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Carlo Tortarolo inedito. Le nuvole e l’amore

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Mario mi provocava: -Hai sempre la testa tra le nuvole!-.

-A tutti quelli che mi accusano di aver la testa tra le nuvole…- faccio una pausa e poi continuo: -…a tutti quelli che mi accusano di vivere nel mondo delle idee vorrei dire che la biblioteca lì è molto più fornita di quelle che abbiamo qui. Per questo ci sto meglio e molto spesso non trovo ragioni per scendere giù-.

-Ci vogliono i piedi per terra visto che ora sei sulla Terra! – .

-Anzi se devo dirla tutta non volevo neppure nascere, ma è andata che quel giorno stavo cercando il bagno-.

– Ahahaha! -.

Poi all’improvviso riapro gli occhi ed eccomi qui, in questa valle di lacrime.

-Sempre sui massimi sistemi…-

– Essere uomini, secondo me, è non perdere il gusto per gli scaffali del mondo delle idee e allo stesso tempo non perdere le chiavi del bagno- .

– Vorresti diventare un maestro di vita?-.

-Vivere è l’arte più crudele-.

– Spiegati meglio-.

-Noi siamo un dipinto che a un certo punto inizia anche a disegnarsi da solo e da quel momento in poi se smette viene disegnato dagli altri, che ci dipingono come sfondo per il proprio ritratto di sé-.

– Ognuno è un Universo, d’altronde e la nostra libertà confina con quella altrui-.

-La libertà è disegnarsi da soli col rischio di rimanere incompiuti quando si è stanchi. Ma non siamo fatti per essere soli-.

-Infatti- mi dice Mario-.

Continuo: -Siamo fatti per stupire, per sedurre, per trasmettere emozioni, sogni, per spiegare quello che abbiamo capito di questa tela in cui siamo posati, per interrogarci su quello che c’è oltre la tela e per chiedere agli altri una risposta-.

-Gli altri sono molto -.

-E con gli altri gustiamo le piccole verità della conquista, che affanna i poeti se incapaci di ottenerla perché sanno che in mondo dove tutto è vano quella è ciò che lo è di meno-.

– Il potere intendi? – .

-L’unica vera forma di potere che abbia un senso non è quella sulle cose ma quella sui propri simili. E se anche questa è una forma di vanità è una vanità che domina la vita. -.

-Ma è una vanità fugace perché la vita passa veloce- .

– Infatti, in fin dei conti siamo noi che non siamo adatti alla vita -.

– Ma non così inadatti- mi risponde.

E io: – Noi siamo il tempo, siamo la sua misura, siamo la sua astrazione, senza di noi il tempo sarebbe soltanto ciclo, ritmo e attimo da cogliere come quello del leone quando assale la gazzella – .

– Una scintilla divina che prova a dare un senso a tutto? – .

Rispondo: – Siamo esseri contaminati dal nulla che dà alla nostra pochezza un senso di infinito. Quel poco che siamo diventa un’opera d’arte nello sfondo della nostra povertà – .

– Ma cosa siamo in fondo? – mi chiede.

– La via del tutto e quella del nulla si incontrano in noi che possiamo oscillare da una all’altra e questo basterebbe ad intuire quello stato di divinità che si trova oltre questa illusione – .

– Il tutto e il nulla? Mi sembra un po’ vago il discorso… – .

– Dopo il tutto c’è il nulla e prima del nulla il tutto… – .

– Si tratta di un gioco? – chiede.

– È un gioco tremendamente serio anche perché questa vita è l’unica che abbiamo, una sola vita da sprecare- .

Mario mi guarda scuro in viso: -Va bene la testa tra le nuvole ma, secondo me, lassù ci sei stato così tanto da diventare spaventoso-.

-Dico cose evidenti, d’altronde la vita è impossibile da non sprecare perché le regole non le abbiamo fatte noi e non le conosciamo nemmeno tutte. E poi c’è sempre la nostra fantasia, la madre di ogni spreco-.

– Se fosse vero sarebbe drammatico- mi dice.

-Non necessariamente, Infatti vivere è sprecare risorse e sopravvivere è sprecare tempo. Ma anche il contrario-.

– Perché la gente ti dovrebbe capire? -.

– Perché qui vale tutto, è semplicemente la vita. Oppure non vale nulla e sono tutte fantasie. Ma per ognuna di queste fantasie siamo disposti ad uccidere -.

– Sei sempre ottimista vedo-

– Quanti siamo al mondo? –

– Otto miliardi – .

– Troppi – .

– E chi decide chi è di troppo? –.

E io: – Chi può uccidere gli altri – .

– Quindi possiamo scegliere tra uccidere o essere uccisi? -.

– Assisteremo a genocidi compiuti senza violare i diritti umani, nel rispetto dei valori universali-.

– Perché accadrebbe questo? – .

– Perché per troppo tempo abbiamo lasciato da soli i nostri governanti, non li abbiamo assistiti e consigliati bene – .

– Ma non sono loro a dover assistere noi? -.

– Bisogna credere che il governo serva e bisogna consigliare al meglio i governanti perché i principi per essere vivi devono essere nel cuore degli uomini. E i governanti devono mediare tra gli uomini e i principi-.

– I pensatori dovrebbero consigliare i governanti? – .

– Dovrebbero consigliarli e non sostituirsi a loro perché i governanti sanno quello che può essere digerito dagli uomini senza danni-.

– Ma non avviene già? -.

E io: – No, non avviene perché abbiamo sostituito i governanti con non-governanti impreparati che invece di essere assistiti vengono sostituiti da non-pensatori che conoscono solo un segmento ma ignorano la visione d’insieme-.

-E quale sarebbe questa visione?-

– Grosso modo che siamo qualcosa di più complesso di un tubo digerente che paga le tasse, abbiamo bisogno di vivere e vivere è una corsa per costruire un mondo migliore -.

– Non sta accadendo? -.

– Non abbiamo altro fine che non sia la felicità-

– E ti sembra poco? -.

– La felicità non è un fine-.

– E cosa sarebbe? – .

– È un mezzo, il migliore dei mezzi, il più utile anche nelle difficoltà – .

-E allora quali sarebbero i fini? – mi chiede.

– Ad esempio, leggere un buon libro, imparare una bella poesia, scrivere un buon racconto o crescere degli uomini liberi -.

Mentre rispondo mi rendo conto di essere uno degli ultimi essere umani che ha visto il prima e il dopo. Mario mi fissa e capisce che sono di nuovo nelle nuvole a interrogarmi su cose troppo grandi per essere risolte da due uomini in un pub. Così ordina altre due birre medie col mio silenzioso consenso.

Credo nella libertà, nella birra Weiss, nelle passeggiate al mare, nella capacità di discriminare quel che mi piace da quel che mi fa schifo, credo nelle donne, quelle serie e quelle che sono serie ma ogni tanto anche zoccole, credo nelle puttane ma solo a quelle per vocazione.

Credo nel piacere quando non fa male a nessuno e credo nei bagni al mare, in piscina e nel fiume perché un tempo sono stato pure un pesce.

Credo nelle sante e nei santi che avendo rinunciato a questo mondo non ne avranno uno peggiore. Credo nei libri, quelli che compri e leggi e quelli che tieni lì, non leggerai mai ma sei contento di avere.

Credo negli uomini bassi perché, quando salgono non han paura di cadere.

Credo nell’uomo, nel tutto e nel nulla, credo nell’Uno e nell’infinito. Credo nel Bene, nell’Amore e nel Bello che hanno sempre lo stesso sorriso.

Credo nel Male, perché esistono anche le cose inutili. Ma credo che non tutte le cose utili siano Bene e che non tutte quelle inutili siano Male.

Credo nella Vita, che è la cosa che più assomiglia a Dio.

E credo in Dio anche se non sono mai riuscito bene a capirlo.

E infine credo che per tutte le cose in cui credo nel mondo ci sia poco spazio.

Allora guardo Mario e dico: – Non stiamo creando un mondo migliore, stiamo distruggendo quello di prima. Ma niente di questo mondo al centro ha l’uomo-.

-Perché? – Mi chiede.

Continuo: – Al centro non c’è l’uomo, non c’è neanche un’idea che difenda l’uomo. Abbiamo solo numeri che registrano il denaro e il suo potere sugli uomini. Siamo nel post-Umanismo -.

E lui: – Se questo è vero, come ne potremmo uscire? – .

Ci penso un attimo, perché me lo sono chiesto sempre anche io e ho cercato di dare una risposta che fosse vera ma anche comprensibile così lo guardo e rispondo: -Con uno splendido assoluto amore per tutti gli uomini -.

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