ha più mollate: se l’hanno fatto gli altri, perché
non noi?!
Così è nata biroconlaccento, la nostra rivista che amiamo chiamare spazio letterario, è il nostro modo per cercare una strada, un posto dove sentirci più a nostro agio con le cose che
vogliamo fare, che ci piacciono veramente e che ci fanno stare bene anche quando è tutto un po’ incasinato.
Ci viene in mente Italo Calvino quando verso la fine di Le città invisibili scrive:“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio.” Ecco, pensiamo a biró come il chi e il cosa in questo inferno non è inferno.
Prova a definire la tua/vostra rivista in poche parole.
La definiremmo con sei sostantivi: forza, coraggio, fiducia, comunicazione, pazienza e tentativi (tanti!).
Quanti numeri sono già stati pubblicati e quando uscirà il prossimo?
Fin ora abbiamo pianificato il nostro calendario editoriale con cadenza mensile, ma non siamo mai usciti con un vero e proprio numero in cartaceo. Tuttavia pare che in pentola bolla un bel pdf denso di nuovi contenuti. La redazione, che ha subìto una crescita sostanziale in queste ultime settimane è già all’opera su diversi progetti, che speriamo di presentare molto presto.
Cosa cercate e pubblicate? Racconti, estratti, poesie? Hai/Avete un genere o delle regole
precise?
Biriconlaccento pubblica racconti brevi inediti, scritti rigorosamente in prima persona singolare. L’io narrante per biró è assoluto. Il suo punto di vista è un accento del tutto personale sulla realtà. Un altro contenuto di cui andiamo molto fieri sono le nostre interviste romanzate, da noi chiamate storiviste. Abbiamo provato a lanciare questo genere per mantenere viva la percezione dell’io narrante anche nel raccontare qualcun altro. In più la nostra rivista strizza decisamente l’occhio all’illustrazione. Infatti impostiamo un lavoro di illustrazione e grafica per ogni contenuto. Ad oggi vantiamo la collaborazione con diversi artisti, e tra i progetti futuri sopra citati c’è proprio l’idea di lasciare molto più spazio alla parte visiva. Riteniamo infatti che anche le immagini siano una potente forma di narrazione.
Cosa deve fare un autore per convincerti/vi a pubblicare un suo lavoro?
Cerchiamo autori/autrici che sappiano stupire, che raccontino storie nuove, che si lascino ispirare dalla realtà e che, allo stesso tempo siano guidate dalla fantasia. Soprattutto cerchiamo autori/autrici che abbiano un modo tutto particolare di raccontare i loro accenti.
Pubblicate anche in cartaceo? Se si, dove si può trovare la tua/vostra rivista?
Come dicevamo, purtroppo ancora no.
Qual è la soddisfazione maggiore o inaspettata che ti/vi ha dato la tua/vostra rivista?
I continui feedback positivi sull’intero progetto: da come è stato pensato e impostato, dall’editing e i suoi contenuti. Ci convincono che abbiamo intrapreso la strada giusta!
Cos’è che ti/vi ha fatto davvero cascare le braccia?
Le persone che si sentono arrivate. Quelle per le quali lo scambio è una corsia a senso unico.
Cosa ti/vi spinge ad andare avanti in questa attività così poco (o per nulla) produttiva?
Non abbiamo nulla da perdere. Andiamo avanti per obiettivi. Per ogni traguardo tagliato ci diamo una pacca sulla spalla e ci motiviamo a credere che la cosa funziona e che, aldilà delle soddisfazioni, forse un giorno potremo farne un lavoro.