Un agile libretto (l’aggettivo “piccolo” è presente sin nel titolo) le cui poche righe che ci si possono scrivere sopra tutte andranno direzionate verso la sottesa ideologia che lo anima, essendo lo stile precipuamente e “semplicemente” manualistico poiché così espressamente voluto dall’autore del medesimo, il militante comunista brasiliano Carlos Marighella (1911 – 1969), che ne licenziò una primissima edizione ciclostilata per i propri compagni dell’Ação Libertadora Nacional (movimento che aveva egli stesso fondato nel 1968 dopo una più che ventennale militanza nel Partido Comunista Brasileiro – soprattutto in clandestinità – tra le cui fila fu deputato al Parlamento carioca nel biennio 1946 – ’48, fino cioè alla messa fuori legge del partito), l’anno stesso della sua morte armi in pugno, nella quale avevano eguale importanza tanto la formazione ideologica quanto quella militare finalizzata al miglioramento – per l’appunto – delle tecniche di guerriglia urbana (non dimentichiamo, infatti, che al di là della messa al bando dei partiti considerati “eccessivamente rivoluzionari” come il comunista, il Brasile fu vittima di una delle più violente e sanguinarie dittature militari di tutta l’America Latina, perdurata dal 1964 al 1985).
Curatore di questa pregevole edizione dello scritto e autore dell’apprezzabilissima Prefazione, l’amico Luca Lezzi, che credo – senza con ciò peccare di immodestia – di aver contribuito a far conoscere almeno un po’ ai lettori di Satisfiction, esperto nello studio e trattazione degli antimperialismi (specialmente ma non solo latinoamericani) e delle lotte di liberazione nazionale, in benemerita associazione con la casa editrice fiorentina Passaggio al Bosco, contribuisce una volta ancora a portare alla conoscenza dei potenziali interessati un testo altrimenti destinato al dimenticatoio, conoscendosene infatti una sola altra edizione in lingua italiana, risalente al 2011, per i tipi delle non più esistenti edizioni anconitane Gwynplaine, ma in uno sparutissimo numero di copie e mai ristampato (per quanto si supponga che il libello, in copie presumibilmente stampate in proprio, mai abbia smesso di circolare presso gli ambienti della sinistra radicale, più o meno “combattente”).
Sì, perché quello che vi appresterete a leggere, fin dalla presentazione in quarta di copertina viene esplicitamente indicato come “un classico della letteratura sulla guerra asimmetrica” finalizzato a nulla lasciare (o, al massimo, il meno possibile) al caso nella guerriglia rivoluzionaria. In 39 (40 contando anche l’introduzione di Marighella stesso) agili capitoli – lunghi al massimo quattro paginette scarse – il militante brasiliano contro la dittatura dei Gorillas viene istruito a una lotta esponenzialmente più difficoltosa da combattere rispetto a quella aperta facies, soprattutto per la latitanza ed il movimento sotterraneo cui sono in massima parte costretti coloro che vi ricorrono. Una guerriglia essenzialmente urbana (notevolmente differenti sono infatti le considerazioni da fare su quella rurale, pure considerata essenziale da Marighella e dai suoi) che sappia ben distinguere quando e come ricorrere al gesto eclatante e quando, invece, procedere in sordina, quando rivendicare azioni e quando invece lasciare i nemici nel dubbio, quali e quante armi, quali e quanti beni espropriare e via dicendo.
Un testo la cui scelta recensoria può debitamente essere definita “problematica” quando non anche “pericolosa”, stante il fatto che il presente Manuale, insieme ad un altro scritto dell’italo-brasiliano (il cognome Marighella lascia infatti intendere chiarissimamente le origini del nostro: il padre era un operaio specializzato italiano emigrato in Brasile, mentre la madre un’afro-brasiliana), il trattato “Per la liberazione del Brasile”, ufficialmente mai tradotto interamente in italiano ma assai probabilmente circolante nei medesimi ambienti di cui si è sopra parlato per questo piccolo “trattato operativo” prima dell’intervento di Passaggio al Bosco, ha fortemente “influenzato l’azione dei ‘gruppi di fuoco’ e delle formazioni paramilitari di mezzo mondo, dalle Brigate Rosse alla RAF e dall’IRA all’ETA”.
Credo però che proprio a filtro di ciò siano state scritte queste parole dall’editore Marco Scatarzi in apertura della sua Premessa al volumetto: “una pubblicazione […] non è necessariamente un’apologia incondizionata: semmai, è un’occasione di confronto, che muove a partire da un contenuto, da una suggestione, da un fatto o da una traccia”. Unitamente, mi permetto di aggiungere, al rispetto che si deve a chi, fin dal primo secondo di adesione alla guerriglia armata, certamente ha inserito nel novero del (quasi) certo la possibilità della propria morte; senza però interessarsene più di tanto, ché la morte di un singolo rivoluzionario (ancorché con un importante ruolo guida) non per forza significa quella della Rivoluzione!
Alberto De Marchi