“Manifesto criminale” di Colson Whitehead (Mondadori, 2023 pp.384 € 22.00), nella traduzione di Silvia Pareschi, è un libro dal ritmo coinvolgente ed energico, una concezione letteraria di genere, che esprime la sua tenace influenza nel dogma simbolico del quartiere di Harlem, attraverso l’inevitabilità di ogni sorte malavitosa e la rivalsa seducente di ogni scelta di vita. Colson Whitehead rincorre le dinamiche sociali e politiche di uno smarrimento umano, dipinge un ritratto schietto e affascinante di una realtà a due facce, dominata dal decoro dell’onorabilità e dalla perdizione del compromesso, erige la costruzione emotiva del personaggio Ray Carney, proprietario di un negozio di mobili con un passato da ricettatore, che per esaudire il desiderio di sua figlia di reperire i biglietti introvabili per il concerto dei Jackson 5 si trova a recuperare la frequentazione sotterranea, ad arrendersi di nuovo alla volontà equivoca del malaffare, e a ristabilire i rapporti di un tempo con un’adesione a un ambiente apparentemente abbandonato. L’autore affida il luogo della corruzione e del sopruso con la padronanza sensibile dell’etica, nella riflessione tormentata sul rapporto con la comunità, nel disegno narrativo esplosivo, ribadito dalla presenza diffusa di ogni impulso sovversivo tra regole criminali, nel contesto disincantato e cinico verso la degenerazione del potere e nell’obiettività brutale del razzismo. La natura creativa della scrittura di Colson Whitehead possiede uno spirito ipnotico, riesce a comporre una storia magnetica, avvinta a un mondo istintivo, radicata all’attestazione complessa e contrastata del carattere imprevedibile e devastante della malvagità. Colson Wthitehead illustra con spregiudicata e allo stesso tempo rispettosa conoscenza il limite umano nel solco inquietante tra l’azione consentita e la violazione, attraversa il sentiero infernale della corruzione, conduce il lettore in una atmosfera rigorosa e spietata in cui l’efferatezza del conflitto e la battaglia inesorabile per la sopravvivenza manifestano la loro drastica irrequietezza. Consegna pagine accurate di convincente letteratura, insegue le temporanee e impeccabili oscillazioni di una travolgente e incoerente trama umana, accorda uno stile intenso e incisivo intorno a tematiche di decadenza e ostilità e riflessioni di inconciliabilità morale e interiore, esplora l’influenza della losca opacità umana e il precipizio nel vortice di furiosi scontri emotivi e diseguaglianze sociali. “Manifesto criminale” è il secondo volume di una trilogia, è un illuminante affresco sugli anni ’70, immerso tra la contaminazione dell’orgoglio e la condizione discriminatoria della miseria, accende la fiamma narrativa incendiando l’avvertimento espressivo dell’ambizione, la deriva intimidatoria della delinquenza e il verdetto non assolutorio dei personaggi che mantengono la loro condanna quotidianamente, nei turbolenti mutamenti, in uno scenario senza redenzione.
Rita Bompadre