Puntini puntini puntini….il bambino silenzioso si chiama Titù.
Tutti vogliono che Titù faccia qualcosa, qualcosa di normale, di straordinario , di bello, di educato e di non troppo eccentrico. E continuano a dirglielo, a parlare incessantemente cosicché le parole non sono più parole ma sono sguardi profondi, taglienti e minacciosi, occhi mai dolci e a volte sono rabbiosi.
Le parole sono un impasto, si confondono, si sovrappongono, si spingono, si accalcano e diventano vuote e fastidiose : “stai attento alla lezione, smettila di sognare, studia, non correre, lavati i denti, non sporcarti”, non vivere, non dire appunto, non voltarti, non esserci, non essere più umano, non essere un bambino.
Ma a sette anni, e poi a otto e a nove e per tutti i giorni a venire, correre è correre, è divertirsi, è sentire delle cose rubando qualche parola ai grandi, è fermarsi improvvisamente e spalancare gli occhi nella luce, oltre la finestra, in quel punto dove le formiche si allineano operose, più forti degli ordini, e veloci se ne vanno lungo i rami del leccio, sotto il canto dell’allodola, come a seguire una foglia e perdersi in noi.
A quell’età che si è bambini, viene sempre voglia di far volare il proprio soldatino di plastica sotto quel cielo che non c’è nel salotto, dentro quel mare che non c’è in nessuna stanza, eppure è proprio lì accanto a chi ti dice che hai sempre qualcosa da fare che ci sono tutte le stelle e le onde altissime.
Ed io sento ancora Titù che mi sussurra “ al mio paese la notte mi scivola nel letto. Il giorno mi prende tra le braccia.. aspetto che la mia cioccolata sia tiepida, poi fredda”.
E quel paese di Titù a volte è ancora il mio, quando mi fermo un attimo prima di dire qualcosa e lascio andare, quando vedo nei piccoli com’ero fatto anch’io, quando so che ciò che ho seminato frutterà perché ho fiducia in loro e nelle parole che, dette una volta, mantengono tutto il loro senso. Quando hai sette anni come Titù, ricorda che di anni ne hai proprio sette, ed hai tutto il diritto ad essere quello che sei: un bambino.
Edoardo M. Rizzoli
Claudine Galea
Goele Dewanckel (Illustratore)
Trad. Francesca Lazzarato
Orecchio Acerbo, 2021, 56 pag., € 17.00