È il primo aggettivo che viene in mente limitandosi a leggere il solo titolo di questo libro, William S. Burroughs e il culto del Rock’n’Roll (Jimenez Edizioni, 2020, pp. 366, € 19).
Rivelatore.
È invece quello che, dopo la lettura dell’ultima pagina, lo consegna alle zone nobili della nostra libreria e lo fa entrare, di prepotenza, nella lista dei titoli da consigliare o da regalare quest’anno.
Casey Rae, critico e redattore di vaglia per alcuni prestigiosi giornali statunitensi (New York Times, Los Angeles Times, Washington Post, Billboard), si lancia in una sfida non da poco: fare piena luce sui rapporti di filiazione e sulle connessioni formali tra l’opera e il pensiero di uno dei più grandi fuorilegge nella storia della letteratura mondiale e la popular music per eccellenza del Novecento.
Scommessa (stra)vinta grazie ad un approccio alla materia improntato ad una lucida sobrietà di intenti: Rae, infatti, utilizza l’irripetibile vicenda umana e artistica dello scrittore di St. Louis per fornire alla sua narrazione niente più che una cornice di riflessione dalla quale partire per dare vita ad un saggio appassionante che scorre tra le dita con la velocità di un romanzo. Dimenticatevi, quindi, l’ennesima “agiografia” dell’autore del Pasto Nudo, perché in questo volume alla celebrazione delle sue leggendarie scorribande psicotrope e situazioniste, viene preferita un’accurata analisi dei suoi lavori su carta e nastro magnetico tesa a dimostrare l’inestimabile contributo reso, in termini di modus compositivo e di (anti)ideologia, alla creazione di alcuni dei capitoli a sette note più eccitanti dello scorso millennio.
Materia di indagine privilegiata non può che essere, naturalmente, il cut up, la tecnica burroughsiana per eccellenza, improntata ad un principio di ricomposizione di diversi segmenti narrativi e sonori di un testo, applicata per ottenere nuovi significati e significanti, oltre che nuove prospettive di lettura del medesimo. Attraverso una disamina puntuale e puntualmente motivata, Rae dimostra la profonda influenza esercitata da questo singolare escamotage letterario (solo in parte riconducibile a certi esperimenti dadà, contrariamente a quanto si possa credere) non soltanto sulla stesura dei testi di mostri sacri come Beatles, Rolling Stones, Patti Smith, Lou Reed, Nirvana e tanti altri, ma anche, e soprattutto verrebbe da dire, sulla strutturazione di alcuni loro brani. Particolarmente interessante, a tal proposito, è la sezione del libro dedicata al rapporto tra l’opera di Burroughs e quella dei principali compositori del genere industrial, come il compianto Genesis P-Orridge, fondatore dei seminali Throbbing Gristle e padre putativo dell’acid music.
Non meno sorprendente è poi la rilevazione dell’enorme contributo in termini di idee e di suggestioni eversive fornito dallo scrittore americano al movimento punk, che, se non appare immediatamente evidente limitandosi ad un mero discorso di accordi e di colpi di rullante, si rivela in tutta la sua portata quando si passa a parlare di approcci rivoluzionari e anti-establishment nell’ethos provocatorio del movimento.
Insomma, ci troviamo di fronte ad uno di quei volumi in grado di far rileggere certe esperienze artistiche e culturali presenti e passate sotto una luce completamente diversa, spazzando via convinzioni e assiomi che si erano sedimentati nella nostra mente. Ma soprattutto, ed è questo il suo merito più significativo, di restituire in tutta la sua pienezza la statura di un gigante della libertà e della sperimentazione multidisciplinare (e multisensoriale, verrebbe da dire) che abbia mai calcato le lande di questo pianeta.
La voglia di dire qualcosa di più, di addentrarsi in modo meno evasivo nei percorsi e nelle meravigliose traiettorie epistemologiche disegnati da questo scritto è davvero forte, dopo averlo letto, ma, no, non si deve in alcun modo rovinare il piacere della sua scoperta.
Compratelo, fatevi a cuor sereno uno dei migliori regali con i quali titillare e nutrire la vostra sete di sapere.
Non c’è alcuna possibilità che possiate pentirvi dell’acquisto.
Come avrebbe detto William S. Burroughs: “Fatelo accadere.”
Domenico Paris