A Chapeau la città inventata perché battuta dal vento le persone non sono persone con i piedi per terra ma capitomboli di uomini e di donne, e si spostano nell’aria e si perdono.
Per vedere Chapeau dovrete guardare attraverso un vecchio stereoscopio, tenervi forse ad un filo come un aquilone e lasciare che le ore vadano dove devono andare o giù di lì!
Qui le persone non hanno approdi e passano come passano il giorno e la notte, e sotto la loro pelle, tra le ossa, risplendono il sole e le stelle. È come un miracolo ma non lo è, è come un dono ma non lo è. A Chapeau tutto è mischiato e tutto passa, come le nuvole, come gli uomini e le donne e nessuno sa come le cose debbano essere davvero. A Chapeau tutti cercano di tenere a posto il proprio cappello.
Un giorno un uomo decise di fare qualcosa e di cercare tutti i cappelli volati via, gli unici che non si trovavano mai e c’è da scommetterci che non si trovano ancora all’ufficio oggetti smarriti! Ma anche lui volò via e nessuno ne seppe più nulla. E su Chapeau infuriò ancora il vento, e si piegarono gli alberi e l’erba ondeggiò come il mare e nessuno si ricordò più di nulla.
Ma da qualche parte ci sarà un posto dove i cappelli come i ricordi avranno posto, dove il tempo avrà il tempo e dove le parole saranno nelle parole di chi le racconta.
Ci saranno da qualche parte forse dei buffi animaletti o ci saremo noi a voler tornare e ritornare , a credere nelle storie e a regalare libri e come sempre si è detto e come ancora sarà “Tanto di cappello!” et voilà!..… Chapeau!
Edoardo M. Rizzoli
Chapeau!
Scritto ed Illustrato da Antonio Bonanno
ed. orecchio acerbo