“Così come la teoria femminista necessita di raccogliere le intuizioni vegetariane, allo stesso modo la teoria dei diritti animali ha bisogno di comprendere al proprio interno i principi femministi. La carne è il simbolo di ciò che non è visto ma che è sempre lì: il controllo patriarcale degli animali.
In sostanza, le donne, che spesso si ritrovano in un dialogo muto con la cultura dominante, divengono fonte di intuizioni relative all’oppressione degli animali. Figure di spicco all’interno della tradizione femminista – scrittrici come Aphra Behn, Mary Shelley, Charlotte Perkins Gilman, Alice Walker, Marge Piercy e Audre Lorde – hanno dato il loro contributo con opere che hanno sfidato la politica sessuale della carne.”
Carne da macello. La politica sessuale della carne, di Carol J. Adams.
Carne da macello. La politica sessuale della carne (VandA Edizioni, 2020, con la traduzione di Matteo Andreozzi e Annalisa Zabonati) di Carol J. Adams, fu pubblicato per la prima volta negli USA nel 1990. Definito dal New York Times “una bibbia per la comunità vegana”, affronta la relazione tra i valori patriarcali e il consumo di carne, intrecciando femminismo, veganismo e antispecismo. Scorrendo le pagine è subito evidente l’impegno dettato dalla rabbia per la società “ossessionata dalla carne” immaginando che scelte individuali responsabili possano tradursi in nuova cultura fondata sulla consapevolezza, dove sia possibile liberarsi da credenze limitanti e dannose. Scrive l’autrice: “Che cos’è la politica sessuale della carne?” E’ un attitudine e una prassi che animalizza le donne e sessualizza e femminilizza gli animali”. La stesura del libro ha implicato diciassette anni della vita di Adams, si è trattato di un processo di coscienza lento, partito da intuizioni e raccolta di materiali, piuttosto complesso: “Il desiderio di scrivere era doloroso e profondo, la sua intensità provocava sofferenza e struggimento”. L’autrice ha continuato a raccogliere citazioni, riferimenti, storie di donne, manuali per contrastare il maltrattamento sulle donne, pagine di critica letteraria femminista, ha cercato connessioni storiche, letterarie e sociali fino alla scoperta e conseguente teorizzazione del “referente assente”, tassello attorno al quale Carol J.Adams costruisce la sua eccezionale tesi. Il referente assente è ciò che separa il mangiatore di carne dall’animale e l’animale dal prodotto finale: “Una volta che l’esistenza della carne è separata dall’esistenza di un animale che viene ucciso per divenire carne, la carne è dissociata dal suo referente originale (l’animale) e diviene un’immagine fluttuante, spesso usata per riflettere sullo status delle donne e degli animali. Gli animali sono il referente assente dell’atto del mangiar carne, ma sono anche il referente assente delle immagini di donne massacrate, fatte a pezzi, consumabili”. In estrema sintesi c’è una assenza ravvisabile dietro ogni pasto di carne (la morte dell’animale occupato dalla carne) e, nella logica della società patriarcale, per Adams anche le donne ricoprono il ruolo di referenti assenti per il processo di oggettivazione, frammentazione e “consumo”.
Il libro è suddiviso in tre parti. Nella prima vengono trattati la “politica sessuale della carne”, il “referente assente” con la sovrapposizione sopra descritta tra donne e animali e anche il “linguaggio patriarcale” e le sue connessioni legate al consumo di carne. Nella seconda parte Dal ventre di Zeus si traccia l’inizio di una storia femminista dal vegetarianismo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti concentrandosi nel periodo che va dal 1790 a oggi. Sono esaminati anche i testi rappresentativi di alcune scrittrici che a partire dalla Prima Guerra Mondiale hanno tratteggiato connessioni tra il mangiare carne, il dominio maschile e la guerra. Nell’ultima parte viene infine esaminata la “distorsione del corpo vegetariano” e la “ricostruzione della storia del femminismo e del vegetarianismo”.
L’autrice che si definisce a un certo punto “un’ attivista immersa nella teoria, ma pur sempre un’ attivista”, nel settimo capitolo del libro cita la filosofia di Mary Midgley la quale osserva che “il simbolismo del mangiar carne non è mai neutrale”. Carne da macello sostiene che non sia possibile separare la sofferenza umana da quella animale in quanto profondamente interconnesse. Questo libro ha ricevuto anche spietate critiche, è stato altresì oggetto di “speculazione” come racconta l’autrice, avendo alcuni posto l’accento sul fatto che si sarebbero dovuti aiutare prima gli esseri umani ma lei non si è mai scoraggiata in quei frangenti rispetto a ciò che definisce “un riduzionismo assertivo dell’attivismo pietista”. Carne da macello è un libro complesso, frutto di anni di ricerca, raccolta di materiali, in esso si possono trovare spunti interessantissimi che portano a interrogarsi in particolare sulle connessioni tra il maltrattamento delle donne e il consumo di carne. È un libro dove si sostiene la teoria per cui il modo in cui è strutturata la politica di genere all’interno del nostro mondo è connessa intimamente al modo in cui vediamo gli animali, in primis quelli che consumiamo. Sono trattate questioni legate ai simbolismi che contribuiscono a creare l’oggettificazione delle donne. Questo di Carol J. Adams è certamente un libro che vale la pena di indagare per saperne di più, per avere uno sguardo “altro” dettato da intuizioni che si ricollegano al vegetarianismo come “atto politico di resistenza” riconoscendo la sovrapposizione delle oppressioni, andando a contrastare la così detta “frammentazione dell’attivismo”. È un libro, come scrive l’autrice, che sfida la tradizionale storia del femminismo e del vegetarianismo”.
Silvia Castellani