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Carmela Scotti anteprima. Del nostro meglio

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Del nostro meglio” di Carmela Scotti (Garzanti, 2023 pp. 216 € 18.60) esce nelle librerie il 27 gennaio. Il libro affronta con profondo e delicato coinvolgimento i rapporti affettivi e lo svolgimento delle influenze familiari. L’autrice protegge, con attenta destrezza narrativa, la complessità dell’andamento esistenziale nell’intreccio eloquente del tempo, supera una redenzione introspettiva, carica di significato morale. Mantiene in equilibrio l’intimità della confidenza nelle consuetudini del comportamento umano, alternando l’attitudine di risvegliare l’intensa e commovente forza espressiva, tra la condanna distruttiva e l’elogio costruttivo nelle esperienze conflittuali della vita. Gestisce una scrittura pungente e provocatoria, estrae la materia ostile nelle conseguenze di un rapporto contrastante tra madre e figlia, interpreta l’inesorabilità del dolore, descrive la distanza irrimediabile della solitudine, spiega i mutamenti interiori, conferma l’autenticità di ogni accadimento positivo o negativo che contribuisce ad alterare l’equilibrio interpersonale, affettivo e sociale. Carmela Scotti mantiene viva l’attenzione letteraria sulla verità comunicativa, sulla nobile capacità di accogliere le ragioni degli altri, sulla comprensione della complessità, sostiene la lusinga della memoria, alimenta l’impercettibile terreno dell’anima. La protagonista Claudia affida la sua fragilità alle irruzioni irrequiete del passato. Asseconda l’inquieta e temeraria responsabilità della propria testimonianza armando il proprio cammino in difesa dagli imponenti ricordi. Individua le debolezze dell’umanità e le fatiche dei sentimenti, riconosce la difficoltà ad affidarsi alla realtà del suo vissuto, intuisce la decodificazione di un incidente subito dal padre che opprime la sua coscienza. Il libro analizza il contenuto emblematico del tormentato legame con una madre, indaga la tematica angosciosa della scomparsa di un padre, traccia la vulnerabilità del fondamento genitoriale, nell’inconsistenza di una infanzia sottratta alla sua naturale evoluzione ed esiliata alla solitaria e incontrollata rabbia. Il romanzo esamina l’ostacolo dell’incomprensione, l’abisso d’imperturbabilità nei rapporti umani, manifesta il disamore sentimentale e la speranza della benevolenza, dona tra le pagine la coerenza decisiva del coraggio. La tenacia della protagonista Claudia rappresenta l’istinto viscerale di sopravvivenza, indica la spericolata esperienza relazionale nell’intesa complice di salvaguardare la propria esistenza e salvare la personalità dall’inganno oscuro delle corrispondenze interiori. “Del nostro meglio” è un viaggio di ritorno verso un passato immobile e non dimenticato, una rivelazione di circostanze offuscate dalle discordanti verità, una lucida fenditura sull’opportunità di riscattare il futuro. Un impulsivo e irrequieto ritratto confidenziale dipinto sulla validità evocativa della nostalgia e sugli agguati crudeli delle confessioni, una voragine rielaborata tra risentimento e rinascita. Carmela Scotti esplora il territorio sensibile delle incognite dell’animo umano, compone una scrittura incessantemente tagliente, mantenendo una scrupolosa padronanza emotiva nel filo delle parole, sincera e appassionata. Una storia toccante di espiazione, di liberazione dalla natura del perdono, avvolta dal torpore di ogni ferita trattenuta nel cuore per confortare la parte migliore di noi stessi.

Rita Bompadre

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«Le persone sono complicate. Tu puoi sapere benissimo qual è la cosa giusta, ma fare ugualmente la mossa sbagliata, e questo per un milione di ragioni.» Ma come? Io mi dibattevo nella melma del melodramma, sguazzavo nella palta del patetico e lei mi ripagava con la logica asciutta degli adulti?

Mi offriva anche un fazzoletto di carta per le lacrime, nessuna traccia dello sgomento che pensavo mi spettasse di diritto. Zia Dora sapeva quanto male potessero farei colpi alle ossa sferrati da mia madre, le ferite aperte dalle parole, e per quello cercava di trascinarmi via alla svelta, fuori dalla zona paludosa dove tutto franava di lacrime, al sicuro, sulla terraferma della vita che continua, nonostante tutto. A mia discolpa, posso dire che ne avevo già passate abbastanza per non desiderare che fosse tutto o bianco o nero, senza la fregnaccia del «dipende», che si potesse sempre sapere dove stanno il torto e la ragione, una di qua e una di là, ben separate mi raccomando, per non doversi sempre guardare le spalle. Poi sono cresciuta, insomma, ci ho provato, e ho capito che invece la vita non fa che cincischiare nel «dipende», che le piace crogiolarsi nell’incertezza, avvilupparsi intorno al filo metallico dell’eccezione, come la vite nel vigneto. Ho scoperto quante direzioni, tutte giuste e tutte sbagliate, possa imboccare una volontà, quanto sia necessario scavare nel movente, prima di chiudere un caso nell’archivio dei colpevoli. Per non parlare di quante concause ruotino intorno al motore principale di un evento, quante correnti secondarie confluiscano nella direzione che prendono le nostre azioni, sballottandole di qua e di là. Insomma, un grandissimo casino».

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