Conosco Eve Ensler, non ho letto I monologhi della vagina, ho appena finito la lettura di quest’ultimo libro intitolato Chiedimi scusa (Il Saggiatore, 2019, pp. 120, euro 12) che mi ha sinceramente sconvolta. Non tanto per la vicenda che affiora da queste pagine inesorabili e dettagliate, ma per la constatazione che forse il Mostro abita tra noi, che sono pochissime le famiglie veramente equilibrate incontrate nel corso della mia vita, che forse tante trasgressioni e dipendenze riscontrate in amiche, conoscenti o vicine di ballatoio possono nascondere dolorosi segreti, infanzie violate, bambine sole con i loro enormi segreti.
Thomas Mann ci ha introdotte a incesti garbati, Calasso ci svela universi panteistici dove l’incesto è parte dell’equilibrio originario, forse Antonia Pozzi amava il padre, certo Humbert Humbert era più vittima che carnefice, ma in queste pagine la parola amore è assente e non che giustifichi, ma certamente attutirebbe la brutalità dell’atto.
L’autrice scrive attribuendosi il volto del padre, galleggiante in un limbo infinito: “Ogni torto che hai causato nella vita, ogni male di cui non ti sei assunto la responsabilità, diventa una specie di poltiglia spirituale, una sostanza viscosa che costituisce la tua prigionia”. Eve mette il padre in questa gabbia “risucchiato in uno sterco di eterno egocentrismo”. Lo evoca per avere da lui le scuse che ha atteso per tutta la vita e che lui, in un gesto di estrema crudeltà, le ha sempre negato. Ma per essere onesta fino in fondo cerca le origini, le radici di questo male che ha generato il mostro, vittima lui stesso di abusi psicologici nell’infanzia, ultimogenito di una famiglia in cui il sadismo era cibo quotidiano. Genitori seguaci delle teorie di Herr Daniel Gottlob Moritz Schreber avevano privato i figli di tenerezza, di atti d’amore, niente coccole o baci, soltanto soggezione per ottenere cieca obbedienza. Non erano ammesse digressioni ai loro disegni, simili a deliri, che volevano questo bambino depositario di tutti i loro sogni di grandezza e affermazione sociale. Il male genera male all’infinito, finché un atto d’amore o di clemenza non lo fermi, ma in questa vicenda non interviene mai un gesto, una parola, anche soltanto un tentativo che possa ristabilire un minimo di umanità nel rapporto di questo padre verso la bambina sedotta, brutalizzata, abbandonata, sola di fronte a una famiglia che non la sorregge, mentre il padre, non potendola sedurre per sempre la vorrebbe morta e la sottopone a veri e propri atti di efferato sadismo, reiterati, rituali nelle elencazioni delle presunte mancanze da punire. La bambina soggiace, la ragazzina si ribella, pone fine agli atti punitivi affermando di provarne piacere, il carnefice trova però nuovi mezzi per umiliare e distruggere, e la frena nei suoi successi scolastici, non le permette di avanzare nei corsi universitari che richiederebbero il consenso della famiglia. Non sborsa un penny e lei fugge, si degrada, scende nell’abisso dei perduti ma siccome è profondamente onesta, veramente pura e sincera, trova in se stessa le motivazioni per riscattarsi, per ritrovare la sua luce, per giungere a quest’estrema lucidità in cui, immersa nel corpo e nel ricordo del padre ripercorre il cammino che l’avrebbe dovuta perdere e lo costringe a riconoscersi Mostro, ad ammettere l’amore malato e disperato che l’ha spinto ai gesti più crudeli, infine a chiederle scusa. E lei lo libera dalla maledizione: “vecchio vattene”. Queste pagine sono un supporto per tutte le donne umiliate, offese, perseguitate e nell’incitamento allo scavo, alla comprensione dell’origine del male che le ha colpite io leggo un ‘estrema e fortissima pietas, forse non cristiana ma di fatto universale, tale da non permettere di “negare la Provvidenza” di manzoniana memoria, forse di dubitarne.
Recensione al libro Chiedimi scusa di Eve Ensler (Il Saggiatore, 2019, pp. 120, euro 12)