Descrivere la voragine di una perdita è un’impresa d’impossibile concezione. Quale grammatica può descrivere adeguatamente il dolore? Quale penna può farsi carico di tale responsabilità?
Crocifisso Dentello, autore che da anni ha dimostrato di saper maneggiare la materia nera nelle sue molteplici sfaccettature, con grande coraggio e profondo rispetto, oggi torna in libreria con l’opera più ostica di tutta la sua carriera autoriale.
Tuamore è un romanzo che racconta la perdita di un amore, il più grande.
La profonda dedizione nei confronti di una madre, Melina, donna dalle spalle robuste e animo sarcastico, che fino all’ultimo non ha smesso di sbeffeggiare il mondo e le sue incongruenze, dimostrando una forza d’animo che ha saputo ergersi a basamento di un’intera famiglia.
In questo romanzo memoir di un centinaio di pagine, l’autore desiano ci apre le porte di casa Dentello, mostrandoci la quotidianità di un nucleo domestico in cui la figura materna diventa complice e amica di un figlio taciturno. Un ragazzo dai modi schivi che preferisce passare il suo tempo a sfogliare libri piuttosto che uscire a giocare con gli amici. Un adolescente che sceglie di trascorrere il capodanno rinchiuso in una cabina telefonica, fingendo di essere andato a una festa con amici piuttosto che ferire sua madre mettendo a nudo la sua solitudine. Una sagoma impacciata che la donna cerca di spronare verso un mondo esterno che lei stessa non è riuscita a comprendere e che rifugge, a volte con ironia, altre con sprazzi di collera improvvisa.
Ben lontana dalle classiche figure materne, tutta retorica e frasi fatte, Melina (guai a chiamarla con il suo vero nome, Carmela!), attraverso le pagine del figlio, torna a risplendere di un’empatia cangiante e spigolosa. Quarta di otto figli, di origini siciliane, costretta a patire la fame trascorrendo le giornate tra marachelle e piccoli furti al mercato, Melina è una donna ha imparato sulla sua pelle il valore del sacrificio, il peso delle responsabilità e, soprattutto, il senso d’impotenza che si porta appresso una vita di rinunce.
Tutta la prima parte del libro diventa quindi un diario intimo, resoconto di aneddoti spesso in bilico tra l’umorismo di una personalità carismatica ma instabile e l’introspezione acuta e sensibile di un figlio con occhi solo per lei.
Con un atto di profonda dedizione alla parola, l’autore quindi si spoglia di ogni orpello stilistico, come a volerci dire che non servono metafore complesse o versi aulici per comprendere la vita e la personalità di sua madre: Melina va raccontata così, tra una frecciatina e una carezza, nella sua essenza più spontanea. Ed è con questo stesso approccio schietto e diretto che lo scrittore ci accompagna anche nella seconda parte del testo, la più dolorosa, quando la malattia si è fatta strada nel corpo e l’unico modo per conviverci è storpiare quel gelido termine medico che la imprigiona, in una parola nuova.
Combattere lo strazio del dolore con l’amore, un concetto vecchio quanto la vita ma che in un’opera così personale e necessaria acquisisce un significato universale di rara spontaneità.
A poco serve citarne situazioni o riportare stralci di testo, Tuamore è un tributo alla memoria che esige dedizione e rispetto in ogni sua singola parola. La stessa dedizione e rispetto di un autore che è riuscito nell’impossibile impresa di maneggiare la sofferenza più grande, creando un’opera la cui luce ridefinisce i contorni di una persona amata che oggi rivive tra le pagine di un’intera collettività.
Stefano Bonazzi
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Tuamore
Crocifisso Dentello
La nave di Teseo
17 euro
128 pagine