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Cosimo Buccarella. La più bella di sempre

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La copertina dell’ultimo romanzo di Cosimo Buccarella è la fotografia in bianco e nero del viso di una donna dagli occhi scuri e dallo sguardo intenso che, associata all’intrigante titolo La più bella di sempre, vorrebbe fin da subito affascinare il lettore con una inconsueta bellezza facendogli intendere che certamente riuscirà a farla sua tra le pagine. Così, mentre il titolo emblematico vuole richiamare a gran voce lo stato d’animo dell’incanto per far sì che diventi il punto focale da cui si dipaneranno, poi, tutti gli altri accadimenti, il panorama raccontato è invece di un paesaggio e di un’umanità disastrati, tanto che le descrizioni presenti, proprio utilizzando un estremo contrasto narrativo, coinvolgono emotivamente dando enorme risalto alla desolazione e alla devastazione di quegli anni così difficili, sia per i rifugiati jugoslavi ed ebrei che per gli italiani che vivevano in uno stato di miseria nella loro madre patria. (Qui nello specifico i residenti pugliesi della costa ionica salentina tra Santa Maria al Bagno e Santa Caterina).

Nelle prime pagine, siamo infatti nel 1943 all’indomani dell’occupazione della Puglia da parte dell’esercito inglese, e, proprio in quell’anno, il protagonista Paolo Congedo viene scelto come Mayor, ossia come referente italiano dell’esercito inglese in un campo per profughi jugoslavi. A seguire, si colloca nell’anno 1946 quando quel medesimo campo per profughi si chiamerà DP Camp 34 e sarà gestito dalla UNRRA, un’organizzazione delle Nazioni Unite. Gli ospiti saranno però esclusivamente ebrei:

Per noi abitanti della zona, ormai abituati alla presenza di quel singolare confine in mezzo al territorio della neonata Repubblica Italiana, era semplicemente il Campo”.

I coprotagonisti di Paolo Congedo, Tommaso Sirena, Giovanni Vola, Umberto Fiammella e Marcello Jimmy, sono quattro amici adolescenti che, trovato l’escamotage di incendiare il Circolo Ufficiali per poter accedere all’ospedale del Campo – accesso vietato ma che saranno obbligati a varcare per far ricoverare Romilda, la sorella di Tommaso malata e in fin di vita – i ragazzi, a seguito di questa azione, verranno identificati e obbligati al lavoro forzato: per punizione dovranno ricostruire l’Ave Mare, proprio quel Circolo Ufficiali che hanno distrutto con le fiamme.

Ma i ragazzi si trovano lì anche con un altro intento che inserisce nel romanzo elementi investigativi: vogliono scoprire la verità sull’uccisione di un uomo ritrovato trai rovi del bosco, tale Ilie Pakum, omicidio per cui è indiziato Samuele, un ragazzo ebreo polacco scampato alla Shoah e anch’esso rifugiato: poco importa che lui sia un ebreo e loro, invece, italiani in fuga dalla miseria perché Samuele è un amico e faranno di tutto per scagionarlo.

(..) perché alcuni morti non ne vogliono sapere di farsi dimenticare”, sarà il pensiero di Tommaso.

I quattro amici sono eterogenei caratterialmente e per famiglia di provenienza: Umberto è figlio di un boss locale e, seppur titubante, non vorrebbe seguire le orme del padre; Tommaso è figlio di un fabbro e sa realizzare splendidi oggetti in ferro; Giovanni ha l’ironia dalla sua e la smania di andare alla ricerca del padre che l’ha abbandonato; Marcello, il più taciturno, è follemente innamorato della misteriosa Myriam, La Più Bella Di Sempre, come proprio lui l’ha soprannominata e che sarà fondamentale nello svolgersi degli avvenimenti.

Sono svariate le vicissitudini che si intrecciano nel racconto e per ciascuna di esse l’autore mette in evidenza sia la prospettiva dell’azione che le sue peculiari caratteristiche, quasi a sottolineare il fatto che nella trama possano essere presenti più narrazioni, e dai risvolti molto diversi, che arrivano a stratificarsi, sovrapponendosi l’una all’altra ma non necessariamente integrandosi tra loro, in un continuo alternarsi di eventi e sentimenti antitetici. E tutto ciò lo troviamo per esempio, nella marcata contrapposizione tra legalità e illegalità, verità e menzogna, odio razziale e compassione, guerra e pace, miseria e agiatezza. E ancora, tra vendetta e perdono, amore e odio.

Cosimo Buccarella descrive con efficacia le asperità del paesaggio e i caratteri ruvidi degli abitanti che in quei luoghi sono nati e cresciuti, ma riesce anche a far ben intuire al suo pubblico i desideri che ciascuno di loro ha nel cercare di dilatare, con molteplici tentativi, il proprio orizzonte visivo rincorrendo l’impulso di un personale e profondo riscatto morale e sociale.

Un romanzo dai risvolti talvolta crudi ma dove l’ideale di giustizia e rettitudine sembra riuscire ad avere sempre la supremazia nell’animo dei personaggi, anche nelle peggiori e tragiche situazioni. Parimenti al sentimento dell’amore e dell’amicizia che sottendono l’intera narrazione e che sono la linfa vitale di cui ogni pagina si nutre.

Chiara Gilardi

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Cosimo Buccarella, La più bella di sempre, Corbaccio, pp. 464, euro 18,90.

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