Il linguaggio salva. Il linguaggio guarisce, rinnova, trasforma. E rivela le verità più nascoste. Come resistere allo straordinario potere del Linguaggio? Un fiume in piena che investe corpo e anima e riscatta da ogni forma di violenza e sopruso. Feliciana lo sa. E’ lei la guaritrice più leggendaria del Messico. E’ lei a catalizzare tutta l’attenzione di Zoé, la giovane giornalista che da Città del Messico approda nella remota e rurale area di San Felipe per indagare sull’omicidio di Paloma, nata Gaspar e uccisa perché muxe. Feliciana ha imparato la curanderia e il Linguaggio proprio da lei. Ed è tutto merito suo se ora quelle arti curative amorevolmente trasmesse attraggono artisti, scrittori e milionari di ogni parte del mondo. Un potere ammaliante e straordinario esercitato nel più semplice dei modi. Perché Feliciana non è interessata né al denaro né al successo.
Così, come in un film d’antan con venature futuristiche, la magia ancestrale di una realtà rurale s’incontra col dinamismo sfrenato di un Messico urbano e frenetico, due vite che sembrano distanti si prendono per mano. Due donne si raccontano e restano affascinate a vicenda. Feliciana racconta a Zoé il dolore nascosto, la paura di chi teme il futuro, la malattia e la sofferenza di chi invoca disperato la salvezza. Racconta il profondo legame con Paloma, la sua prima guarigione della sorella Francisca, il difficile rapporto col marito Nicanor. Zoé le parla invece del legame col padre scomparso prematuramente e con la sorella Leandra. Tra un racconto e l’altro rivivono in una galleria fotografica in 3D le tradizioni: dalle descrizioni delle coltivazioni di milpa al ruolo benedetto dei muxe. E, attraverso l’uccisione di Paloma, si affronta anche il difficile tema della discriminazione, così come Zoè ci condurrà nel territorio assai sofferto di un femminismo che reagisce a ogni forma di sopruso.
Una scrittura magica, delicata e ammaliante come la curandera. Approda oggi in libreria Streghe (Alter Ego Edizioni 2021, traduzione a cura di Giulia Zavagna), il primo romanzo di Brenda Lozano pubblicato in Italia, di cui Satisfiction presenta in anteprima un estratto. La scrittrice, saggista ed editor messicana riconosciuta da Conaculta, dal Hay Festival e dal British Council come una delle più importanti scrittrici under quaranta del Messico, si immerge in profondità nella storia magica del suo Paese. Ma Streghe è anche un viaggio dentro se stessi. Per riuscire a conoscersi fino in fondo. Un libro che consegna all’umanità una rivelazione piena di speranza: è solo grazie alla straordinaria potenza del Linguaggio che ci si può riscattare da un destino segnato.
Elena Orlando
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Erano le sei del pomeriggio quando Guadalupe venne a dirmi hanno ucciso Paloma. Non ricordo mai le ore, non ricordo gli anni, non so quando sono nata perché sono nata così come nasce la collina, ci provi a chiedere alla collina quando è nata, però so che erano le sei quando Guadalupe venne a dirmi hanno ucciso Paloma mentre si preparava per uscire, l’ho vista nella stanza, ho visto il suo corpo sul pavimento con i brillantini degli occhi tutti sparsi sulle mani e nello specchio sembravano in due e tutte e due avevano i brillantini sulle mani come se si fosse appena messa
i brillantini sugli occhi, come se Paloma potesse alzarsi da un momento all’altro per mettere i brillantini
anche a me.
Paloma aveva amato tanti uomini che non le volevano bene, aveva amato tanti uomini che invece sì che le volevano bene, e così alla veglia funebre vennero molti uomini, è stata come una festa. Io e mia sorella Francisca eravamo parenti di Paloma da parte di mio papà, l’unica rimasta della sua famiglia era Paloma, figlia di Gaspar, il fratello del mio defunto papà. Paloma era l’unica che aveva nel sangue i poteri guaritori di mio papà, i poteri guaritori di mio nonno, del mio bisnonno, è stata lei a insegnarmi quello che so, è stata lei a dirmi Feliciana tu sei curandera perché ce l’hai nel sangue. Mi ha detto questo si fa così, questo non si fa così, tu porti Il Linguaggio, amore mio, è stata lei
a dirmi Feliciana tu sei la curandera del Linguaggio perché tuo è Il Libro. Paloma nella vita aveva curato un sacco di uomini che non le volevano bene e ad un sacco di uomini che invece le volevano bene diceva il
futuro, curava molte persone e ad altre leggeva il futuro nelle simpatie in fiore o in qualche antipatia che li faceva appassire dentro, la gente le voleva bene per questo, era brava a dare consigli d’amore, la gente rideva insieme a lei e sempre la cercava perché era brava a dare consigli d’amore.
La morte chiamò a sé Paloma per tre volte. La prima volta fu quando amava un politico, allora la morte le depose il suo uovo. La seconda volta fu quando amava un uomo malvagio, allora la morte le gracchiava all’orecchio tutta quella malvagità. La terza volta la morte la chiamò a sé quando amava un uomo della città, un uomo con una malattia non ancora nata ma sul punto di nascere, e allora la morte le cantò come il sole tanto era chiaro che stava arrivando la morte alle sei del pomeriggio quel giorno che Guadalupe venne a dirmi l’hanno uccisa con i brillantini sulle mani e l’ho vista due volte nello specchio e due volte sembrava troppo viva tranne per la macchia di sangue che le cresceva sotto il corpo a Paloma. Ma che ora terribile, ricordo che fu un’ora terribile. Per me erano le sei da tutte le
parti del mondo di oggi, di ieri e di tutti i tempi, anche se ogni posto ha il suo orologio, la sua ora e la sua 11 lingua, per me da tutte le parti era la stessa ora e per me c’era solo questa lingua e queste parole erano le uniche perché Guadalupe venne a dirmi hanno ucciso Paloma. Erano le sei del pomeriggio nell’ombra che il sole fa sui campi di mais lì fuori, erano le sei in punto quando persi Il Linguaggio.
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Tratto da Streghe di Brenda Lozano, Alter Ego Edizioni 2021, traduzione a cura di Giulia Zavagna