Torna in libreria Marino Magliani con Corsica, libro edito per Oligo nella collana Ronzinante, diretta dallo stesso Magliani, con la prefazione di Roberto Carvelli e le illustrazioni dell’autore. Ritorna in Corsica il tema dell’isola. E in particolare il transito dell’andaretornare, con lo sguardo che colloca l’orizzonte geografico in una postura desiderante, il vuotomare che separa l’isola e collega tempospazi: «il desiderio era proprio quello di gettare uno sguardo verso il tramonto e uno verso l’alba, che corrispondeva alle due destinazioni: Bastia e a Genova.» La scrittura di Magliani, semplicità cui si giunge con lavoro di lima – «godo, e lo faccio ancora di più quando dalla scrittura passo alla lima» – simile a ondate, forse, che lisciano le coste aguzze e in altri casi aguzza i particolari, tiene a oscillare immagine e parola – ed è questo il fine della collana Ronzinante – diventa, a tratti, descrittura e scrittura immaginale. Il paradosso di Corsica è il rapporto conoscitivo del narrante con l’isola co-sconosciuta visitata una miriade di volte anche se il visitatore «non potrebbe neppure dire se è un bel posto o no.» Il racconto di Corsica si rarefà in disegno, respira libera ma, ammette l’autore, può sempre accogliere un ostacolo censorio, autocensorio, come «il passaggio di una nuvola che ti segue e dalla quale puoi sempre aspettarti l’acquazzone, qualcosa che tuttavia può restare nell’aria, come una minaccia continua.» Corsica ha il privilegio di farci sentire tutto di un passato, di un presente transitante, e di un avvenimento che sta per essere sempre lì lì per accadere, nuovamente nuovo, e che lo scrivere ‘per mestiere’ non sottrae desiderio al corponarrante e anzi poiché «la fatica della scrittura stessa aveva preso il posto della fatica del manovale» si fa gesto del corpo, conquista affatto semplice che si è formata da sé, non sublimando inconscio, ma dispiegandolo nella superficie rizomatica del maro-vale, per così dire, del respiro narrativo proprio di risacca e spazio, ripetizione cangiante e desiderio, possibilità…
Gianluca Garrapa
#
Qual è stata la genesi del tuo libro e perché hai desiderato scriverlo?
Ho scritto molte cose sulla Corsica, quasi sempre sono cose che riguardano la mia esperienza di lavoro di mozzo e il mio rapporto o non-rapporto con l’isola, ma era la prima volta che raccontavo il viaggio sia di andata verso l’isola che di ritorno a Genova, e in effetti il desiderio era proprio quello di gettare uno sguardo verso il tramonto e uno verso l’alba, che corrispondeva alle due destinazioni: Bastia e a Genova.
Quando scrivi, godi?
Considero il godimento una questione molto privata, ma nel caso privato della scrittura sì, godo, e lo faccio ancora di più quando dalla scrittura passo alla lima.
Un estratto dal libro che è risultato più difficile o particolarmente importante: perché? Lo puoi trascrivere qui?
In Corsica ci sono stato almeno trecento volte o giù di lì, e se mi chiedono se è un bel posto, sono costretto a dire che non lo so.
Si tratta dell’incipit e la difficoltà sta proprio nel rendere accettabile un’informazione del genere: l’io narrante è stato più o meno trecento volte su un’isola e confessa di non conoscerla a tal punto che non potrebbe neppure dire se è un bel posto o no.
Se non fosse scrittura, cosa potrebbe essere il tuo libro?
Essendo che per una regola della collana – si chiama Ronzinante – l’autore deve ragionare, oltre che scrivendo, anche disegnando, mi vien da dire che un libro del genere potrebbe essere fatto del tutto di disegni e quindi in grado di sostituire la scrittura con un eccesso di disegni.
Che rapporto hai con la censura?
Un rapporto su qualcosa che ha a che fare con la censura non l’ho mai considerato, ciò non significa che non conosco la censura, ma neanche messa così va bene, forse la sola censura che riconosco possibile è quella che viene definita auto-censura, un pericolo, il passaggio di una nuvola che ti segue e dalla quale puoi sempre aspettarti l’acquazzone, qualcosa che tuttavia può restare nell’aria, come una minaccia continua.
Per te scrivere è un mestiere o un modo di contestare lo status quo?
Ho scritto per lungo tempo la sera, al ritorno da giornate di manovalanza, poi ho iniziato a pagare le bollette con le traduzioni e anche con la scrittura, e senza accorgermene ho capito che era un mestiere, non perché lo era davvero, ma perché la fatica della scrittura stessa aveva preso il posto della fatica del manovale.
#
Marino Magliani, Corsica, prefazione di Roberto Carvelli, con illustrazioni dell’autore, collana Ronzinante, Oligo edizioni, 2024.