Indro Montanelli, in un suo libro su Leo Longanesi, ebbe a definire “L’Italiano” la rivista più bella del panorama culturale tra le due guerre. Diretta appunto da Longanesi e attiva dal 1926 al 1942, già s’impone in effetti a una prima occhiata: caratteri rigorosamente Bodoni, fotografie frequenti di Henri Cartier-Bresson, immancabili schizzi di Giorgio Morandi,…
Continua a leggere >Bianciardi normalista I
No, non mi accoderò alle laudationes Luciani Bianciardi, anzi a vaccino tengo normalmente in vista Il padrone di Edo, uscito nei primi anni 60 a ridosso de La vita agra, da cui sugli stessi temi (industria culturale, mondo editoriale) si distanzia di parecchie lunghezze. Ma la distanza mia dal Biancia si raccorcia fin quasi a…
Continua a leggere >Absolute performers
Di lui conoscevo Il piombo a specchio, una manciata di poesie notevoli fagocitate da una pre- e una postfazione che definirei aberranti, non rispondessero alla standard medio della critica italiota (a quando una Miseria della poesia come risposta alla “poesia della miseria”?). Sull’autostrada Benn-Grünbein Micaletto muoveva i primi passi, scalava le prime marce, e subito:…
Continua a leggere >Sessantotto segreto # 2
Deguy nell’intervista del novembre 1998 aggiunge un particolare decisivo: “Poi Laporte si è spiegato: era testimone, e non il solo. Aveva sentito delle affermazioni antisemite e Derrida giudicava ciò insopportabile. Nello specifico, era attorno all’affaire Lévinas-Canguilhem a proposito di un’elezione universitaria a Clermont-Ferrand. Penso che in sostanza Beaufret sarebbe voluto entrare nell’università da cui era…
Continua a leggere >Cage of silence
La nostra deriva psicogeografica ha inizio in via Cascia 6, nel nord est di Milano, dove gli spazi architettonici pur conservando i segni dell’abbandono industriale hanno assunto un’affascinante forma umana, di quiete imponente commista a un presagio di decadenza. Cominciamo senza Debord. O forse è proprio la deriva di Debord che stiamo portando alla deriva….
Continua a leggere >I giovedì del ragazzo ubicuo. Dario Borso. Vs.
Prima o poi doveva succedere. Che sia successo al libretto n. 44, noi che di ciascun libretto stampavamo 44 copie… I motivi? Non li diremo mai. Le conseguenze nemmeno. Il risultato sì: batteremo all’asta tutto. Il battitore sarà guido duiella della libreria popolare di via tadino, i battuti luciano ragozzino ed io, + il noto…
Continua a leggere >Traduttor non porta Atena
8 permille1 d’autunno 1. Note su fondo rosso – fogli su fili del telefono. E i grilli, faccia morta, fischiano perplessi prescrizioni. 2. In cielo sorse pure una brughiera. Romicò2 piano rosso e grigio. Nubi tirarono lontane strisce di bosco. Rosmarinammo. Una luce anforò senza casa. Atene3 fece magie; anche lilla. (Ciclismo in abiti avvizziti…
Continua a leggere >I giovedì del ragazzo ubicuo. Emilio Villa. Baratti.
“Giorgini! Chi era costui?” Con questa domanda esclamativa che scrissi alla lavagna cominciò la giornata più pazza mai vissuta ad Architettura. Non so com’è adesso, ma allora gli studenti di progettazione del quinto anno s’intruppavano in un maxicorso coordinato da Maurizio Vogliazzo (un architetto vero mica un assessore, con la curiosità di un Mollino, l’ironia…
Continua a leggere >I GIOVEDÌ DEL RAGAZZO UBICUO. ANITA VANGELISTA: GENITIVI [P]OSSESSIVI.
A differenza degli altri libretti, questo è un atto d’amore – non di un figlio a una madre o viceversa, ma di due cartiglianesi ai 2800 compaesani, anzi a uno in particolare. Posto famiglia = nucleo di 4 persone, tratterebbesi di 70 famiglie, e qui è la prima anomalia, in quanto le mende sono molte…
Continua a leggere >Sessantotto segreto # 1
L’affaire scoppiò nel 1998, svelato da Christophe Bident in Maurice Blanchot Partenaire invisibile con un ritardo di trent’anni esatti, morti imputato (Jean Beaufret 1907-1982) e parte lesa (Emmanuel Lévinas 1906-1995), vivi l’accusa (Maurice Blanchot 1907-, Roger Laporte 1925-, Jacques Derrida 1930-) e la difesa (François Fédier 1935-)1. A mezza estate 1967 Fédier aveva lanciato il…
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