“Non ancora” di Cristina Pacinotti (Fandango Libri, pp. 272 € 18.00), libro vincitore della XVIII Edizione del Premio Inedito Colline di Torino 2019, è la storia sfrontata e curiosa di un itinerario intimo lungo il percorso imprevedibile delle passioni. L’autrice elogia gli appuntamenti che accompagnano la formazione interiore ed evolvono il destino della protagonista Maria Fermi. Maria Fermi confonde le emozioni contrastanti degli accadimenti, testimonia l’avventurosa forza di ogni iniziazione, rincorre il seducente magnetismo del cuore nella direzione del vivo desiderio di conoscere, di apprendere il riscatto sensibile dei legami. Cristina Pacinotti narra una coinvolgente e irrequieta storia d’amore, trasporta il valore dell’indipendenza femminile verso una maturità di speranza e di consapevolezza. Esplora le incertezze di chi si interroga sulle proprie aspettative, riflette sull’essenza dell’appartenenza, esprime l’esigenza umana di realizzare l’identità personale e di percorrere il cammino percettivo insieme agli altri. “Non ancora” risponde alla necessità esistenziale di stabilire una complicità con il tempo, recuperare il senso dell’attesa, il perdurare delle esperienze, dare una singolare svolta narrativa al romantico dialogo tra il mondo interiore e la realtà. Cristina Pacinotti descrive l’azione di una educazione sentimentale e imprime l’efficacia del tragitto privato della protagonista, determinata e indipendente. Incrocia l’incanto attraente di ogni conquista con la lusinga degli incontri, diffonde l’accattivante prospettiva dei personaggi che ruotano intorno alla strategica aspirazione di padroneggiare la complicità delle potenzialità e il piacere di possedere il senso pieno delle occasioni. Il libro snoda il suo avvincente intreccio tra le figure di Umberto e Laure, gli indispensabili amici che condividono le vicissitudini d’amore di Maria. Maria non si sottrae al fascino di Marvin, un destinatario irraggiungibile e disorientante. Tenta di comprendere la decifrabilità dei suoi impulsi e l’inafferrabilità di un rapporto a distanza, di custodire la libertà della fiducia in una sequenza naturale di conflitti emotivi, sostenuti dalla volontà di ritardare la consistenza, di allontanare le responsabilità, di rinviare decisioni e azioni. Maria Fermi interpreta la propria vita in divenire, trasforma le proprie contraddizioni affettive oscillando tra inquietudine ed entusiasmo, spiega l’incognita introspettiva del coraggio tra ricerca di stabilità e bisogno di trasformazione. L’autrice frammenta la nostalgia dell’assenza, gestisce le complicazioni amorose, esalta l’intenzione di un amore nella sua assolutezza e il timore di mantenere il vincolo della responsabilità. Conferma il carattere espansivo dei dialoghi, la divertente celebrazione dell’amicizia, la possibilità empatica delle relazioni. Il palcoscenico della storia è uno sfondo vivace sul premuroso e rapido proposito di sperimentare la suggestione del mondo nel modo compiuto, intuito come un universo di opportunità praticabili, ma non ancora attuate. La trama dilatata e sospesa concede al significato traslato del titolo di afferrare l’ampiezza illimitata degli innamoramenti, in una metafora sarcastica e disillusa, negli episodi che si protraggono oltre l’espressione del riferimento temporale, come un’eco di vento che spira sul volto di chi sogna.
Rita Bompadre