Charles Baudelaire, nato a Parigi nel 1821, è noto soprattutto per I fiori del male, controversa raccolta di poesie che lo portò a essere perseguito quando fu pubblicata, nel 1857.
Purtroppo, la sua vita fu costellata di lotte personali e finanziarie e quando scrisse questa nota nel suo diario, la salute di Baudelaire, sia mentale che fisica, si stava rapidamente deteriorando. Afflitto dagli effetti di una vita di eccessi e conflitti emotivi, le sue condizioni non fecero che peggiorare negli anni successivi. Quattro anni dopo fu colpito da un ictus debilitante e, nel 1867, all’età di quarantasei anni, Baudelaire morì, lasciando in eredità l’opera di uno dei poeti più influenti del XIX secolo.
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Quanto più si desidera, tanto più forte è la volontà.
Più si lavora, meglio si lavora e più si vuole lavorare.
Più si produce, più si diventa fecondi.
Dopo una sbronza, ci si sente sempre più solitari, più abbandonati.
Nel mondo morale come in quello fisico, ho sempre avuto coscienza di un abisso, non solo dell’abisso del sonno, ma dell’abisso dell’azione, del sogno a occhi aperti, del ricordo, del desiderio, del rimpianto, del rimorso, del bello, del numero, ecc.
Ho coltivato la mia isteria con piacere e terrore. Ora soffro continuamente di vertigini, e oggi, 23 gennaio 1862, ho ricevuto un singolare avvertimento: ho sentito passare su di me il vento dell’ala della follia.