Gennaio 1807.
Londra è grigia e uggiosa, d’inverno: il cielo basso e il fango che si attacca alle scarpe e alle gonne delle donne. Il 28 del mese le strade vengono illuminate dai primi lampioni a gas mentre dalla vetrina della piccola casa editrice di William Godwin occhieggia l’ultima fatica di Charles Lamb. Ha diviso il tavolo con la sorella Mary, durante tutto il 1806, per riscrivere, in forma di racconto breve, le opere di Shakespeare. Ora Tales from Shakespeare è lì in bella mostra e subito diventa uno dei più affermati classici per l’infanzia. Poche pagine per ogni titolo, una ventina di opere, che Charles e Mary si spartiscono per genere- Charles le tragedie e Mary le commedie-, in grado di offrire ai giovani lettori solo “una debole impronta delle impareggiabili immagini di Shakespeare”, avverte la prefazione. A Mary, che nella prima edizione si vede negato il nome in copertina, spetta la fatica più ardua, quella di ridurre le commedie, con tutti i loro intrecci secondari. Godwin non le piace granché, è spesso ironica nei riguardi dei suoi progetti di riforma sociale ma, ricevuta la proposta, si butta a capofitto nel lavoro. Non si può dimenticare che Godwin, oltre che precursore dell’anarchismo- come la prima compagna, Mary Wollstonecraft, è l’antesignana del femminismo-, è il padre di Mary Shelley il cui marito, il giovane Percy Bysshe, perde la vita su una goletta chiamata Ariel, lo spiritello della Tempesta shakespeariana. Chi si avvicina alla figura del drammaturgo sembra restarne fulminato. Così, in parte, per i Lamb.
È una strana coppia, quella formata dai due fratelli, una vita dura, la loro. Charles è una figura di spicco della letteratura del primo ‘800 inglese, amico di Hazlitt, Wordsworth, Coleridge, Shelley, seppure a loro inferiore per profondità, essendo il suo tratto caratteristico un elegante e settecentesco umorismo che si rifa alla tradizione saggistica e satirica. È impiegato nella Compagnia inglese delle Indie orientali, nata nel 1600 sotto il regno della regina Elisabetta I- che aveva visto il sorgere del teatro di Shakespeare-, e che chiude i battenti nel 1874. A vent’anni è brevemente internato in un ospedale psichiatrico, affronto che evita a Mary- dopo che, in un accesso d’ira, lei ha impugnato il coltello contro la madre, uccidendola- riuscendo a ottenerne la custodia. Da allora vivono stretti in un rapporto esclusivo di reciproca dipendenza che azzera qualsiasi possibilità di ulteriori legami sentimentali.
Noto soprattutto per i Saggi di Elia, Charles contribuisce però agli studi sul drammaturgo, che si fanno sempre più acuti e accurati, con il volume Sulle tragedie di Shakespeare, nel 1811.
È grazie ai poderosi sforzi di quegli ingegni luminosi che, sul finire del ‘700, prende avvio la grande stagione della critica shakespeariana e la definitiva consacrazione del genio del Bardo. Imprescindibili le riflessioni di Ben Johnson (che pubblica finalmente la sua opera nel 1765); e poi il lavoro e la traduzione di Schlegel e l’apporto di Coleridge e di Hazlitt.
Ma anche i fratelli Lamb, presso il cui salotto transitano tanti di quegli intellettuali raffinati, concorrono, con le loro riduzioni, a diffondere il nome di Shakespeare anche tra i più piccoli.
In questa edizione Sellerio ne compaiono cinque: Romeo e Giulietta, Amleto, Re Lear, Il racconto d’inverno e La tempesta.
[Charles e Mary Lamb, Cinque racconti da Shakespeare, Sellerio, 1983, 120 pp.]