La rivista Cadillac non è mai ferma, pubblica scrittori italiani, traduce autori americani e spagnoli, collabora con riviste di oltre oceano e fa un grossissimo lavoro di scouting. Ha cambiato redazioni diverse volte (ci sono stato anch’io) e ora va da sola e nessuno ha idea di dove arriverà.
Cosa ti/vi ha spinto a creare una rivista letteraria? E quanto tempo fa è successo?
Cadillac Magazine (o anche soltanto Cadillac) è nata nel gennaio del 2012 a opera di Michele Crescenzo, Giulio D’Antona, e Natan Mondin, con particolare attenzione agli autori emergenti o consolidati americani, ma anche uno sguardo a certa letteratura scandinava, e fin da subito dando spazio alle migliori nuove voci italiane. Per un po’ si è collaborato con n+1, The Believer e altri, forse. Poi c’erano tante rubriche sul sito, ma quando il sito è “caduto” se n’è persa traccia. Le cose hanno cominciato a cambiare intorno al quarto numero, con l’avvicendarsi di altri redattori (tra cui Fabio Deotto, Mauro Maraschi e Andrea Ferrari, ma anche tanti altri). Fin lì, sono stati ospitati inediti di Jonathan Lethem, Shelley Jackson e Pedro Juan Gutiérrez, tra gli altri. Poi, dopo la famosa invasione delle cavallette, la redazione è stata disertata, ma la rivista ha continuato a redigersi da sola. Le copertine sono indiscutibilmente migliorate (abbiamo ospitato Chiara Dattola, Rita Petruccioli, Manfredi Ciminale, Francesca Protopata, Alexandra Huard, Lorenzo Ceccotti e Andrea Serio). È aumentato lo spazio allo scouting. Sono stati pubblicati inediti di Rosa Liksom, Breece D’J Pancake e Max Blecher. Traduzioni inedite di Edgar Allan Poe e Sylvia Plath. Ma di volta in volta ogni numero segue logiche tutte sue, e sono in programma degli speciali a cura di adesso non si può dire, e un paio di numeri VIP dedicati agli autori più trascurati della storia della letteratura.
Prova a definire la tua/vostra rivista in poche parole.
Sorprendente. Mutevole. Sporca.
Quanti numeri sono già stati pubblicati e quando uscirà il prossimo?
“A breve stiamo per toccare il ventesimo numero delle uscite regolari, ma bisogna contare anche tutti gli speciali, di diversa natura, tra cui l’antologia “Madeleine” curata da Margherita Galiano (8b), il 16b, decidato al blog “Gli Squadernauti”, il 16c, che ospita unicamente “L’ammazzafame” di Debord, e il 18b, che è il racconto “Il ferro è una cosa viva” del grandissimo Matteo Galiazzo.
Cosa cercate e pubblicate? Racconti, estratti, poesie? Hai/Avete un genere o delle regole precise?
Pubblichiamo tutto. Siamo aperti anche alla saggistica. Siamo aperti alla narrativa di genere. E vorremmo anche che qualcuno si prendesse la responsabilità di coordinare una sezione di poesia. Ma il tempo è poco e non vogliamo fare cose raffazzonate. L’unico limite è che i testi non superino le 10.000 battute.
Cosa deve fare un autore per convincerti/vi a pubblicare un suo lavoro?
Nulla. Da qualche mese abbiamo un comitato composto da 13 lettori che non si conoscono tra loro, non hanno nulla a che fare con altre riviste o con l’editoria, magari scrivono, ma insomma sono del tutto obiettivi e imparziali. Quindi siamo incorruttibili.
Pubblicate anche in cartaceo? Se si, dove si può trovare la tua/vostra rivista?
Niente cartaceo. La rivista esiste soltanto nel formato digitale, un pdf sfogliabile o scaricabile, niente ePub, e quando abbiamo tempo, a poco a poco, carichiamo i contenuti dei numeri anche online, tanto è tutto gratis.
Qual è la soddisfazione maggiore o inaspettata che ti/vi ha dato la tua/vostra rivista?
Nessuna. Cadillac non ha ego.
Cos’è che ti/vi ha fatto davvero cascare le braccia?
Niente. A volte qualcuno non si rivolge a noi educatamente, sembra non capire le dinamiche di una rivista letteraria o di una casa editrice, e magari si infuria perché non abbiamo risposto a un messaggio su FB. Ma noi comprendiamo, capiamo tutto, perdoniamo e relativizziamo. Perché tanto «al mondo tutto è indifferente».
Cosa ti/vi spinge ad andare avanti in questa attività così poco (o per nulla) produttiva?
Una gioiosa inerzia.