Costanza DiQuattro aveva esordito con un fortunato racconto dal titolo La mia casa di Montalbano, in cui narrava le vicende della sua famiglia e di questa casa, in Sicilia, divenuta celebre grazie alla serie televisiva sul commissario di Camilleri.
E lo spettro dello scrittore siciliano incombe anche su questo Donnafugata, edito da Baldini + Castoldi, come Socrate su Platone nel Frontespizio di Prognostica Socratis Basilei.
Ovvero come un maestro che vigila, che persino sembra sussurrare all’orecchio della giovane scrittrice.
Donnafugata è la storia del barone Corrado Arezzo de Spuches, personaggio storico di spicco non solo del Risorgimento italiano ma della storia della Sicilia.
Uomo illuminato da una grande cultura dal respiro europeo, visse una vita di grandi successi pubblici e altrettanto grandi dolori privati.
Maschio tra le femmine – una moglie, una figlia e due amatissime nipoti – forti, spesso ostinate e combattive anche quando sembrano silenti e remissive.
Donne che amò e dalle quali sempre fu ricambiato con altrettanto amore, altrettanta gentilezza.
Dovette affrontare la morte prematura della figlia, ammalatasi dopo un cattivo matrimonio.
E dolorosi furono anche i fallimenti dei sogni politici, i grandi cambiamenti in cui il Barone aveva creduto e che gli resero, in vecchiaia, il passo incerto e claudicante di chi sente il peso della sconfitta più cocente ed inevitabile: quella del destino.
Del Settimo Barone di Donnafugata, Costanza DiQuattro ci presenta una biografia per episodi, tenuti insieme da riferimenti di luogo e tempo all’inizio di ogni capitolo.
Questo semplice espediente serve all’autrice a legare ciò che potrebbe anche stare sciolto, con compiutezza.
Da un lato però questo schema narrativo crea una sensazione di leggero disagio, nel lettore, che si ritrova sballottato tra un’epoca e un’altra della vita del protagonista. Mentre lo incontra anziano, lo ritrova – poche pagine dopo – di nuovo bambino e questa costruzione per episodi sciolti, sebbene alleggerisca l’esercizio della biografia come genere letterario, crea un effetto straniante, distraente.
Da un punto di vista stilistico è un buon lavoro, con una sua individualità. La scrittrice è brava soprattutto a tratteggiare la psicologia dei suoi personaggi femminili, a raccontare la sua terra, a farci venire voglia di quel tempo e di quelle ambientazioni.
Peccato per alcuni dialoghi che si tramutano in monologhi. Ci sono personaggi, non solo il protagonista, che si lasciano andare a lunghe dissertazioni ed è come se l’interlocutore del momento non fosse altro che un pretesto e scompaia incapace di replicare.
Il libro si legge molto in fretta, con piacevolezza, e magari scomparirà dall’orizzonte di chi legge con altrettanta fretta, ma le ore liete passate a leggere valgono comunque la pena.
Pierangelo Consoli
Recensione a Donnafugata di Costanza DiQuattro con la prefazione di Giuseppina Torregrossa, Baldini+Castoldi, 2020, pagg. 208, euro 16,00.